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Mixology e cucina d’autore sulla terrazza di uno splendido palazzo edificati negli anni’30 del Novecento, mentre lo sguardo si inebria in una vista panoramica che abbraccia tutti i monumenti più iconici dello skyline di Roma dal Quirinale a Montecitorio passando per il Vittoriano. L’indirizzo per gli esteti del bere raffinato e desiderosi di un pairing con i piatti della tradizione capitolina rivisitata in chiave creativa è il Singer Palace Hotel.
“Questo palazzo fu costruito nel 1932 da Sir Douglas Alexander, allora presidente della Singer Corporation, che scelse Roma quale sede italiana della celebre azienda delle macchine da cucire, affidandone la progettazione all’architetto Mario Loreti – spiega Rosa Visocchi, Direttore Sales & Marketing dell’hotel – Un vero gioiello architettonico a partire dalla scala autoportante all’interno realizzata con ogni gradino costruito direttamente nel muro. Abbiamo voluto mantenere tutti i dettagli autentici dell’epoca, a partire dal passamano in noce e dagli intarsi in bachelite. Una struttura che affascina la nostra clientela composta non solo da italiani ma anche da molti ospiti internazionali, provenienti per lo più dalla Francia e dal mondo anglosassone ma anche Sudamerica. Tutti sono concorsi poi nell’apprezzare un servizio personalizzato in ogni minimo dettaglio ma soprattutto un’offerta di mixology e food servita sui due rooftop dell’Hotel, il Ristorante Le Terrazze e il Jim’s Bar che grazie agli interni dotati di grandi vetrate possono essere fruiti in ogni stagione. Anche da una clientela esterna.
Deus ex machina della sezione mixology è la talentuosa bar manager Federica Geirola che ha ripartito la drink list in quattro sezioni specifiche. “From Jim’s with Love” è riservata ai signature, “Neverending Drink Story” verte sugli evergreen, IBA inclusi, “La nostra Selezione” è dedicata spirits e liquori da gustare in purezza e infine “La nostra Cantina” è un ricco assortimenti di vini delle migliori cantine con un’attenzione focalizzata sulle bollicine, italiane e francesi.
“La mia filosofia di mixology,- illustra Geirola– si basa queste tre parole, semplice, replicabile e riconoscibile. Dove quest’ultimo termine sta ad indicare che il sapore deve essere autentico e il mio ospite medio deve potersi riconoscere negli ingredienti che costituiscono i nostri drink. Dunque cocktails dal sapore semplice ma complessi nella struttura e nella composizione. Noi puntiamo su classici e signature. Per questi ultimi mi sono ispirato a titoli di canzoni anni’30 per riprendere la storicità del palazzo”.
Ampia la scelta tra creazioni originali che vanno dallo Yumi con bitter marendry fabbri, sciroppo amarena fabbri, lime, a Roma la luna e tu, gin tanqueray ten, bitter campari, succo ananas, succo lime e miele millefiori, una bevuta bitterata ed avvolgente. O il Parlami d’amore con gin sipsmith e vermouth aromatizzato alla cipollina, dal gran carattere. Per gli amanti dell’esotico, il Mille lire con rum appleton 12 years, honey mix al timo homemade e gocce di bitter angostura e il Per non dimenticar con succo di pomodoro affumicato, salsa worchestershire, tabasco e mezcal los siete misterios.
“I miei clienti devo esser sincera preferiscono i signature ai classici – continua Geirola – e di questo ne vado molto fiera. Deduco che viene premiato l’incessante lavoro di ricerca e di confezione sartoriale dell’offerta. Senza dimenticare che ci si applica anche con i twist sui grandi classici. Mi piace che l’ospite capisca quello che sta portando all’olfatto e al gusto. Avendo un pubblico al momento prettamente internazionale, ho voluto puntare su sapori che abbracciano le loro usanze. Penso agli americani che sono stabilizzati sul dolce perché hanno una cultura del bere differente da quella nostra italiana. Così mi sono appoggiato tantissimo ai sour perché rappresenta quella via di mezzo che piace a tutti, uomini, donne, e a qualsiasi età. Se devo fare un distinguo, la clientela straniera qualunque essa sia è più portata al farsi guidare nella scelta dei drink, osare e andare fuori dai propri schemi. Invece gli italiani, sono più radicati sulle proprie convinzioni. Estremizzando direi quasi che si può racchiudere in una frase, mi piace il gin tonic, voglio il gin tonic. Magari mi domandano un brand specifico. Invece chi viene da Paesi lontani ha il desiderio di scoprire il bouquet di profumi e gusti di Roma e cerca qualcosa di locale, magari un gin autoctono che in un certo senso renda più completa la propria esperienza”.
