Pinterest LinkedIn

Studio congiunturale Confida – Atti Della Tavola Rotonda dell’8 Marzo 2008

A cura di Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica
www.confida.com

Sommario: IL SETTORE SECONDO LE AZIENDE CHE PRODUCONO ALIMENTI E BEVANDE (Confida) – INNOVAZIONE E CAMBIAMENTO: VI SENTITE DEI DON ABBONDIO O DEI FRA CRISTOFORO? (Vincenzo Perrone) – A PROPOSITO DI INNOVAZIONE (Mario Motta) – L’INIZIO CON UNA FRASE ALLA FANTOZZI (Luciano Pensante) – IL CORAGGIO DELLA COMPETIZIONE (Giampaolo Arpe) – UN SETTORE CHE VIVE DI BICCHIERI (Erica Giuseppin) – TUTTO EBBE INIZIO CON I DISTRIBUTORI INCAPPUCCIATI PER “MANCANZA DI BICCHIERI” – (Antonio Simonazzi) – PROTAGONISTE DEL SETTORE SONO LE MACCHINE (Silvan Padelli) – UNA STRATEGIA IN ESCLUSIVA PER IL VENDING (Walter Pennetta) – CONCLUSIONE: L’IMPORTANZA DELLA RESPONSABILITÀ (Vincenzo Scrigna)

+info: Ufficio Stampa Confida: Mirandola Comunicazione www.Mirandola.Net Tel. 0524 574708 – 348 3615042 – Skype: marisandralizzi marisandra@mirandola.netwww.confida.com

Riferimento temporale: PRIMO TRIMESTRE 2008

GuidaOnLine Vending Italia BeverfoodIL SETTORE SECONDO LE AZIENDE CHE PRODUCONO ALIMENTI E BEVANDE

6 miliardi di consumazioni dai distributori automatici. Di queste 4 miliardi sono di caffè, 604 milioni di altre bevande, quasi 70 milioni di succhi di frutta e addirittura 650 milioni di bottigliette d’acqua minerale. In crescita il consumo di snack: 663 milioni di consumazioni di cui quasi 50 milioni quelli freschi, praticamente assenti fino a pochi anni fa. Oltre 20 milioni di italiani che consumano con regolarità, un fatturato che ha sfiorato i due miliardi di Euro, 1.700.000 distributori automatici in funzione, oltre 30.000 addetti.

Questi i numeri della Distribuzione Automatica di alimenti e bevande in Italia, rilevati dallo studio congiunturale di Confida – Associazione Italiana della Distribuzione Automatica. Numeri che pongono il settore al vertice della classifica dei paesi europei. Per capire che cosa si cela dietro questi numeri, per capire, come diceva una pubblicità degli anni Ottanta, “Cosa bolle dietro un piccolo caffè di lavoro?”, che cosa si cela dietro quella sottile fessura dove ogni giorno milioni di italiani inseriscono monete e chiavette varie, Confida dà voce alle aziende.

Sintesi degli interventi alla tavola rotonda dell’8 marzo 2008 – ore 14.00 Grand Hotel Brun Via Caldera, 21 – Milano

INNOVAZIONE E CAMBIAMENTO: VI SENTITE DEI DON ABBONDIO O DEI FRA CRISTOFORO?
Vincenzo Perrone
: , Professore Ordinario di Organizzazione Aziendale alla Bocconi di Milano

