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Dazi USA al 15%: a rischio 25.000 posti e 2 miliardi di dollari

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Le nuove tariffe del 15% imposte dagli Stati Uniti sui prodotti europei, entrate in vigore il 7 agosto 2025, rischiano di mettere in ginocchio la filiera internazionale del beverage alcolico. Il settore potrebbe subire una perdita fino a 2 miliardi di dollari in vendite e oltre 25.000 posti di lavoro solo negli Stati Uniti. A lanciare l’allarme è la Toasts Not Tariffs Coalition, un gruppo composto da 57 associazioni americane che rappresentano l’intera catena a tre livelli dell’industria alcolica statunitense: dalla produzione alla distribuzione, fino alla ristorazione e vendita al dettaglio.

Una coalizione guidata dal Distilled Spirits Council of the U.S.

La coalizione è promossa da attori di primo piano come il Distilled Spirits Council of the United States (DISCUS) e include associazioni come l’American Craft Spirits Association, la Wine & Spirits Wholesalers of America, la National Restaurant Association, la Glass Packaging Institute e molte altre. In una lettera inviata al presidente Donald Trump, la coalizione ha chiesto l’inclusione di vino e spirits in un accordo commerciale equo e reciproco con l’Unione Europea, esentandoli permanentemente dai dazi.

“Abbiamo bisogno di brindisi, non di tariffe, mentre ci avviciniamo al periodo più importante per la nostra industria”, si legge nella lettera, sottolineando come questi prodotti non siano facilmente delocalizzabili perché legati a indicazioni geografiche e denominazioni protette, come nel caso del Bourbon, del Cognac o dei vini delle American Viticultural Areas.

Impatto su tutta la filiera: dall’agricoltura alla ristorazione

I firmatari ricordano che la filiera coinvolta genera 476 miliardi di dollari l’anno in attività economica e sostiene oltre 3,5 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti. La produzione coinvolge più di un milione di acri agricoli coltivati a grano, mais, uva, luppolo, orzo e segale, e si estende fino a comparti come trasporto, imbottigliamento, logistica, marketing, somministrazione e vendita al dettaglio.

“Senza un accordo rapido, il danno per la stagione delle festività sarà enorme”, dichiarano i rappresentanti del settore, spiegando che l’80-90% del commercio di spirits tra USA e UE è attualmente esente da dazi. Rompere questo equilibrio metterebbe a rischio migliaia di imprese e consumatori sia in Europa che negli Stati Uniti.

Appello a un ritorno allo “zero-for-zero”

Anche in Europa, organizzazioni come spiritsEUROPE chiedono il ritorno al precedente regime “zero-for-zero” che aveva garantito per anni l’assenza reciproca di tariffe tra USA e UE sui prodotti spirits. “Questa situazione è insostenibile e sbilanciata – ha dichiarato Hervé Dumesny, direttore generale di spiritsEUROPE –. Serve un accordo che protegga l’export, la crescita e gli investimenti in entrambe le regioni”.

Dalla Kentucky Distillers’ Association alla National Restaurant Association, le testimonianze raccolte mettono in evidenza un rischio sistemico: i dazi non colpiscono solo l’import-export, ma anche ristoranti, locali, distributori, lavoratori stagionali, piccole distillerie artigianali e aziende agricole.

Una battaglia bipartisan per salvare un’eccellenza transatlantica

La lettera, che chiude con un appello diretto alla leadership presidenziale, evidenzia come la cooperazione commerciale tra USA e UE nel settore wine & spirits sia un modello di successo reciproco, fondato su scambi bilanciati, tutela delle denominazioni e filiere di valore che non possono essere replicate altrove.

+info: www.distilledspirits.org/

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