«Oggi vi racconteremo una storia, la storia di una famiglia, la storia di un’intuizione e il desiderio di coniugare in un unico percorso vitivinicolo: radici, innovazione e futuro»,
Lucio Spadotto, Fondatore LEA Winery.
Con questa terminologia è chiaro fin dall’inizio ciò che Lucio Spadotto ha voluto trasmettere – lo scorso 18 novembre 2025 presso il BULK Mixology Bar – in un evento riservato a stampa e professionisti del settore, aprendo ufficialmente alla comunicazione il gioiello che ha da poco creato con la sua famiglia. Si tratta, infatti, di una storia recentissima. Ma andiamo per ordine.

Il nome stesso L.E.A. altro non è che l’acronimo dei componenti della famiglia: Lucio, la moglie Lorena ed i figli Eleonora e Alessandro, a sottolineare fin dalla denominazione stessa la coesione familiare che vi sta dietro.
«Ognuno di noi all’interno dell’azienda ha un ruolo ben definito. Siamo partiti da zero con questo progetto e l’abbiamo fatto tutti insieme».
Accanto all’imprenditore Spadotto e alla moglie Lorena, la quale si occupa dell’intera gestione amministrativa, sono stati i figli Eleonora e Alessandro a dare vita e prospettiva al progetto: «Mio figlio Alessandro un giorno mi ha detto che gli sarebbe piaciuto mettere le mani nella terra e lavorare con le vigne. E a quel punto ho detto: Bene… ho girato la nuova pagina del quaderno, ho resettato tutto ciò che c’era inizialmente e siamo ripartiti da zero, insieme».
Ed è proprio qui che la storia prende la sua forma definitiva.
Da investimento a visione: il nuovo inizio della Famiglia Spadotto
La tenuta di San Vito al Tagliamento non nasce come un progetto vitivinicolo: fu acquistata nel 2015 come investimento, seguendo quell’idea semplice e molto friulana per cui «avere un po’ di terreno non fa mai male». Terreni agricoli e un borgo del 1700 fondato da Jacopo Linussio: questo era il punto di partenza, senza nessuna cantina, nessun brand e nessun piano legato al vino. A seguito della vendita del gruppo industriale precedente, dopo quarant’anni nell’industria della plastica, si apre la possibilità di cambiare rotta, o usando le medesime parole dell’imprenditore friulano, di voltare pagina. Da qui: prima la ristrutturazione del borgo e delle parti operative, poi, nel 2020, la realizzazione della cantina e l’inizio della vinificazione.

Da quell’intuizione, dalla volontà di ricominciare insieme e dare una nuova prospettiva a un luogo storico, nasce LEA Winery: un progetto recente, costruito passo dopo passo dalla famiglia Spadotto su una tenuta che ha cambiato destino proprio grazie a loro:
«LEA Winery nasce dal desiderio della nostra famiglia di trasformare la passione per la terra e per il vino in un progetto condiviso. Questa passione ci ha portati a restituire al borgo “Ca’ Bianca” il suo antico splendore, riportando in vita un luogo che custodisce storia e memoria. La nostra visione è unire questo patrimonio di tradizione al futuro del vino, che oggi richiede innovazione, ricerca e nuove sensibilità. Ogni scelta, dalla cura delle vigne alla vinificazione, nasce dal desiderio di coniugare rispetto per la terra e apertura al cambiamento, per creare vini che raccontino il Friuli di ieri e quello di domani».

Ad oggi, nel cuore della DOC Friuliana, la tenuta si estende su 132 ettari, di cui 105 vitati: una terra che esprime al massimo la sua vocazione vinicola. Il fascino senza tempo della villa padronale, del piccolo borgo con la cappella e degli orti murati — immersi nei filari che si allungano fino all’orizzonte — convive con un progetto architettonico moderno, misurato, pensato per valorizzare il luogo senza snaturarlo, proprio come ci racconta Spadotto:
«La villa è un edificio su cui abbiamo già un progetto dedicato all’ospitalità: prevediamo 30 posti letto e diventerà uno spazio destinato anche a eventi. La parte produttiva, invece, è quella dove oggi viviamo la quotidianità dell’azienda: è stata rinnovata a fondo ed è qui che abbiamo la sede operativa. Ci lavoriamo praticamente dal mattino alla sera, senza sosta».

«Non esiste futuro senza sostenibilità. Non esiste sostenibilità senza innovazione»: un ecosistema biologico che mira ad una viticoltura d’eccellenza
La filosofia produttiva di LEA unisce un approccio artigianale, basato su interventi minimi in vigna e in cantina, a un forte investimento in tecnologia e ricerca. La vinificazione segue pratiche essenziali e rispettose — solfiti ridotti al minimo, rifermentazioni in bottiglia, macerazioni sulle bucce anche in anfora — mentre in vigneto l’agricoltura di precisione è supportata da macchine elettriche e autonome, droni multispettrali, sistemi GPS e atomizzatori 4.0 che limitano gli sprechi. Il ciclo produttivo è pensato in ottica di economia circolare, trasformando potature e vinacce in fertilizzanti naturali, e l’energia proviene da un impianto fotovoltaico dedicato all’autoconsumo. Ogni scelta mira a una viticoltura più pulita, efficiente e rispettosa del territorio.

La terra, dunque, è protagonista assoluta e la famiglia Spadotto ne ha voluto interpretare fin dall’inizio l’identità, attraverso un’attenta selezione di varietà: Pinot Grigio, Ribolla Gialla, Glera, Traminer, Pinot Nero e i cosiddetti vitigni PIWI (quei vitigni in grado di resistere alle malattie fungine, riducendo drasticamente l’uso di trattamenti).