Un modo certamente originale di aprire un incontro su un settore con una scena di un film sui Promessi Sposi. La scena è tratta dal primo sceneggiato televisivo sul romanzo più noto di Alessandro Manzoni che è andato in onda in RAI nel 1967. La scena quella di Don Abbondio e i Bravi. L’occasione è quella di parlare di coraggio e cambiamento, ricorrendo a due personaggi che sono, in effetti, icone di due atteggiamenti speculari e opposti verso la realtà. Da un lato abbiamo Don Abbondio, icona della paura e della mancanza assoluta di decisione e di propensione verso il cambiamento. Lo immaginiamo sempre chino e atterrito dai potenti. Dall’altro abbiamo Fra Cristoforo, simbolo del coraggio e della capacità di cambiare, di prendere in mano la propria vita e di fare scelte radicali e coraggiose in difesa dei poveri contro i potenti. Ma che c’entra questo con il business? Che cosa c’entra questo con il Vending? La risposta arriva diretta dalle parole di Vincenzo Perrone: “Prima dell’invito a questa tavola rotonda sul Vending, non conoscevo per niente il vostro settore, ma mi è bastato leggere la vostra storia, la vostra rassegna stampa per capire che mi trovavo di fronte ad un settore che vive di innovazione. Mi pare che le vostre aziende siano un bellissimo esempio di capacità di adattamento a contesti difficili.

Non solo. Avete certamente la capacità di cambiare, di innovare e siete forzati a farlo non da soli, ma con altri. Cambiare significa quasi sempre mettere in discussione uno status quo, sapersi contrapporre al potere che qualcuno utilizza per dire che così non s’ha da fare, che questo prodotto non può essere commercializzato o che questa innovazione non può essere introdotta. Queste sono proprio le frasi killer dell’innovazione. Con questo tipo di frasi si uccide la capacità di cambiare che sta alla base del successo nel business. In economia non è possibile fare profitti facendo quello che fanno tutti gli altri nello stesso modo. In concorrenza perfetta, quando tutti fanno le stesse cose, infatti, non è un caso che il saggio tendenziale di profitto sia nullo. Per fare profitto devi necessariamente emergere, essere unico nelle tue idee e soprattutto qualcuno deve riconoscerti questa capacità distintiva ed essere disposto a offrire un maggior prezzo. Sta qui il vantaggio competitivo. Chi innova rompe gli equilibri e accetta di cavalcare il futuro, di anticiparlo, ha il coraggio di affrontarlo di petto e non rivolgendogli le spalle come fa Don Abbondio davanti ai Bravi.

Davanti al problema, il curato si volta indietro alla ricerca di qualcuno che possa tirarlo fuori dai guai. Innovazione, ricordiamocelo, fa rima con insoddisfazione. Si è molto più innovativi quando si ha fame di successo, quando si ha fame di risultati, quando si coltivano sogni. È sempre importante tenere viva la tensione creativa e lo è ancora di più quando è più difficile farlo, quando ad esempio ci troviamo all’apice del successo. Immaginatevi come deve essersi sentito il brand manager del walkman in Sony il giorno che Apple ha annunciato la nascita dell’iPod. L’azienda leader mondiale nel mercato musicale veniva minata dall’idea di un’altra che fino al giorno prima competeva in tutt’altro settore. In fondo le aziende sono come le biciclette, vivono in equilibrio soltanto nel movimento. Il successo, in effetti, è una grande trappola. Esistono ricerche che dimostrano che i fallimenti o le crisi sono molto più frequenti nelle aziende che hanno sperimentato nel recente passato un grande successo.

Se ci si ostina a fare gli stessi passi in un ambiente in continuo cambiamento, se continuiamo ad applicare il motto ‹squadra che vince non si cambia›, se non apriamo la nostra mente ad una visuale a 360°, se non ci abituiamo a non giudicare e a cogliere l’importanza del diverso da noi, allora è più facile che si determinino le condizioni dell’insuccesso. La trappola da evitare assolutamente, soprattutto in un settore di successo a livello mondiale come il vostro, è quella della cosiddetta persistenza strategica che porta a replicare schemi noti e consolidati in un mondo che inesorabilmente e costantemente cambia. Il rischio è quello di sviluppare una sorta di miopia strategica che porta a vedere solo gli scenari vicini, che porta a vivere e a pianificare il breve periodo perdendo di vista il lungo, perdendo di vista o non riuscendo a mettere a fuoco i possibili cambiamenti che potrebbero presentarsi in un futuro più lontano. Ecco allora la capacità di vedere lontano e il coraggio di contornarsi di persone creative, in grado di guardare dove guardano tutti, ma vedere oltre, vedere al di là della visuale comune.

