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Evian orgoglio verde: arriva la certificazione globale per impatto ambientale zero


È il risultato di “anni di ambiziose riduzioni e sacrifici in ogni comparto della vita di ogni prodotto”. Si racchiude in queste parole la soddisfazione di evian, l’acqua minerale di Danone, che ha ottenuto la certificazione globale per impatto ambientale zero.

Già nel 2015, evian aveva comunicato le proprie intenzioni alla Conferenze sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite, a Parigi , già forte dei risultati che avevano portato il brand allo status di carbon neutral in USA, Canada, Svizzera, Germani e nell’impianto di imbottigliamento in Francia. Oggi invece, la certificazione si estende a ogni singolo paese in cui evian è presente sul mercato. “Non è certo un risultato ottenuto dal giorno alla notte”, commenta Shweta Herit, vice presidente global brand, a beveragedaily.com. “Dalla produzione, al ciclo di vita del prodotto, al riciclo: ogni fase è stata smussata, regolata, rivista in funzione di quello che è questo conseguimento straordinario. E questo riconoscimento arrivo in un momento in cui concretamente stiamo vivendo quanto il nostro impegno possa cambiare le cose: le emissioni si sono ridotte, e l’inquinamento è calato di conseguenza”.

La certificazione carbon neutral, anche nota come PAS 2060, è stata istituita dal Carbon Trust, associazione non a scopo di lucro fondata nel 2001 per aiutare le Organizzazioni a ridurre il loro impatto in termini di carbonio nell’atmosfera. Si consegue registrando riduzioni nelle emissioni in tre aree fondamentali: packaging, produzione e distribuzione. Nel packaging, ad esempio, queste sono solo alcune delle iniziative intraprese da evian:

Evian – Maria Sharapova

In ambito produttivo, lo stabilimenti di Evian-les-Baines ha raggiunto lo status di impatto zero nel 2017, il primo stabilimento Danone e il più grande stabilimento agroalimentare in Francia a riuscirci. Il risultato deriva da un investimento di 280 milioni di euro per rinnovare l’impianto, e dall’utilizzo esclusivo di energia rinnovabile. Tra il 2015 e il 2019 la riduzione delle emissioni si è atestata intorno al 90%. Per quello che riguarda la distribuzione, il 50% dei prodotti è spedito direttamente dallo stabilimento, per mezzo di treni ad hoc. Evian ha inoltre favorito l’impianto di tredici milioni di alberi, nell’ambito di una collaborazione con Livelihood Carbon Fund, il cui scopo è preservare l’ecosistema e sostenere vita e sviluppo degli abitanti.

Le difficoltà maggiori nella rincorsa all’impatto zero si sono riscontrate nell’area trasporti, secondo Herit. “Abbiamo dovuto analizzare e rivedere ogni singolo canale di distribuzione; siamo partiti dalla certificazione in USA e Canada, e con l’esperienza maturata lì siamo passati agli altri mercati. Il trasporto via treno è quello che ci ha dato più riscontro, in Nord America abbiamo avuto riduzione di emissioni del 15% nel 2016-2018; per questo adesso circa la metà dei nostri prodotti viene spedito via treno direttamente dallo stabilimento, e abbiamo registrato un impronta di carbonio almeno sette volte inferiore rispetto all’uso dei camion”.

Sebbene il Coronavirus sia ovviamente la preoccupazione principale per la quasi totalità dei business al momento, Herit sottolinea come questa sia un’occasione per comprendere quanto sia importante fare attenzione all’ambiente, soprattutto in un’ottica di lungo periodo. “La crisi sanitaria ci permette di impegnarci ancora più a fondo per apportare cambiamenti che durino a lungo. È quasi commovente vedere come l’intero pianeta si stia muovendo compatto”. A questo proposito, evian mira a diventare un brand circolare nel 2025, ovvero utilizzare solo materiale riciclato che venga riciclato una volta in più dopo l’uso (ad eccezione di tappi ed etichette).

Fonte: beveragedaily.com

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