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L’Istituto Assaggiatori Caffè contro l’articolo denigratorio di La Repubblica sul caffè italiano


Il 27 luglio u.s. La Repubblica ha pubblicato un articolo (Vedi QUI) di M. Tonelli con contenuti ampiamente denigratori sul caffè italiano, definito come “il più clamoroso equivoco gastronomico d’Italia” con un perentorio giudizio che “in Italia si beve attualmente il peggior caffè del mondo”.

 

 

In questo contesto i consumatori italiani vengono definiti “impreparati, ignoranti, miopi”, che “comprano prodotti scadenti e sono pure contenti”. L’articolo ha sollevato indignazione anche da parte delle torrefazioni italiane accusate indistintamente di “comprare partite di prodotto scadente, fallato, acerbo, spuntando prezzi bassissimi e massimizzando i margini”.

Non entriamo nel merito dell’articolo, ma proponiamo di seguito una risposta professionale e motivata da parte dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè, la massima autorità in materia di degustazione del caffè in Italia. Vogliamo comunque ricordare al “talebano” Tonelli che i nostri produttori di caffè sono capaci di esportare nel mondo la metà di tutto il caffè torrefatto in Italia realizzando un giro d’affari di oltre 1,5 miliardi di euro all’anno. Come è possibile se fanno solo del caffè ciofeca?

 

 

LA RISPOSTA DELL’ISTITUTO INTERNAZIONALE ASSAGGIATORI CAFFE’

Si è registrata un po’ di indignazione per l’articolo di Massimiliano Tonelli pubblicato su La Repubblica di oggi. A cominciare dal titolo, per poi passare all’occhiello e infine al testo. In genere non interveniamo in questi casi, a maggior ragione se annoverati tra gli assenti che quindi possono passare per invidiosi. Non interveniamo perché non si fa altro che dare importanza a chi vuole cavalcare una tigre raccogliendo quanto di peggio si può dire su qualcosa. E nel caso specifico l’articolista ha avuto l’appoggio di molti guru pronti a criticare. Con la critica è facile mettersi in mostra, con proposte costruttive molto meno, anche perché occorre essere davvero preparati.

Questa volta interveniamo perché l’Espresso Italiano (le iniziali maiuscole sono d’obbligo per noi) ha una storia bellissima scritta da stuoli di mastri torrefattori e costruttori di attrezzature, una storia fatta di sacrifici e di genialità, tanto da fare diventare la nostra tazzina un ambasciatore in tutto il mondo. Noi – che con loro ci abbiamo parlato e ci siamo fatti raccontare le loro storie – ci sentiamo di difenderli a spada tratta, di affrontare a loro favore qualsiasi processo, purché a giudicare ci sia gente competente.
E che l’Espresso Italiano abbia necessità di una difesa attiva è indubbio, ma non solo nei confronti di chi eroga una bassa qualità nel nome della tradizione, ma anche di chi fa dell’innovazione, per nescienza o ignoranza, un tradimento della tradizione. Le spremute di limone che ci vengono propinate come specialty non sono il peggio, perché non è raro imbattersi in caffè dal sentore di formaggio, per non parlare di quelli che sanno di frutta marcia venduti come l’ultimo grido della moda.

L’Espresso italiano vive di un perfetto equilibrio, di una tostatura piena di caffè di qualità, di una barista che sa estrarlo alla perfezione. Lo scorso anno le commissioni dell’Istituto Internazionale Assaggiatori Caffè (che vanta oltre 12.000 allievi in 40 paesi del mondo) hanno valutato 367 caffè provenienti da 13 paesi secondo le regole scientifiche dell’analisi sensoriale. Caffè buoni anche dall’estero? Sicuramente sì, ma di certo le miscele italiane hanno avuto un piazzamento altissimo. E noi non parliamo per sentito dire.

+Info: www.coffeetasters.org/newsletter

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