Qui sta il cuore del discorso. La vostra storia è costantemente corredata di visioni sul futuro. La vostra sfida deve essere quella di mantenere la tensione creativa che avete dimostrato fin dagli albori anche nel nuovo scenario internazionale che è fatto di turbolenze nei prezzi, di serrata spinta verso la globalizzazione e di concorrenza molto spinta e non sempre leale. Dovrete continuare a trovare il giusto equilibrio tra due atteggiamenti: quello dello sfruttare l’esistente da un lato e quello dell’esplorare il possibile dall’altro. In fondo è l’atteggiamento del pioniere, di quanti sono in grado di vedere di fronte ad una prima rudimentale macchinetta di bibite fredde sbarcata in Italia con i marines americani una possibile torrefazione automatica di caffè in grado di esportare il genio italiano nel mondo. Vi sembra cosa da poco? Questa è la tensione che dovete mantenere anche dopo aver sperimentato il successo. Innovare non è facile, non esistono ricette ad hoc, ma non è impossibile. Voglio terminare il mio discorso con una preghiera “Dio mi conceda la possibilità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare e la saggezza necessaria per distinguere le une dalle altre.” Si tratta di una preghiera che viene recitata all’inizio di tutte le riunioni degli alcolisti anonimi, ed è interessante perché rende perfettamente l’idea di quanto sia difficile cambiare le proprie abitudini per cercare di essere migliori in qualsiasi ambito si voglia che questo avvenga. Allora? Vi sentite più dei Don Abbondio o dei Fra Cristoforo?”

A PROPOSITO DI INNOVAZIONE
Mario Motta
– Socio Onorario CONFIDA

Ho conosciuto la distribuzione automatica nel 1958 alla Nestlè. Ad un certo momento arriva una convocazione dalla casa madre di Vevey per un incontro proprio su questo argomento. Mi sono informato in azienda, ma nessuno mi ha saputo dire esattamente di che cosa si trattasse. Non solo, ma interrogato sulle prospettive in Italia, anche io, come molti altri, dimostrai un certo scetticismo. A proposito di innovazione! Nel 1961 un mio venditore mi informò di alcune macchine collocate a Milano. Erano al cento per cento di prodotti solubili. Il vero business che ha fatto decollare la distribuzione automatica è stato l’arrivo delle Faemine. In tutte le città se ne collocavano 20/30 al giorno ed è stato determinante perché queste macchine hanno portato i vari gestori, che erano personale diretto della Faema, ad avere un certa disponibilità monetaria. Nel frattempo, il commendator Valente ha cominciato a creare i primi distributori non solo per i prodotti solubili ma anche per il caffè, con varie traversie, arrivando però a battere la concorrenza dei colossi stranieri esistenti. Un altro prodotto che cambiò molte abitudini di consumo, anche in casa, fu la creazione delle capsule. Grazie a questa innovazione, il caffè italiano per la prima volta poté essere apprezzato da molti consumatori, in Italia come all’Estero. Credo molto nella possibilità che questa innovazione possa portare un lento e costante cambiamento di abitudini di consumo non solo in Italia, ma anche nel mondo.