Si vanno così a creare le due identità forti e distinte dell’azienda:
- Da un lato la linea tradizionale “Blancjat”, che comprende vini naturali, orange, macerati in anfore di terracotta, spumanti vinificati con il metodo “Ancestrale” e tipicità territoriali uniche nel suo genere;
- Dall’altro la linea di dealcolati denominata “Franc Lizêr”, che rappresenta il lato più audace e visionario di LEA. Progetto nato dal desiderio di unire la tradizione vitivinicola italiana con una mentalità all’avanguardia.
«Quando abbiamo iniziato a pensare alle nostre bottiglie, la prima cosa che ci siamo detti è stata: non possiamo limitarci a imitare chi fa già bene da anni. Se ci mettessimo a produrre un Merlot o uno Chardonnay, come fanno moltissime cantine, ci vorrebbe un’enormità di tempo per emergere — e non è nemmeno detto che ci riusciremmo. Da questa riflessione è nata l’idea del vino dealcolato: ci siamo studiati il dossier, abbiamo analizzato il mercato e abbiamo capito che il mondo sta cambiando. Le nuove generazioni hanno esigenze diverse, e in realtà anche noi: oggi c’è una consapevolezza completamente nuova rispetto a quando eravamo giovani».
LA RIVOLUZIONE DEALCOLATA E LA MASTERCLASS CON CRISTINA MERCURI
Ed è proprio a partire da questa visione — e dalla linea Franc Lizêr — che si è sviluppata la masterclass condotta da Cristina Mercuri, Wine Educator e uno dei volti più esperti del settore, pensata per approfondire la portata della rivoluzione dealcolata e per mostrare nel calice ciò che significa, oggi, reinterpretare il vino con uno sguardo nuovo.

Una trasformazione irreversibile, guidata da consumatori più curiosi, informati e desiderosi di scelte consapevoli. «Vogliono vini leggiadri, contemporanei, sostenibili, etici. E soprattutto vogliono poter scegliere», ha ricordato Mercuri, fotografando un mercato in cui i vini no e low alcol stanno crescendo a doppia cifra a livello globale, mentre i consumi tradizionali arretrano. Numeri che parlano chiaro: la rivoluzione non è “un esperimento”, ma una nuova categoria destinata a rimanere. E proprio per questo — sottolinea Mercuri — è fondamentale che questo nuovo spazio resti nel mondo del vino, e non venga lasciato alle bevande industriali.
In questo scenario, la visione della famiglia Spadotto trova la sua naturale collocazione. Eleonora, con un approccio lucido e diretto, lo ha detto senza giri di parole: «Il vino dealcolato non è una moda, ma una nuova forma di inclusione. Vogliamo offrire a chi riduce o elimina l’alcol un prodotto che sia davvero un vino, capace di restituire complessità, finezza e identità».
Per questo LEA ha puntato su un metodo gentile come la filtrazione a membrane selettive, una tecnica delicata che permette di preservare aromi, struttura e personalità del vino, mantenendo fedeltà assoluta alla materia prima. Le uve, provenienti esclusivamente dai vigneti biologici della tenuta, affondano le radici in un terroir ricco di marne arenarie e argilla, elementi che donano ai vini una vibrante mineralità e una finezza naturale. È una filiera completamente interna: dal vigneto al bicchiere, ogni fase è controllata in casa, in un equilibrio consapevole fra tradizione, tecnologia e sostenibilità.
La degustazione delle etichette ha dimostrato come il mercato può evolvere, senza perdere di qualità: il Franc Lizêr Spumante Blanc de Blancs ha aperto la sessione con un profilo fresco e vibrante, tra mela, pera, pesca bianca e note agrumate, sostenute da un perlage fine e da una piacevole mineralità; è seguito l’Opale Spumante Blanc de Blancs, più cremoso e complesso, con richiami alla mela verde, agli agrumi e alla frutta tropicale, sostenuti da un elegante accenno di lievito e un perlage persistente.
La sessione è proseguita con i rosé: il Franc Lizêr Spumante Rosé, luminoso e avvolgente, segnato da fragoline di bosco, lamponi, litchi e una struttura setosa; quindi l’Opale Spumante Rosé, più verticale e fresco, dove frutti rossi, rosa canina e un tocco di ginger costruiscono un profilo armonico e raffinato. A chiudere, l’Opale Rosato Fermo, caratterizzato da piccoli frutti rossi, pompelmo e fiori bianchi in un sorso morbido e nitido, con un’elegante sfumatura minerale sul finale.
In fondo, tutto il percorso di LEA Winery converge in quei tre pilastri che Eleonora Spadotto ha voluto ribadire con chiarezza: etica, innovazione e qualità. È l’essenza di un progetto che non si limita a seguire un trend, ma sceglie di definire un nuovo spazio per il vino italiano, ampliandone il linguaggio senza tradirne le radici.
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Dalle vigne alla tecnologia, dalle scelte agricole alla visione culturale, ogni bottiglia nasce per rappresentare un futuro in cui il vino può essere più inclusivo, più consapevole e più vicino alle esigenze delle persone.
Perché, come dimostra la gamma Franc Lizêr e la determinazione della famiglia Spadotto, il valore del vino non risiede solo nella gradazione alcolica, ma nella capacità di raccontare un territorio, un’idea e un impegno. E LEA ha scelto di farlo restando fedele a ciò che considera fondamentale: un vino che rispetti la terra, chi lo produce e chi lo beve.
+ INFO: leawinery.com
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