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L’Italia apripista del nuovo corso della strategia europea Coca-Cola che dà il via a un modello meno dirigistico con cui la multinazionale si accinge a riorganizzarsi su basi locali. A segnarne l’avvio lo scorporo della filiale italiana di Coca-Cola dalla divisione mediterranea che, dalla sede ateniese, ne coordinava fino ad oggi le direttive insieme a Austria, Svizzera, Grecia, Israele, Malta e Cipro: premessa per un riassetto dell’organizzazione con margini di manovra più ampi per le strutture dei singoli Paesi, a cominciare da quelli con un più elevato consumo della bevanda gassata. (Notizia in breve da Largo Consumo 11.07)

Affrancata dalla logica verticistica del raggruppamento per macroaree geografiche, Coca Cola Italia acquisisce di fatto una piena autonomia decisionale e operativa con cui affrontare i propri programmi di sviluppo: ruolo che giunge come un riconoscimento all’amministratore delegato Gianluca Carpiceci e al suo team, sempre più interlocutori chiave dei responsabili del quartier generale di Atlanta e in grado di colloquiare a tu per tu di problemi di gestione e di strategie con i vertici della capogruppo europea e il suo presidente Dominique Reineche.

E questo per il potenziale di crescita che l’Italia sta dimostrando dopo un anno in cui hanno preso corpo gli investimenti nell’acqua minerale che hanno portato a rilevare le Fonti del Vulture in Basilicata e il lancio di Coca-Cola Zero. Certo i numeri italiani non raggiungono ancora quelli di realtà continentali come Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna, dove il consumo arriva anche al doppio dei 21 litri pro capite della nostra Penisola. Sono comunque in incremento, come indicano i conti dei 3 imbottigliatori nostrani della bibita, Hcb per il Centro e Nord Italia, Socib del gruppo Capua per il Sud e Sibeg per la Sicilia: nell’insieme 1,2 miliardi di euro per il +6-7% in termini di ricavi. L’inserimento nel mercato delle acque è peraltro una prerogativa tutta italiana che apre a idee innovative di business, strada che un domani potrebbe avere un seguito come ispirazione per le scelte globali del marchio e che perciò rende più preziosa la collaborazione con un partner in grado di creare in modo indipendente alternative originali di mercato tra l’altro collegandosi con il territorio, come ha sottolineato la campagna per Lilia.

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