L’INIZIO CON UNA FRASE ALLA FANTOZZI
Luciano Pensante
– Titolare della PRONTOFOODS (RISTORA)

Per quanto mi riguarda la preghiera che è stata presentata in conclusione cerco di seguirla giornalmente. Ricordo che la distribuzione automatica iniziò con persone comuni, bidelli, vigili, che aiutavano la loro normale attività acquistando macchinette che venivano date in concessione alle aziende e dalle quali ricavavano dei buoni profitti. In seguito nacquero grosse organizzazioni come CANTIN di Maracci, altre come LA SELVA di Foglia Pavero, DRINCOMATIC del Ragionier Provinciali, Frigoli, Lischellini. Questi furono i pionieri della distribuzione automatica, quelli che avevano una certa organizzazione. Le prime macchine furono importate nel ‘55, ma erano macchine di solubili che non funzionavano e che di conseguenza non hanno avuto grande successo. Nel 1963/64 uscì la Bianchi, poi la Faema e cosi incominciò a muoveri i primi significativi passi la distribuzione automatica. Erano tempi di assoluta artiginalità, se pensiamo che le zollette di zucchero si inserivano ancora a mano.

Un episodio che ricordo e che accompagna i miei primi passi nella distribuzione automatica, è legato ai dazi sui prodotti. A quel tempo l’azienda leader nella distribuzione del cioccolato era Suchard, il costo del prodotto era di 350-400 Lire al kg, mentre si era costretti a pagare un dazio di 270 Lire, più del 50%. A causa di questi dazi sui prodotti, c’erano molti problemi di trasporto delle merci, i costi delle tasse erano proibitivi, era difficile risultare competitivi, così mi misi ad analizzare l’elenco dei prodotti soggetti a dazio e mi accorsi che il budino in polvere non ne era soggetto. Decisi di commercializzare cioccolato in polvere. Alla dogana quindi mi lasciarono andare con una frase fantozziana che rimase storica e che sancì il mio ingresso ufficiale nel settore “si va bene, vadi vadi”. Gli anni successivi furono un continuo susseguirsi di innovazioni tecnologiche: nel 1968 uscì la MD Zanussi fino a quando nel 1969 uscì la Faemina che entrò negli uffici. Poi seguì la Trial. Nel 1981 uscì la Unoper, la prima macchina con caffè espresso e poi nel 1989 fu venduta alla Lavazza. Per quanto riguarda l’innovazione e lo sviluppo dei prodotti, proporrei di fare pressione sulle case produttrice perché amplino l’offerta dei prodotti solubili. Sugli snack si possono proporre molte referenze, noi invece possiamo offrirne solo 3 o 4. Non possiamo chiedere che facciano 18 contenitori, ma qualcuno in più certamente sì. Siamo da 40 anni sul mercato, il consumatore non è stupido, è attento e seleziona quello che mangia e bene. Oggi nessun produttore può esimersi da fare un prodotto in linea con le esigenze del consumatore. Ecco perché noi andiamo all’estero e dall’estero non viene nessuno.

IL CORAGGIO DELLA COMPETIZIONE
Giampaolo Arpe
– Direttore consumi fuori casa LUIGI LAVAZZA

Vorrei partire da una slide del Professor Perrone, come segreto del successo parlava della capacità di osservare e capire il cambiamento dell’ambiente esterno. Io credo che il tema portante che sta alla base della capacità di cambiamento è appunto capire che abbiamo un consumatore e un ambiente esterno che stanno cambiando in maniera non veloce, velocissima. Le cialde stanno esplodendo in tutto il mondo, il consumatore passa molto meno tempo a casa e nei bar. La cialda ci ha permesso di incontrare il consumatore. Oggi il consumatore sta nei luoghi di lavoro o nei posti di tempo libero, dove nascono tutta una serie di nuovi punti di consumo ed è vincente l’azienda che sa raggiungere il consumatore in questi punti di incontro. Un altro passaggio importante è la ricerca della qualità. A tutti i livelli si cerca sempre più qualità. Tutti cerchiamo il miglioramento ed è compito del produttore raggiungere il consumatore in tutti questi luoghi è soddisfare al meglio le sue nuove esigenza di qualità e soddisfazione. La cialda ci ha permesso di arrivare al consumatore promettendo qualità, miglioramento del servizio, questa è la sfida che porteremo avanti per i prossimi anni.

