In merito all’indagine pubblicata da Greenpeace sulla presenza di TFA e PFAS nelle acque minerali, Mineracqua – la Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali – ritiene opportuno fornire alcuni elementi alla luce dei toni allarmistici che hanno accompagnato la diffusione dell’indagine e che non trovano una giustificazione nei risultati riscontrati.
Innanzitutto, come emerge dall’indagine di Greenpeace i PFAS non sono stati riscontrati nelle acque minerali italiane analizzate.
I valori di TFA nelle acque minerali
Quanto al TFA (Acido Trifluoroacetico), composto ampiamente diffuso nell’ambiente derivante da molteplici fonti industriali (pesticidi, fluidi refrigeranti, sistemi di trattamento delle acque reflue, ecc…) e non riconducibile a specifiche attività legate all’imbottigliamento delle acque minerali, tutti i test condotti fino ad oggi su scala europea, comprese le analisi di autocontrollo delle aziende, indicano che le concentrazioni di TFA nelle acque minerali sono estremamente basse e non correlate a rischi per la salute.
Il laboratorio indipendente tedesco Fresenius, su incarico di Mineracqua, ha approfondito l’eventuale presenza di TFA nelle acque minerali italiane attraverso una campagna analitica che ha evidenziato tracce altamente al di sotto rispetto ai limiti attualmente previsti per le acque potabili.
I limiti fissati dal Governo
Il Governo italiano, riconoscendo la rilevanza dell’inquinamento da TFA, ne ha recentemente introdotto un limite per le sole acque potabili, fissandolo a 10 µg/l (microgrammi per litro), a partire dal 2027.
Se confrontate con questo limite – l’unico attualmente esistente poiché ad oggi per le acque minerali non esiste a livello europeo un limite di legge – le acque minerali analizzate da Greenpeace hanno riscontrato tracce di TFA enormemente inferiori.
Infatti, l’acqua minerale con il valore più alto di TFA è pari a 0,7 µg/l, circa quindici volte inferiore al limite fissato per le acque potabili.
Mancanza di standard europei
A livello europeo, non esiste ancora una metodologia di analisi standardizzata per la determinazione del TFA, tanto è vero che le analisi eseguite per conto di Greenpeace da due laboratori – uno italiano e uno tedesco – sulla stessa acqua minerale hanno dato risultati estremamente diversi (in un caso rispettivamente 0,1 µg/l e 0,7 µg/l).
Questa enorme discrepanza di valori sulla stessa acqua non contribuisce certo a conferire credibilità scientifica all’indagine di Greenpeace e, di conseguenza, non ne giustifica i toni allarmistici che vanno a discredito del settore delle acque minerali.
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L’impegno di Mineracqua
Mineracqua conferma l’impegno costante del comparto nella tutela della sicurezza e della qualità delle acque minerali naturali, che continuano a rappresentare un prodotto sicuro, controllato e conforme a tutti i requisiti previsti dalla normativa nazionale ed europea.
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