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Guida Slow Wine 2023, i nostri 10 migliori assaggi dei vini con la chiocciola


Giornatona dedicata al vino sabato 8 ottobre per la presentazione della 13^ edizione della guida Slow Wine, dedicata ai vini buoni, puliti e giusti. Un programma scandito in due momenti, al mattino la presentazione dedicata alla stampa e agli operatori al Blue Note di Milano, mentre nel pomeriggio la più grande degustazione al Superstudio Più di via Tortona con 1500 etichette da tutta la penisola. “Raccontiamo l’Italia del vino grazie ai 200 collaboratori che ci permettono di scoprire nuove aziende in sintonia con la filosofia Slow Food, sono infatti 110 su 1957 le novità che abbiamo inserito in questa 13esima edizione. Vogliamo fare un appello alle istituzioni affinché sostengano la ricerca scientifica per trovare soluzioni e tecnologie sul fronte del cambiamento climatico. Fare vino è un atto agricolo, vuol dire prendersi cura del territorio e delle comunità che lo vivono”– l’appello di Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine e responsabile della Slow Wine Coalition.



 

Più del 56% delle aziende recensite sono bio, una intuizione della prima ora della guida Slow Wine con un trend in crescita confermato in queste 13 edizioni, che fotografa la consapevolezza dei vignaioli ma anche che il vino bio è buono e si può fare. Il numero dei vini quotidiani, etichette di altissima qualità con un ottimo rapporto qualità prezzo, diventano sempre di meno, soffrendo l’aumento dei costi della filiera. La presentazione è stata anche l’occasione per avviare un dibattito molto attuale che riguarda da un lato il rigetto, da parte delle commissioni di assaggio che assegnano le Doc e le Docg, vini con caratteristiche stilistiche non perfettamente aderenti al disciplinare, con una sempre più diffusa tendenza da parte di alcuni produttori di vini di qualità, di rinunciare alla fascetta per promuovere il proprio vino come Igt, se non come vino da tavola.

Durante la presentazione sono stati consegnati i tre Premi Slow Wine. Il premio al giovane vignaiolo è stato consegnato a Gloria Mayr, della cantina Nusserhof – Heinrich Mayr di Bolzano (Alto Adige), da Edoardo Biella, amministratore S.Bernardo. Il premio per la viticoltura sostenibile è stato assegnato alla Cantina Possa, di Rio Maggiore (Liguria), da Noemi Rossi e Alessandro Talloru dell’Area Manager Italia di Bormioli Rocco. Il premio alla carriera è stato consegnato a Emidio Pepe della cantina omonima, di Torano Nuovo (Abruzzo), da Lucio Berta, Head of Brand Communication and Social Media di Reale Mutua. Alla presentazione hanno partecipato Federico Gordini, presidente della Milano Wine Week, di cui la degustazione della guida Slow Wine è il più importante tasting dell’evento milanese. Nel pomeriggio abbiamo partecipato anche noi di Beverfood.com al grande tasting, ecco una selezione delle migliori 10 etichette della cantina che hanno ottenuto la chiocciola, il riconoscimento più importante e simbolo assegnato per il modo in cui interpretano valori organolettici, territoriali e ambientali in sintonia con la filosofia di Slow Food. 237 in tutto, vini che rispondono anche ai criteri del buon rapporto tra la qualità e il prezzo, tenuto conto di quando e dove sono stati prodotti.

 

Sacrisassi Le Due Terre

Iniziamo il nostro tasting da un bel bianco made in Friuli, il “Sassisacri” blend 70% Friulano e 30% Ribolla Gialla cheproviene da vigneti di circa 4 ettari della zona di Prepotto al confine con la Slovenia nella zona dei Colli Orientali. Terreni lavorati in maniera non interventista e vinificazioni avvengono con criteri naturali. L’affinamento per 22 mesi in barriques e tonneaux, decisamente un bel vino per iniziare.

 

Falanghina Contrada Salandra

Quando viticoltura e apicoltura vanno a braccetto, un atto di resistenza in Campania nella zona dei Campi Flegrei, un’enclave rispetto al contesto urbanizzato intorno. Una silenziosa rivoluzione da questi vignaioli-apicoltori come Giuseppe Fortunato,la sua Falanghina dei Campi Flegrei esalta il terroir di uno dei vitigni tradizionali di questo areale.

 

Onirocep Pantaleone

Un Pecorino al contrario, un nome palindromo Onirocep che rappresenta la filosofia della cantina marchigiana Pantaleone, piccola realtà biologica a conduzione familiare collocata a 5 km da Ascoli Piceno, nella località di Colonnata Alta, con 19 ettari dedicati ai vigneti. 100% Pecorino, un vino caratteristico ed espressione tipica del vitigno autoctono. Colore giallo paglierino dai riflessi verdolini, naso ampio e caratterizzato da spiccate note varietali, da una pesca ad erbe aromatiche. In bocca calore e morbidezza, con una bella spalla acida.

