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Si chiama Shirakawa e costa 25.000 sterline il più antico Single Malt giapponese mai imbottigliato (1958). Importato in esclusiva per l’Italia da Beija Flor, società di distribuzione attiva dal 2007 e specializzata in whisky e spirits di qualità, questo antico distillato è diventato un vero e proprio oggetto mitologico. Anche grazie a una storia a dir poco curiosa.

Partiamo dalle fondamenta. Il mito della distilleria Shirakawa ha inizio nel lontano 1939, nell’omonima città situata nella prefettura di Fukushima, distante circa 200 chilometri da Tokyo. Alla base di questa apertura vi sono un nome e un cognome specifici, quelli di Daikoku Budoshu, che avrebbe in seguito anche presieduto la rinomata distilleria Karuizawa. I primi periodi di attività di Shirakawa rimangono avvolti nell’oscurità fino all’anno 1947, quando la distilleria finisce sotto l’egida di Takara Shuzo, uno dei personaggi principali nel panorama della produzione di bevande alcoliche in Giappone. A seguito di una ristrutturazione radicale, Shirakawa avvia la produzione di una varietà di bevande, tra cui shochu, vino e brandy, e a partire dal 1951, anche whisky ottenuto da malto. È però fondamentale notare che il whisky prodotto non è mai stato commercializzato come “Single Malt”, ma pensato esclusivamente per essere impiegato nella creazione dei celebri Blended Whisky King e Ideal di Takara.

Verso la fine degli anni Sessanta, quando la maggior parte dei produttori di whisky giapponesi iniziano a importare whisky in forma non imbottigliata dalla Scozia al fine di incrementare la quantità dei loro prodotti, la distilleria interrompe la produzione di whisky. Nel 1986 Takara acquisisce la distilleria Tomatin, che risponde a tutte le esigenze in termini di whisky ottenuto da malto. Questo consente all’azienda di focalizzare le proprie energie nella produzione di brandy e shochu, con la certezza di avere la fornitura di whisky adeguata grazie alla nuova acquisizione. Utilizzata ormai solo come impianto di imbottigliamento, in uno stato di quasi abbandono, Shirakawa viene chiusa e demolita nel 2003. Sembra la fine della storia, e invece non sarà così…

Dopo due decenni di dedizione alla sua posizione in Takara, il Direttore Generale di Tomatin, Stephen Bremner, si chiede perché circolino così poche informazioni riguardo al Single Malt prodotto da Shirakawa. Dopo aver sollevato la questione in diverse occasioni riguardo alla possibile esistenza di scorte residue, Bremner ha finalmente l’opportunità di scambiare due parole con un collega in Giappone. In questo colloquio, gli viene rivelato che esisteva un antico serbatoio ancora ricolmo di whisky, rimasto nascosto in qualche angolo. Da qui ha inizio una ricerca appassionante e paziente, con l’investigazione di archivi dimenticati e l’interrogazione di ex dipendenti.

La caccia al tesoro conduce alla scoperta del misterioso serbatoio nel 2019, a oltre 1000 chilometri a sud della distilleria originale. Questo serbatoio viene identificato nei depositi di Takara Shuzo a Kurokabegura, nella prefettura di Miyazaki. Si tratta di un contenitore in acciaio inossidabile che, stando alla documentazione, è stato fabbricato nel lontano 1958. L’analisi condotta da due istituti di ricerca scozzesi indipendenti ha confermato l’eccezionale natura della scoperta: il liquido custodito all’interno del serbatoio rappresenta l’ultimo lotto di Single Malt di Shirakawa, una distilleria che non ha mai immesso il proprio whisky sul mercato. Per comprendere appieno l’importanza di questa rinvenimento, è necessario considerare che negli ultimi dieci anni il whisky giapponese ha guadagnato una popolarità senza pari tra gli appassionati e i collezionisti di tutto il mondo. Questi cercano ininterrottamente gli ultimi tesori provenienti dalle distillerie ormai chiuse, divenute leggende di un passato glorioso. Nel momento della chiusura della distilleria di Karuizawa, nel 2011, sono state per esempio recuperate circa 300 botti, mentre nel caso di Hanyu il numero è stato pari a 400.

Di Shirakawa, invece, è rimasto solo questo lotto. Ed ecco perché lo Shirakawa 1958 è da considerarsi il whisky giapponese più raro al mondo. Non solo perché dopo di lui non ci sarà mai più uno Shirakawa, ma anche perché questo è il più antico whisky giapponese di un singolo vintage mai realizzato. Si tratta di un distillato prodotto nell’epoca precedente all’importazione di massa di orzo dalla Scozia, e anche all’arrivo di botti dagli USA e dall’Europa: rappresenta insomma uno stile ormai perduto per sempre.

Il Single Malt Shirakawa

Dopo il ritrovamento del tank la caccia al tesoro negli archivi di Takara Shuzo non si è fermata, e ha riportato alla luce un libretto in cui viene descritto con molti dettagli il modo in cui è stato prodotto il Single Malt di Shirakawa nel 1958. L’orzo utilizzato era giapponese, e il lievito uno dei ceppi da vino di proprietà dell’azienda. La fermentazione è durata quattro giorni, e la distillazione è avvenuta in due alambicchi di rame. Il taglio del distillato era ampio, cosa che si traduceva in un’acquavite piuttosto pesante e complessa. Per le botti è stata scelta la quercia Mizunara di Tohoku e Hokkaido, e la maturazione è avvenuta in loco, in piccoli magazzini. Il libretto, tuttavia, non indica quando il whisky è stato rimosso dalla botte: secondo le analisi chimiche dovrebbe esserci rimasto per alcuni decenni, ma probabilmente intorno alla fine degli anni Ottanta è stato trasferito in contenitori di ceramica, simili a quelli per lo shochu, e poi spostato nel tank di acciaio, probabilmente intorno al momento della demolizione della distilleria, nel 2001. Il mistero rimane per tanti aspetti, insomma. Quello che rimane evidente è la qualità e la rarità di 1500 bottiglie, le uniche di Shirakawa disponibili nel mondo.

Il vero miracolo, qui, non è tanto che abbiano trovato una scorta di Shirakawa, ma che sia così buona. Forse è questo il motivo per cui qualche gentiluomo giapponese, molto tempo fa, decise di conservare questo lotto e di salvarlo dalle grinfie dei Master Blender. Nel bicchiere non appare poi tanto diverso da alcuni vecchi Macallan distillati in anni simili”, ha dichiarato il noto esperto di whisky Serge Valentin.


Al naso questo whisky mostra complessi strati di aromi cerosi e di rovere, pur conservando una vivacità davvero eccezionale. Frutta dolce e marzapane, ananas candito e liquore all’arancia sono in primo piano, lasciando gradualmente spazio a note più vegetali di erba tagliata, caprifoglio e cocco. Un seducente profumo di incenso è accompagnato da aromi floreali e legnosi. L’equilibrio tra maturità e vivacità continua anche al palato. La mela e il lime sono rapidamente bilanciati da marzapane e dal cioccolato bianco. La parte fruttata e di frutta secca si evolve in un mix tropicale con una spolverata di cannella e zenzero. Sul finale, le note fruttate si dissolvono dolcemente lasciando morbidi sentori di nocciola, una leggera speziatura e un tocco affumicato.

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