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Si torna a parlare del caffè come possibile pericolo di cancro, facendo riferimento ora all’acrilammide, una molecola generata nel processo di tostatura del caffè; la stessa che del resto si riscontra anche in altri prodotti, come patatine fritte, pane, biscotti, fette biscottate, cereali per la prima colazione ecc., in quanto sottoposti ad una processo di frittura o di cottura.

 

 

Il caffè è una bevanda complessa che comprende  centinaia di composti chimici, tra cui l’acrilammide, con un ruolo decisamente secondario nella insorgenza di una qualsiasi forma tumorale, così come è stato illustrato nel corso di un convegno scientifico, organizzato dal comparto caffè di Federgrossisti – ICA e tenutosi presso la Confcommercio di Milano, dal titolo “IL RUOLO DEL CAFFÈ SULLA SALUTE – LE PIÙ AGGIORNATE EVIDENZE DELLA RICERCA SCIENTIFICA”, con la partecipazione  di  eminenti professionalità: professore Amleto D’Amicis (già direttore di UO UNRAN), professore Gian Franco Gensini (presidente CESMAV), dottoressa Sabina Sieri (Fondazione IRCCS), professore Luca Scalfi (ordinario di Fisiologia-Università Federico II di Napoli), professore Daniele Del Rio (Dipartimento di Scienze degli alimenti-Università degli studi di Parma), professore Giorgio Graziosi (presidente della DNA Analytica), ingegnere chimico Marino Petracco (docente all’università del caffè di Trieste).

 

Le stesse evidenze scientifiche sono state successivamente confermate e pubblicate dallo IARC, che, revisionando oltre 1000 studi scientifici, ha di fatto dedotto la non esistenza di una correlazione tra il consumo del caffè e l’aumento del rischio del cancro, poiché sussistono centinaia di composti con potenziali effetti bioattivi anti-infiammatori, anti- ossidanti ed anti- cancerogeni.

 

 

A seguito di studi epidemiologici e relative prove scientifiche,  lo IARC  ha concluso che bere caffè, in media 3-4 tazzine al giorno, in assenza di particolari patologie, può contribuire a ridurre il rischio cancro del fegato, della prostata, del colon e del cavo orale, così come contribuisce alla riduzione del rischio del diabete.

Inoltre  ha rivisto la sua precedente classificazione per il caffè da 2B “possibilmente cancerogeno” a 3 “non classificabile per la sua cancerogenicità per l’uomo”.

Su una scala di “rischio cancro” da 0 a 10, l’American Institute for Cancer Research ha valutato che il caffè andrebbe stimato a “0”, mentre, ad esempio, il fumo di sigaretta a “10”.

Altro che etichette di cancerogenicità o indicazioni simili per il caffè, come attualmente vuole un giudice della California.

In conclusione siamo in grado di confermare che dalle prime analisi provenienti dalle aziende associate, i livelli di acrilammide sul caffè tostato sono ben al di sotto dei limiti previsti dal regolamento comunitario.

 

 

+INFO:

www.federgrossisti.it

 

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