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Fallimento per Brasilia. La sentenza firmata dai giudici Ciampi, Lupo e Fontana della seconda sezione del Tribunale civile di Milano è stata depositata ieri in cancelleria. Il gruppo industriale di Retorbido e Pontecurone è stato considerato in stato di insolvenza, cioè non in grado di fare fronte ai debiti. Il tribunale, infatti, ha ritenuto che la proprietà, rappresentata dalla famiglia Rossi, «non abbia più credito di terzi e mezzi finanziari propri per soddisfare regolarmente e con mezzi normali le proprie obbligazioni».Una decisione in tempi rapidi, visto che l’udienza prefallimentare si era svolta giovedì scorso, dopo l’istanza presentata da 56 lavoratori (su un totale di circa 180).

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Il tribunale ha nominato un curatore, l’avvocato milanese Davide Lambicchi, che nei prossimi mesi si occuperà di fare il punto della situazione in ditta, oltre a realizzare un inventario di tutti i beni dell’azienda, mettere i sigilli allo stabilimento e calcolare il totale dei debiti. L’esame dello stato passivo, cioè la valutazione dell’ammontare dei debiti della Brasilia, è stato fissato per l’11 settembre. Avvolto dalla nebbia il futuro degli operai: «Stiamo già lavorando per chiedere un colloquio con il curatore fallimentare, allo scopo di valutare l’impatto occupazionale di questa svolta — spiega Renzo Scinaldi della Fiom Cgil —. L’idea è chiedere per gli operai la cassa integrazione straordinaria per cessata attività». Incerto anche il destino della fabbrica, potrebbe infatti sempre arrivare la proposta di qualche imprenditore o società interessato a rilevare l’attività ed eventualmente il marchio.

+info: www.ilgiorno.it/pavia

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