Si parlava delle difficoltà di celebrazione del successo di noi italiani. È vero, in effetti, l’Italia è anche un paese in declino. Oggi qui noi siamo di fronte ad un settore che è tutt’altro che in declino. Anzi, è un settore all’avanguardia, rispetto anche agli altri paesi stranieri, per qualità e organizzazione. È all’avanguardia rispetto alla crescita. Ho avuto modo di vedere un’anticipazione dei dati 2007 che saranno resi noti tra qualche settimana e sono interessantissimi. Ho visitato recentemente molti paesi. Per lavoro mi trovo a conoscere gestori di tutto il mondo e posso affermare senza dubbio che gli imprenditori italiani sono avanti, addirittura sono un decennio avanti rispetto ai colleghi statunitensi.
Il tema vero è cercare di consolidare questa ricchezza che abbiamo e dobbiamo farlo insieme tra produttori e gestori. Personalmente credo che in questo settore possiamo fare molto per contribuire a superare il declino del sistema Italia.
Si deve fare una folta serie di iniziative, una delle prime dovrebbe essere quella di lavorare insieme, produttori, distributori e gestori per recuperare quegli strumenti che sono già tipici per noi produttori come il category management, il merchandising, attività volte da un lato a valorizzare il servizio e dall’altro a incrementare la vendita. Lo facciamo già da anni nella grande distribuzione e in effetti il cuore deve proprio essere la valorizzazione del servizio. Ricordiamo che il prezzo medio della tazzina al distributore è 30 centesimi, mentre al bar si aggira intorno a un Euro. Lo spazio di manovra esiste dunque. Bisogna valorizzare i servizi, i prodotti e il vantaggio dei consumatori.
Trovare la forza di elevare la percezione del servizio permette di far percepire meglio la qualità dei prodotti. E in questo noi produttori possiamo fare molto in termini di qualità dei prodotti, ma anche in termini di supporto in tutta una serie di iniziative integrate di marketing.

La concorrenza non deve spaventare. Anzi, nell’internazionale si apre un mondo enorme non solo nella distribuzione automatica , ma anche nei bar, nella grande distribuzione e nelle famiglie. A Venditalia presenteremo novità importanti in tal senso, ma non bisogna mai chiudersi alla concorrenza, mai chiudersi in difesa. Concorrenza, competizione e innovazione queste le parole chiave. Da parte nostra, ad esempio, stiamo studiando diverse modalità di gestione del prodotto cialde per ovviare all’esigenza di smaltimento, si deve comunque mantenere un grado di qualità del prodotto per il cliente. Per quanto concerne la centratura del business sul consumatore finale, penso che si debba cercare di trasportare nel mondo della distribuzione automatica conoscenze anche esterne, oggi il gestore dovrebbe rendere il suo prodotto molto più attrattivo per il consumatore per aumentare l’impulso alle vendite, puntare sul marketing e sulla comunicazione, sia sul punto vendita che fuori da questo. Insieme possiamo fare molto. E noi produttori possiamo darvi molto in termini di confronto.

UN SETTORE CHE VIVE DI BICCHIERI
Erica Giuseppin
– responsabile grandi clienti CAMI

Sicuramente il bicchiere è una componente importante nella distribuzione automatica, la sua affidabilità è fondamentale non solo per noi produttori ma per tutta la filiera, perché se non viene erogato il bicchiere o se questo dovesse creare un’anomalia il gestore non potrebbe offrire il suo servizio. Anche noi in CAMI abbiamo apportato un miglioramento nelle tecnologie per la produzione dei bicchieri, introducendo l’elettronica, proprio per seguire il cambiamento dei gusti nei consumatori, stando così attenti alle nuove abitudini di consumo. Da parte nostra pensiamo ad uno smaltimento dei bicchieri,abbiamo già provato questa soluzione nella ristorazione ed ha avuto successo ora pensiamo di adattare questa modalità al Vending, ritirando e riciclando i materiali considerati rifiuti. Il progetto si chiama Riccio e prevede il ritiro dei materiali da smaltire. Il fatto di poter pensare che possa aver poca adesione non deve bloccarci. In fondo è come il lavoro che i gestori stanno facendo per proporre il fresco. L’innovazione sta nel coraggio come diceva il Professor Perrone.

