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Giovani gemme, radici profonde: le Sbarbatelle incontrano Giuseppe Carrus da Panino Giusto

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Atmosfera rilassata ma piena di energia quella da Panino Giusto, dove – l’8 Ottobre 2025 -si è tenuta una masterclass esclusiva guidata da Giuseppe Carrus, giornalista del Gambero Rosso, insieme alle Sbarbatelle, l’associazione che riunisce le giovani produttrici del vino italiano.

«Panino Giusto è un posto informale, carino e giovane — racconta Carrus — e per questo ho accolto con entusiasmo l’opportunità di guidare questa masterclass con le Sbarbatelle».
Una scelta azzeccata: spirito contemporaneo, calici in mano e nove etichette da scoprire, ognuna espressione di una storia giovane ma già radicata.

Accanto a lui, Francesca Bonzano, produttrice del Castello di Uviglie e consigliera dell’associazione, accoglie i presenti:

«È un grande orgoglio averti qui. L’associazione è nata nel 2024, ma le radici sono molto più antiche: prima ancora di essere un’associazione, Sbarbatelle è stato un movimento, nato nel 2017. Oggi siamo circa novanta socie in tutta Italia».

Fondate ufficialmente lo scorso anno, le Sbarbatelle sono l’evoluzione di un movimento nato da un’intuizione di AIS Asti e diventato, nel giro di pochi anni, un collettivo di oltre 200 produttrici under 40 provenienti da tutta Italia. Il nome, non a caso, rimanda alla barbatella, la giovane vite appena piantata: simbolo di radici forti e crescita costante. L’associazione promuove formazione, scambio e visibilità per le nuove generazioni del vino, con un approccio che unisce innovazione e sostenibilità.

Da Vinitaly alla Milano Wine Week, le Sbarbatelle portano in giro l’Italia un messaggio di energia e consapevolezza. Una viticoltura che cresce con la testa e con il cuore, dove il cambiamento è una questione di responsabilità, non di moda.

UN VIAGGIO ATTRAVERSO L’ITALIA DEL VINO

Carrus apre la degustazione con un concetto che sembra attraversare tutta la serata:

«Nel mondo ci sono tantissimi vini buoni. Ma ciò che fa la differenza è l’unicità, l’originalità. E tutto nasce da una parola che ripeto sempre: rispetto. Rispetto del territorio, della materia, del tempo necessario per fare le cose bene».

Si parte dall’Emilia-Romagna, con la giovane Virginia Lo Rizzo di Tenute Tozzi e il suo Albana Secco DOCG Tantatilli 2022: un vino di grande acidità e sapidità, «un bianco che ha il coraggio di essere sé stesso», commenta Carrus.
Virginia sorride, raccontando: «Tozzi è il cognome di mia madre. Mio nonno iniziò il progetto e ora tocca a me portarlo avanti. Una Sbarbatella giovane, nel vero senso della parola».

Dal calore romagnolo si passa alle colline del Monferrato, con Hosteria, il rosso giovane e conviviale firmato Castello di Uviglie. «È un vino da bere con gli amici, con lo spirito di un’Osteria appunto», spiega Bonzano. Carrus ne sottolinea la leggerezza e la sincerità: un blend di Barbera e Pinot Nero che profuma di territorio e spontaneità.

Da qui il viaggio continua con Gillardi e il suo Dogliani Maestra 2023, «un Dolcetto che si fa riconoscere», dice Carrus, «perché i grandi vini si sentono fin da subito». Elena Gillardi lo dedica «a tutte le donne che fanno il vino, con tenacia e un po’ di follia».

La carovana piemontese prosegue con Hic et Nunc e il suo Altromondo, un Grignolino che per Carrus «non cerca potenza ma eleganza, con un tannino sottile e un’acidità perfettamente integrata». Lo segue il Grignolino Vigna San Pietro di Cinque Quinti, vino di famiglia che ha riscoperto la propria storia dopo decenni di pausa. «Siamo alla quarta generazione, ma abbiamo dovuto ricominciare da capo», racconta la produttrice Francesca Arditi.

Dal Monferrato alle Langhe, Beatrice Cortese presenta un Langhe Nebbiolo 2023 da vigne immerse nei boschi di Neive. «Il mio è un microclima speciale», spiega. Carrus lo assaggia, sorride e afferma: «Un vino che mi rende felice, con un tannino gentile e nessuna amarezza».

L’Umbria entra in scena con Costanza Migliosi e il suo Impiccione, blend di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon. «Lo chiamiamo così perché è il vino di famiglia, quello che si intromette in ogni occasione», ci racconta Migliosi. Carrus lo descrive come «Un rosso armonico, dove il Sangiovese guida con eleganza e il Merlot e il Cabernet Sauvignon danno struttura».

Dalla terra umbra si vola in Sicilia con Angela Biondo e il suo Syrah Rapinzeri 2023, biologico e raccolto a mano. «Siamo alla nostra ottava annata, ma tutto parte da mio nonno», afferma la produttrice. Carrus sottolinea come l’escursione termica siciliana regali al vino equilibrio e pulizia, «senza mai farlo risultare pesante o stanco».

Il gran finale firmato Cocchi

E poi arriva lui, il Vermouth di Torino, simbolo e chiusura perfetta della serata.
Francesca Bava presenta lo Storico Vermouth di Torino IGP Cocchi, con l’eleganza di chi porta in dote una tradizione che continua a reinventarsi:

«Abbiamo assaggiato vini eccezionali da tutta Italia, ma ora è il momento dell’aperitivo. Il Vermouth di Torino è stato la scintilla che ha riportato entusiasmo e interesse in questa categoria, portando di nuovo la parola Torino sulle etichette».

Carrus alza il bicchiere e conclude:

«Un soffio alcolico iniziale, poi le botaniche che emergono una dopo l’altra. Un finale armonico e raffinato, come un applauso lento».

Un epilogo perfetto per una masterclass che non è stata solo una degustazione, ma un viaggio corale nel futuro del vino italiano giovane, consapevole, e sempre più al femminile.

+ INFO: sbarbatelle.com/it
www.cocchi.it

© Riproduzione riservata

Scheda e news:
Giulio Cocchi

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