È amato anche da chi di solito non beve alcolici. E piace a tutti, da New York a Pechino. Il limoncello è uno dei testimoni principe del buon bere italiano. Solidamente legato ai suoi luoghi d’origine. Cosa c’è di più simbolico per la Costiera Amalfitana del limoncello? Dell’area esprime storia, identità e tradizione.
La Costiera Amalfitana si estende per oltre 50 km – da Positano a Vietri sul Mare, il punto più alto raggiunge i 1.036 metri, su una superficie di 107 kmq e comprende 15 comuni. È un luogo storico, sede della Repubblica Marinara di Amalfi nell’ 839 d.C. e infine sito patrimonio mondiale dell’Unesco.
Il liquore Limoncello nacque proprio qui agli inizi del 1900, in una piccola pensione dell’Isola Azzurra, dove la signora Maria Antonia Farace curava un rigoglioso giardino di limoni e arance. Il nipote, nel dopoguerra, aprì un’attività di ristorazione proprio nelle vicinanze della villa di Axel Munte. La specialità di quel bar era proprio il liquore di limoni realizzato con l’antica ricetta della nonna.
Nel 1988, il figlio Massimo Canale avviò a sua volta una piccola produzione artigianale di limoncello, registrandone il marchio. Ma in realtà, anche a Sorrento ed a Amalfi, fioccano leggende e racconti sulla produzione del tradizionale liquore giallo.
In costiera, per esempio, la storia narra che le grandi famiglie sorrentine, agli inizi del 1900, non facevano mai mancare agli ospiti illustri un assaggio di limoncello, realizzato secondo la tradizionale ricetta. Ad Amalfi, c’è chi sostiene addirittura che il liquore abbia origini molto antiche, quasi legate alla coltivazione del limone. Tuttavia, come spesso accade in queste circostanze, la verità è nebulosa e le ipotesi sono tante e suggestive.
Qualcuno sostiene che il limoncello veniva utilizzato dai pescatori e dai contadini al mattino per combattere il freddo, già ai tempi dell’invasione dei saraceni. Altri, invece, ritengono che la ricetta sia nata all’interno di un convento monastico per deliziare i frati tra una preghiera e un’altra. La verità, forse, non la sapremo mai. Ma al di là di questioni squisitamente campanilistiche, il tradizionale liquore giallo varca da decenni le frontiere, conquistando i mercati di mezzo mondo.
Bottiglie di limoncello sono presenti negli scaffali dei market d’oltreoceano, e nuovi importanti scenari commerciali si stanno sviluppando sui mercati asiatici. Il limoncello, dunque, come Bitter e Amaretto, testimone del made in Italy liquoristico.
E per difendersi dalle imitazioni, si è corso anche ai ripari, riservando alla produzione del caratteristico «ovale» sorrentino la denominazione di Indicazione geografica protetta (Igp). L’originale limone di Sorrento deve essere prodotto in uno dei comuni del territorio che va da Vico Equense a Massa Lubrense e nell’isola di Capri.
I limoni Sfusato Amalfitano sono coltivati su una superficie di 700 ettari di limoneti, prodotti da circa 1500 viticoltori. E la produzione media per ettaro è di 2 tonnellate. Giusto per avere un ordine di grandezza, l’area di produzione del Cognac si estende su 594.740 ettari.
Il frutto è caratterizzato da una forma ellittica allungata, la buccia è liscia e color giallo citrino. Il peso dei frutti si stima sempre dai 100 gr in su. L’aroma e il profumo sono intensi e molto forti, il succo abbondante e molto acido, si presenta giallo paglierino e con pochi semi.
Il limone in Costa d’Amalfi viene tutt’oggi coltivato nel pieno rispetto delle tecniche agrarie tradizionali, facendo crescere le piante di limone nei terrazzamenti tipici, chiamati “macerine”. La coltivazione avviene sotto impalcature di pali di castagno, di altezza variabile, i quali vengono protetti nei periodi freddi per evitare che le piante siano sottoposte al freddo.
Le piante sono posizionate a debita distanza l’una dall’altra: in ogni ettaro coltivato sono presenti più di 800 piante, a cui corrisponde una capacità produttiva massima di 35 tonnellate di limoni.
Il limone Costa d’Amalfi è tutelato dal marchio Indicazione Geografica Protetta (Igp), che assicura l’origine e la qualità del prodotto storicamente e tradizionalmente riconosciuti dal mercato.
fonte: www.federvini.it