TUTTO EBBE INIZIO CON I DISTRIBUTORI INCAPPUCCIATI PER “MANCANZA DI BICCHIERI”
Antonio Simonazzi
– Direttore FLO

Noi siamo partiti nel 1973. Nel 1972 mancavano i bicchieri, si vedevano i distributori incappucciati con la scritta “mancanza di bicchieri”. È così che ho iniziato, è così che ho deciso di entrare a fare parte di questo mondo. L’evoluzione tecnologica è sempre stata seguita in questo settore. I distributori funzionano effettivamente meglio oggi. La storia è incredibile. Molto spesso si è partiti da situazioni impensabili ai giorni nostri. Da cantine, garage, da situazioni veramente rocambolesche. Oggi addirittura si parla di poter gestire il distributore a distanza. Siamo lontani anni luce. Noi abbiamo anche qualche punto commerciale all’estero e vi posso confermare, come diceva il Dottor Arpe, che nella distribuzione automatica siamo i primi in Europa. La tecnologia c’è anche in Francia, in Germania, ma l’organizzazione dei gestori italiani è realmente ineguagliabile, sia in termini di efficacia sia di efficienza. La Germania ha prodotto le innovazioni più incredibili per sostituire il bicchiere: dalle tazzine portatili da tasca, fino addirittura ad una lavastoviglie incorporata nella macchinetta.

Non ci si è riusciti. Nonostante tutto, questo servizio è automatico fondato sul bicchiere. È chiaro che l’intento è quello di ridurre l’utilizzo della plastica, ma è difficile immaginare come. Qualcuno ha pensato di introdurre la carta, ma questa inquina anche di più del polistirolo e soprattutto non è ugualmente adatta al settore. Il polistirolo è ad oggi il prodotto più adatto perché è atossico e non cede e non si ovalizza, cosa molto importante altrimenti il bicchiere rischia di non scendere. In effetti il polistirolo è un derivato del petrolio, è come benzina solida purificata. Ha un elevato contenuto in energia perché può trasformarsi in energia per i termovalorizzatori. In Germania esiste già un sistema di raccolta che partì 10 anni fa e versiamo una quota su ogni bicchiere a un’associazione che fa lo smaltimento. Il costo è però elevato e lo adottano in pochi. È giusto che si provi a farlo, ma ad oggi è molto oneroso. Per far conoscere il marchio, potreste far stampare i bicchieri.

PROTAGONISTE DEL SETTORE SONO LE MACCHINE
Silvan Padelli
– Dirigente GIMOKA

Il vero protagonista di questo settore sono le macchine, sono loro che hanno sancito la crescita del settore della distribuzione automatica. Per poter andare avanti, anche se stiamo parlando solo del settore del caldo, si dovrebbero rielaborare le macchine che ci sono per renderle più efficienti, più facili da gestire, che diano dei prodotti alternativi in più.Noi cerchiamo proposte diverse da quelle che ci sono, la ricerca sul prodotto porta a individuare fonti alternative di consumo (es: ginseng) per poter soddisfare le richieste dei clienti. È necessario specializzarsi, fare distributori sempre più completi con una gamma sempre più vasta di prodotti, perché mi accorgo che ogni volta che aggiungiamo qualcosa di nuovo, vendiamo di più, le persone sono più soddisfatte e si sentono più gratificate. Per quanto riguarda i prezzi, ci ricordiamo tutti il legame con le vendite. Abbiamo una produzione propria di caffè all’origine. Abbiamo nostre piantagioni e nostri punti di raccolta del caffè. Oggi ci troviamo a dover fare i conti con le borse e con i problemi di stabilità di questi luoghi. I prezzi li stabiliamo anche, considerando questa situazione esterna estremamente complicata.

