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L’addio a Stefano Benni, cantore del mitico Bar Sport

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La scomparsa di Stefano Benni, morto a 78 anni dopo una lunga malattia, porta via con sé anche un fenomeno tutto italiano, quello del classico Bar Sport. Un microcosmo narrato alla grande nel libro più famoso dello scrittore di origini bolognese, che raggiunse appunto l’apice del successo con il titolo “Bar Sport” pubblicato nel 1976, raccontando un luogo mitico della cultura popolare italiana. Un bar fatto di storie e personaggi di provincia tra realtà e finzione, dove tutti si sentivano accolti e al loro posto.

Sarà stata la Luisona”, commentava qualcuno sui social per sdrammatizzare un momento triste come quella della morte, citando la leggendaria brioche come epitaffio perfetto, la decana delle paste che sembrava sfidare le leggi della fisica, una reliquia ferma in vetrina da anni, forse da decenni. Una scena mitica che in tanti hanno visto e hanno letto, da cui è stato tratto anche un film nel 2011 diretto da Massimo Martelli.

Il Bar Sport di provincia, con i flipper, il fumo soffuso, il telefono a gettoni e il tipico crocevia di vite, personaggi, racconti, sfide, amori, politica, sport e tanto altro. Un Bar Sport che rappresentava molto di più, una parte di noi che in parte abbiamo vissuto quegli anni e ci siamo ritrovati nelle pagine di Stefani Benni, che ironia della sorte, più di una volta aveva dichiarato in vita di non voler essere ricordato solamente come “quello della Luisona”. Con Stefano Benni scompare anche un pezzo d’Italia che non c’è più (a parte rare eccezioni…), un luogo fatto di socialità come simbolo di incontro e di confronto che sta profondamente mutando, schiacciato da consumi digitali e dall’arena dei social network.

Il figlio di Stefano nell’annunciare la scomparsa del padre, proprio sui social racconta che gli sarebbe piaciuto che la gente lo ricordasse leggendo ad alta voce i suoi racconti. “Come alcuni di voi sapranno, Stefano era molto affezionato al reading come forma artistica, lettura ad alta voce – spesso accompagnato da musicisti. Quindi, se volete ricordarlo, vi invito in questi giorni a leggere le opere di Stefano che vi stanno più a cuore a chi vi sta vicino, ad amici, figli, amanti e parenti. Sono sicuro che, da lassù, vedere un esercito di lettori condividere il loro amore per ciò che ha creato gli strapperebbe sicuramente una gran risata”.

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