L’incontro con Geirola è stata anche l’occasione per conversare sui trend della mixology a partire dalla moda del gin che per la Bar Manager del Singer: “non è certo destinata a interrompersi. Anzi. Sono certa che la porteremo avanti a lungo e continueranno ad uscire tantissime etichette. In realtà il panorama è sovraffollato perchè molti gin sono uguali, le differenze spesso sono individuabili soltanto da noi operatori del settore. A meno che per esempio non parliamo di bottiglie dalla personalità irriducibile. Invece vedo un’evoluzione nel modo di bere tra donne e uomini. Se nel passato le prime erano tarate sulla parte più dolce sia del drink che del food ora stanno migrando verso un lato più bitterato e acida, viceversa i ragazzi dal Negroni si stanno spostando verso il dolce. C’è una sorta di convergenza. Ma ritornando ai trend, secondo me a breve ci sarà l’affermazione del mezcal e del mondo dell’agave. In realtà era un prodotto già sul mercato così come gli spirits orientali. Il successo è sancito dalla filosofia della mixology e dal modo in cui li raccontiamo. Questi ultimi forse sono ancora confinati nei locali virati sullo stile asian o comunque fusion mentre invece l’agave inizia ad avere dei bar incentrati solo su questi prodotti, e stanno riscuotendo successo. Altri segmenti invece stanno vivendo vicissitudini particolari. Abbiamo una flessione sul Rum che sta diventando di nicchia perché sta rinascendo sotto forma di bevuta liscia e in purezza, collocandosi verso un pubblico di fascia alta. Per quanto riguarda la vodka è ancora molto in voga sul mercato americano mentre da noi latita, il vodka martini si è trasformato in un gin martini. Sul tema dell’amaro sta vivendo grande fermento a Roma, piuttosto che al nord, ma io reputo che in miscelazione funzioni di più quello maggiormente bitterato. Al netto di tutto, continueremo nella linea minimal dei cocktail, la garnish estrema è solo un retaggio del passato. Oggi si cerca la connessione emotiva e mentale con il cliente. Più effetto wow che guarnizioni esagerate. Invece un grande futuro ha il pairing del food con la mixology. Sono convinta che, un drink ben miscelato o uno a basso contenuto alcolico può essere un match perfetto con i piatti della nostra tradizione gastronomica e non solo. A patto che ci si lasci guidare da un bartender esperto in questo campo”.
Per gustare appieno l’esperienza non resta dunque che sperimentare la cucina del giovane e creativo chef Alessandro Fiacco che ha le idee ben chiare: “Il cuoco che è in me lo devo a mia nonna che cucinava per tutta la famiglia. L’obiettivo che mi prefiggo per il futuro è mantenere la tradizione senza essere banale. Amo la semplicità e la cucina è il mio regno, pochi ingredienti ma buoni. I miei piatti sono realizzati per un pubblico che chiede una cucina che rispetti la tradizione, ma che sia al contempo moderna, eseguita con tecniche innovative”.
Spazio dunque a tradizioni del territorio con sorprendenti rivisitazioni in chiave contemporanea a partire da uno dei piatti simbolo di Roma nel mondo, ovvero la Carbonara, proposta secondo lo spartito della stagionalità con aggiunta di carciofo o tartufo. Tra gli antipasti spiccano il Guazzetto di polpo e calamari al timo, limoncino e datterino rosso, mentre per gli amanti della carne una Battuta di fassona piemontese con senape al miele aromatizzata al tartufo bianco. Nei primi, oltre agli immancabili classici della cucina romana, all’insegna di una materia prima di altissimo livello, spiccano un risotto allo zafferano con tartare di gambero rosso e lo spaghettone quadrato all’aglio nero, alici e bottarga di muggine. Mentre tra i secondi si segnala oltre all’immancabile, a queste latitudini, agnello alla scottadito con cicorietta saltata una darna di ricciola scottata e broccoli e un baccalà in guazzetto con crostini aromatizzati. Dulcis in fundo tart shell eclair mousse alla vaniglia e nocciole pralinate e tortino al cioccolato fondente.
+info: singerpalacehotel.com/
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