UNA STRATEGIA IN ESCLUSIVA PER IL VENDING
Walter Pennetta
– Amministratore Unico RISO SCOTTI SNACK

La mia azienda è nata nel 2001 con l’obiettivo di sviluppare il canale fuori casa della Riso Scotti. Partimmo con i bar, ma alla fine del 2002, dopo aver creato una serie di snack per questo canale, mi interessai al Vending. Cominciai a muovermi nel settore e capii che la mia offerta non era compatibile in termini di formati e packaging con i parametri presenti. Capii anche che il settore del vending è un settore che spinge all’innovazione perché è un canale che seleziona. È, infatti, molto attento al target, più di altri canali. È molto vicino al consumatore. Vediamo ad esempio il lavoro che si sta svolgendo in tema di nutrizione per introdurre la frutta e la verdura o comunque i prodotti freschi. Si tratta di un canale che seleziona molto e induce verso l’innovazione dei prodotti che propone. Noi siamo un’azienda che fa dell’innovazione un obiettivo prioritario. Partiamo dal riso, ma la ricerca ci porta verso prodotti sempre più evoluti e in linea con le esigenze del consumatore in termini di bontà, ma anche di apporto calorico e esigenze specifiche come ad esempio la celiachia. L’innovazione dei prodotti da distributori hanno spinto l’azienda a pensare ad uno snack prima in funzione del distributori e del gestore e poi dei bar, in futuro svilupperemo prodotti solo per i distributori e per il Vending. Questo settore ti consente di essere più vicino al consumatore. I primi tempi, quando andavo ad incontrare i clienti rimanevo estremamente colpito dalla tecnologia, dall’innovazione e dall’estrema attenzione che viene posta in queste macchine. L’investimento in ricerca che si cela dietro a questo mondo è davvero incredibile. Siamo molto felici di aver scoperto questo canale e ci poniamo l’obiettivo di entrarci in modo sempre più deciso perché ci sentiamo in assoluta sintonia in termini di ricerca e innovazione. Oltre ad intercettare insieme il bisogno del consumatore, bisognerebbe dare strumenti di informazione ai gestori più precisi e puntuali, soprattutto in strutture come ospedali e scuole, informarli dei valori nutrizionali dei prodotti, per poter dare un contributo che va al di là della sola vendita ma che illustri le caratteristiche promozionali del prodotto. Solo così è possibile far capire le differenze di qualità e quindi anche di prezzo.

CONCLUSIONE: L’IMPORTANZA DELLA RESPONSABILITÀ
Vincenzo Scrigna, Presidente di Confida
, Associazione italiana distribuzione Automatica

Il nostro è un servizio nazionale che fa della capillarità della presenza locale il suo fiore all’occhiello e il suo punto di forza maggiore. Per essere efficace, tempestivo e di qualità, il servizio deve essere per definizione capillarmente diffuso sul territorio. Per questo in Confida lavoriamo sull’importanza della collaborazione e dello scambio. Siamo una sorta di agone pre-competitivo dove spesso si prendono decisioni a valenza nazionale, ma che riguardano politiche di indirizzo nazionale che possono essere attuate solo con l’impegno di tante piccole o grandi realtà locali. L’immagine che viene in mente è quella di una pubblicità di tanti anni fa dove l’insieme di tanti pesci piccoli riusciva a generare l’immagine e la forza di un pesce in grado di mangiare i pesci più grandi e pericolosi. Un caso per tutti è proprio il nostro impegno sul fronte della corretta alimentazione. Le sperimentazioni per introdurre alimenti freschi e anche frutta e verdura nei distributori si stanno svolgendo a livello locale. Sono molte e quasi tutte, perlomeno le principali, hanno avuto il patrocinio se non addirittura il diretto coinvolgimento dell’associazione. Ad oggi il parametro che condiziona maggiormente il rapporto tra gli enti pubblici e la distribuzione automatica è la gara d’appalto. La Pubblica Amministrazione per installare un servizio di DA devono ricorrere alla gara d’appalto. Questo spesso però genera gare al ribasso focalizzate sui prezzi che non sempre rispettano i requisiti minimi in termini di standard qualitativi. Il valore aggiunto della Distribuzione Automatica risiede proprio nell’offerta di un servizio di qualità. Si tratta di una modalità pericolosa che può andare a discapito della salute dei cittadini e, purtroppo, anche dell’immagine dell’intero settore. Come sappiamo non è un problema tipico solo del nostro settore, ma quando si parla di alimentazione, a mio avviso, l’attenzione deve essere massima. In associazione stiamo pesantemente lavorando in tal senso. La carta dei servizi e i capitolati d’appalto mi vedono personalmente impegnato in tal senso da quando ero Presidente dei Gestori.

