Sta diventando una vera mania. Ristoranti, bistrot e bar hanno un nuovo protagonista nelle bottigliere: il sake. Secondo i dati di Sake Company, il mercato del fermentato alcolico nipponico nel nostro Paese ha una crescita progressiva e contende con il Regno Unito il primato europeo di importazioni. In particolare l’anno scorso in Italia il comparto ha sfiorato i 269 milioni di euro con 384mila litri importati. Guardando al futuro, si prevede che il mercato globale raggiungerà un valore di 13,15 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuale composto del 4,7% dal 2020 al 2027.
Ad approfondire la filosofia di Sakè boutique Yuri Zhou: “Nel nostro locale si ricrea quell’atmosfera tipica del Giappone all’insegna della convivialità e del relax, dove si chiacchiera bevendo Sakè. Tutti i nostri piatti sono pensati per essere abbinati con il fermentato di riso. Abbiamo un assortimento in grado di soddisfare i palati più esigenti. La nostra carta è stata progettata in collaborazione con Sake Company e Sake Sommelier Association, ed è ad oggi composta da oltre 30 etichette e si distingue per varietà, criterio e qualità. Offre la possibilità di esplorare questa bevanda sia in purezza che attraverso l’arte della mixology, con una selezione destinata ad ampliarsi nel tempo per arricchire ulteriormente l’esperienza di degustazione. Si spazia tra varianti leggere e profumate, ideali per i neofiti, e bottiglie maggiormente complesse e strutturate, per chi è già conosce questo prodotto. Naturalmente vi sono limited edition e riserve molto pregiate, destinate ai cultori ed intenditori esperti. In sala vi è un sommelier che consiglia il pairing per la cena o suggerisce quale sakè portare a casa per una degustazione domestica. Devo dire che il pubblico capitolino ci sta dando un feedback molto positivo. Chi sceglie di cenare da noi ha molta curiosità nei confronti del sakè ed è affascinato dal mondo che vi è dietro. Bisogna però sempre ricordare che l’Italia come la Francia del resto, ha una radicata tradizione enologica, e quindi il vino sarà sempre destinato a un ruolo di primo piano nei consumi. Stiamo puntando molto sulla comunicazione e formazione. Il 4 dicembre scorso vorrei ricordare che il sake è entrato nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Abbiamo pianificato un ciclo di incontri e masterclass per far conoscere nei minimi dettagli il sakè e il primo appuntamento è risultato subito sold out. Questo rappresenta un motivo di orgoglio. La maggior parte non ne conosceva forse l’utilizzo corretto e soprattutto ha scoperto che è uno straordinario esaltatore del gusto. Altro elemento che contribuisce all’appeal è il suo contenuto grado alcolico. D’altronde le nuove normative del codice della strada stanno spingendo il pubblico a bevute più leggere rispetto al passato”.
Da Sakè Boutique spazio anche alla prestigiosa tradizione dei distillati nipponici, con una selezione di whisky e gin, esaltata dall’arte della miscelazione, con una cocktail list che punta al Giappone.
Autore è il bar manager Giordano Ciccolini, che reinterpreta i grandi classici con proposte inedite, arricchite dall’utilizzo di sake e da materie prime “Made in Japan”.
Tra i piatti da non perdere, la Spicy Miso Carbonara, una rivisitazione giapponese dell’iconico primo, con noodles cremosi, uovo, guanciale, gochujang ed una salsa piccante coreana, l’Unagi-don, ovvero riso bianco con filetti di anguilla alla griglia, e l’Hitsumabushi, piatto tradizionale a base di anguilla arrosto unagi servita su riso.
+info: sakeboutique.it/