La Commissione europea ha adottato il nuovo accordo di partenariato UE-Mercosur, che punta al libero scambio tra i Paesi membri e Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, includendo anche un wine agreement con il Messico, già in regime tariffario zero, volto a semplificare regole non tariffarie e rafforzare la protezione delle indicazioni geografiche.
Un passaggio che, per entrare in vigore, dovrà ora ottenere l’approvazione del Consiglio UE e del Parlamento europeo.
La posizione di UIV: più diversificazione, meno dipendenza dagli Usa
“Oggi l’apertura al Mercosur è un segnale importante in favore del libero mercato, proprio in un periodo in cui sembrava se ne fossero perse le tracce. Questi sono gli accordi commerciali che ci piacciono” – ha dichiarato Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (UIV).
Per Frescobaldi, l’intesa rappresenta un’opportunità concreta: “Per il mondo del vino il partenariato con una popolazione latina da 270 milioni di abitanti rappresenta certamente un’occasione di business. Oggi, con i dazi statunitensi, la parola d’ordine è diversificare uno spettro commerciale ancora troppo concentrato su pochi mercati di sbocco, Usa in primis”.
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I numeri del mercato brasiliano
Secondo l’Osservatorio UIV, il Brasile si conferma primo buyer tra i Paesi Mercosur, con ordini di vino italiano in crescita del +5,5% in valore nel primo semestre 2025, pari a 18,5 milioni di euro, e un incremento dell’+8,5% per i fermi e frizzanti.
Nel 2024, le importazioni complessive di vino europeo dal Brasile hanno raggiunto i 190 milioni di euro, con un +41% negli ultimi cinque anni. Un mercato dominato dai competitor sudamericani: Cile (186 milioni di euro) e Argentina (90 milioni). Tra i Paesi europei, guida il Portogallo (75 milioni), seguito da Francia (50 milioni) e Italia (40 milioni).
Un peso che potrebbe crescere in modo significativo se verrà azzerato il dazio attuale del 27% sui vini europei.
L’appello di Federvini: aprire sì, ma con regole chiare
Pur accogliendo con favore l’avanzamento dei negoziati, Federvini invita alla prudenza. “Accogliamo con favore i passi avanti fatti a Bruxelles – commenta Giacomo Ponti, presidente di Federvini – ma è indispensabile che le misure di tutela siano concrete, rapide e realmente applicabili. Solo così si potrà garantire un equilibrio tra apertura dei mercati e protezione del nostro sistema produttivo”.
Ponti sottolinea un punto critico: “Il made in Italy non può essere messo in competizione con prodotti che non rispettano gli stessi standard qualitativi, ambientali e sociali. Ogni decisione sulla ratifica dell’accordo dovrà partire dalla difesa delle nostre eccellenze”.
Il valore delle filiere italiane
Federvini conclude ricordando che il settore vitivinicolo e agroalimentare è un asset centrale per l’economia nazionale e l’export: “Il valore delle nostre filiere non sta solo nei numeri, ma nella loro capacità di generare identità, lavoro e qualità riconosciute a livello mondiale. È questo patrimonio che l’Europa deve saper proteggere mentre apre nuovi mercati”.
+info:
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