 

IGT Colli Trevigiani Ca’ dei Zago

Un vino frizzante come si faceva una volta, una rifermentazione spontanea in bottiglia con metodo ancestrale da uve glera (85%), verdiso, bianchetta trevigiana e perera per il rimanente 15%. Ci troviamo in frazione San Pietro di Barbozza aValdobbiadene, vigneto di 4,5ha in corpo unico con esposizioni comprese fra est e sud-ovest, è sito a una quota di circa 250m s.l.m. Suoli argilloso-sabbiosi con rocce calcaree a maggior profondità ed è suddiviso, Ca’ dei Zago si conferma uno dei migliori interpreti di questa categoria di rifermentati, tecnica antica che non passa mai di moda.

 

Valtellina Superiore Grumello Buon Consiglio Ar.Pe.Pe

Ancora una volta i ragazzi di Ar.Pe.Pe non sbagliano un colpo. Quando si parla di Valtellina in loco, in Italia e nel mondo, si finisce sempre a raccontare uno dei vini di questa realtà capace di interpretare al meglio il Nebbiolo delle Alpi. A Milano anteprima per l’annata 2016 del Grumello Buon Consiglio, bella espressione di uno dei cru più interessanti della valle, con il castello che sovrasta tutta la zona e i vigneti attigui.

 

Lame del Sorbo Tintilia del Molise Agricolavinica

Il Molise c’è a Slow Wine, con l’Azienda Agricolavinica con la Tintilia, il vitigno con origini antiche introdotta in Molise verso la fine del ’700 durante l’occupazione borbonica. “Lame del Sorbo”, la Tintilia era coltivata da oltre 80 anni. Vitigno autoctono molto interessante ma ancora poco conosciuto, piccoli grappoli spargoli ricchi di antociani, dai tannini medi e non troppo duri. La vinificazione in purezza in solo acciaio esalta la Tintilia e gli consente di esprimere al meglio il suo carattere fresco ed elegante con note floreali e speziate.

 

Cesanese del Piglio Casale della Ioria

Il miglior vino dal rapporto qualità prezzo è il Cesanese del Pigio Superiore della cantina Casale della Ioria. Siamo in terra di Ciociaria tra Anagni e Paliano, dove vengono prodotte le uve che vinificate con cura nella cantina aziendale, dopo un affinamento in botti grandi di rovere, permettono di ottenere un vino rosso rubino dai profumi intensi, con sentori di piccoli frutti rossi. Si tratta dell’unica Docg proveniente da un vitigno rosso autoctono del Lazio, bella scoperta.

 

Titolo Aglianico del Vulture Elena Fucci

Una delle talentuose vignaiole italiana Elena Fucci, portabandiera della Basilicata con il suo Titolo, dal nome dell’omonima contrada. Una casa di campagna gialla alle porte di Barile, nel nord della Basilicata, immersa fra vigneti ed uliveti che custodisce gelosamente da quattro generazioni la storia della famiglia Fucci. Vitigno: 100% Aglianico del Vulture, la particolarità di questo vino è l’affinamento in anfora. Colore rubino intenso con spiccati riflessi granati, naso ampio e complesso con sentori speziati, in bocca è grande struttura e lunga persistenza aromatica, grande potenziale di evoluzione.

 

Aris Cirò Riserva Sergio Arcuri

Un cavallo di razza il Cirò di Sergio Arcuri, interpretazione intimi e intensa del gaglioppo 100%, coltivato in maniera biologica con il sistema di allevamento ad alberello. Vigne che sono state impiantate nel 1980, resa per ettaro intorno ai 60 quintali. Un vino che fa un affinamento in acciaio per 18 mesi e 3 in bottiglia. Un vino che stupisce per la sua giovinezza e freschezza nonostante le vigne siano praticamente a livello del mare con un clima calabro caldo. Da aspettare ma già oggi ci fa godere con un bel tannino levigato.

 

Lemanie Brut Rosè Cascina delle Terre Rosse

L’azienda agricola Cascina delle terre rosse, per la ricchezza di minerali-ubicata a nord est di Finale Ligure sull’altopiano delle Manie, ad un’altitudine di 300m sopra il livello del mare, coltiva vigneti con tecniche biologiche, senza usare diserbanti e concimi chimici. Famosa per il Pigato, abbiamo assaggiato Lemanie, un metodo classico brut rosé da uvaggi autoctoni, trenta mesi sui lieviti per un bolla fine ed elegante segnale che in Liguria si può anche spumantizzare e pure bene.

 

Moscato di Chambave La Vrille

Dulcis in fundo chiudiamo con un bel Muscat di Chambave, una delle Doc simbolo della Valle d’Aosta. Ci troviamo nel comune di Verrayes a 650 m sul mare, con vigneti in esposizione sud-est e terreno morenico, sciolto sabbioso in forte pendenza. 100% Muscat Petit Grain, affinamento di 8 mesi in acciaio conservando il vino sulle fecce fini di fermentazione con frequenti batonnages, successivi 4 mesi in bottiglia. Un vino fine e aromatico, degna conclusione di una grande degustazione.

 

 

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