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Dal primo aprile 2015 addio al regime delle quote latte che, soprattutto in Italia, ha suscitato costantemente un fiume di polemiche tra gli allevatori. Un sistema al centro di scontri, tra multe e proroghe, che verrà cancellato una volta per tutte tra tre anni. Questo sistema è stato introdotto nel 1984 per evitare che la produzione di latte diventasse eccessiva con il conseguente crollo dei prezzi. Si decise, infatti, di fissare delle soglie annue da non superare, in caso contrario sarebbero state previste penali piuttosto salate.

Per gli allevatori di ogni singolo Paese questo limite è fissato in base alle quantità commercializzate. Il regime assegnato all’Italia, poi più volte modificato, era pari a 8.823 migliaia di tonnellate. Con la modifica del novembre del 2008, la quota italiana è stata aumentata del 6 per cento. Bisognerebbe produrre latte per il quantitativo assegnato, sennò si va incontro a sanzioni L’Italia ha pagato, negli anni, oltre quattro miliardi di euro per non aver rispettato i contingenti di produzione. Le sanzioni, però, sono sempre state saldate dallo Stato, quindi con denaro pubblico, e non dagli allevatori come, invece, è richiesto dall’Unione europea. Un meccanismo, così com’era, che più volte ha penalizzato gli allevatori virtuosi, quelli che hanno sempre rispettato la quota di produzione, favorendo chi ha venduto di più, ma si è visto annullare le multe con l’intervento dello Stato. Giusto o sbagliato che sia, il sistema delle quote latte ha, fino ad oggi, esercitato una sorta di forza regolatrice sulla produzione e vendita di latte, un’intromissione nel libero mercato per mantenere le oscillazioni di prezzo contenute.

Con il nuovo regime il mercato in futuro inevitabilmente muterà. A livello mondiale, nel 2011 sono stati prodotti 728 milioni di tonnellate di latte, con una crescita del 2 per cento sull’anno precedente, secondo i dati della Fao. “La domanda di prodotto – aggiunge Paolo De Castro – ha avuto un’accelerazione maggiore, sopra il 3 per cento”. Questo può significare che in futuro i prezzi dell’”oro bianco” potrebbero aumentare. Da mesi, però, il mercato vive una fase discendente delle quotazioni. “Si deve ancora ragionare sul “soft landing”, l’atterraggio morbido che l’Ue aveva ipotizzato ma che ancora non c’è stato”. L’Italia è ancora molto indietro: “In Francia c’è già il decreto applicativo sul pacchetto latte”. Per recuperare c’è tempo fino al 2015, prima che le quote latte vadano definitivamente in pensione.

+info: www.quotelatteitalia.it/

 

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