I distributori automatici fanno ormai parte del costume sociale del nostro Paese sia per la capillarità della loro diffusione (1 milione, 700 mila distributori), sia per la molteplicità delle situazioni d’uso (ospedali, scuole, stazioni ferroviarie e metropolitane, luoghi di lavoro). L’elaborazione delle linee di indirizzo per i capitolati d’appalto nel settore del vending si è inserita all’interno di un percorso di promozione della salute ben più ampio e risponde perfettamente alle linee guida delineate nel Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, nel Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007 e nei relativi Piani Regionali. La stesura delle Linee di indirizzo per i capitolati d’appalto nel settore della Distribuzione Automatica ha voluto essere uno strumento che permette di valutare in modo trasparente l’acquisizione del servizio di vending in qualsiasi esercizio pubblico e privato, in termini di bilancio complessivo, includendo cioè nel “contratto” anche aspetti sociali, nutrizionali e l’utilizzo di energie riconvertibili. Nel documento redatto, l’anno scorso, si sottolinea come sia possibile contribuire alla promozione di valori ormai primari della nostra società, quali l’attenzione al rapporto alimentazione-salute, alla valorizzazione delle produzioni alimentari locali e alla tutela dell’ambiente.
Attraverso questo documento si attesta il distributore come mezzo di promozione della salute, consentendo l’accessibilità a prodotti freschi, provenienti da agricoltura biologica, anche di origine locale. In tal modo è anche possibile tutelare l’ambiente, assicurando distanze più brevi tra il luogo di produzione e quello di consumo, riducendo l’inquinamento e aumentando la sostenibilità del servizio.

Scopo principale del documento sui capitolati è quello di favorire la diffusione di una cultura della prevenzione e della promozione della salute e di corretti stili di vita. Si tratta di una proposta che si rivolge alle Pubbliche Amministrazioni, per superare le logiche di un beneficio economico immediato e per dotarsi di uno strumento che definisca i termini dei bandi di gara, che dovranno essere adattati alle esigenze delle singole realtà. Rispondere ad un bisogno sociale, garantendo la salute del cittadino, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo verso l’eccellenza nella qualità del settore. Ecco che cosa significa per noi impegnarsi sul cambiamento.

+info: Ufficio Stampa Confida: Mirandola Comunicazione www.Mirandola.Net Tel. 0524 574708 – 348 3615042 – Skype: marisandralizzi marisandra@mirandola.netwww.confida.com

Tu cosa ne pensi? Scrivi un commento (0)

Resta sempre aggiornato! Iscriviti alla Newsletter

Scrivi un commento

tre × quattro =

Per continuare disattiva l'AD Block

La pubblicità è fondamentale per il nostro sostentamento e ci permette di mantenere gratuiti i contenuti del nostro sito.
Se hai disattivato l'AD Block e vedi ancora questo messaggio ricarica la pagina