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Panzano in Chianti non ha bisogno di troppe presentazioni. Basta scorgerne le colline brune, al tramonto, per respirarne il legame strettissimo con il vino e la sua tradizione, religione che è stata carburante per una delle dimensioni enoiche più apprezzate del mondo, come il Chianti Classico. Ad arrivarci in minivan, tra le curve e i casolari, sembra di camminare in una pinacoteca di tempere e pastelli a cera; vino e arte sono storicamente intrecciati dalla stessa potenza emotiva, e a Panzano c’è chi ha deciso di farne definitivamente la bandiera della propria azienda.
Nel 2015, Philippe Austruy era arrivato in Toscana spinto dalla sua straripante passione per il bello, il buono e l’artigianalità. Tenuta Casenuove era un rudere romantico e decaduto, che agli occhi sensibili di chi guarda oltre parve però un punto d’inizio; bastava (si fa per dire) una squadra di talento ed esperienza, la materia prima era lì che non vedeva l’ora di rinascere. Alessandro Fonseca, che da quarant’anni vive di terra e tecnica, è il direttore di Tenuta Casenuove, e ricorda bene l’inizio di questo nuovo viaggio: “Iniziammo in sordina, ma nel quadriennio 2016-2020 abbiamo lavorato a ritmi intensissimi, rovesciando l’azienda completamente, dai vigneti alle strutture”.
Non si partiva da zero, ma c’era tanto da fare, sotto ogni punto di vista: “Abbiamo rinnovato una decina di ettari (sono ventotto vitati in totale, ndr) reimpiantando Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Sangiovese, che oggi rappresenta la nostra varietà principale. E soprattutto abbiamo messo in moto uno studio su cloni e vitigni, dando vita a un nuovo approccio alla viticoltura futuribile: siamo del tutto biologici dal 2019“. Il duo di enologi che guida Tenuta Casenuove, composto da Cosimo Casini e Maria Sole Zoli, è ben lungi dai quarant’anni, e porta nel bagaglio esperienze importanti in Francia e Nuova Zelanda. Una brezza di freschezza, in uno spicchi di Chianti che aveva tutto per fare bene, e adesso può guardare avanti con fiducia.
Tenuta Casenuove oggi è una rocca di indiscutibile bellezza, con i vigneti che vivono tra 366 e 500 mslm, esposti a sud-sud ovest e corroborati da una decisa escursione termica che garantisce un bel tono al profilo aromatico dei vini. Suoli argillosi e calcarei di origine marina, che rivelano limi e galestro, il materiale più caratterizzante del luogo. Sono terreni poveri di sostanza organica, che spingono la vite a lottare e andare in profondità: si genera di conseguenza un drenaggio perfetto, e quindi una viticoltura di qualità, dovuta anche a rese mai al di sopra dei cinquanta quintali per ettaro (ottantacinquemila bottiglie l’anno, al momento).
Come dice orgogliosamente Fonseca, “ciascun membro dell’azienda ha portato in essa qualcosa di proprio”. L’impresa vive grazie al sudore e le idee di chi la popola, e a questa ispirazione si rifà l’altro grande amore di Monsieur Austruy, infinitamente appassionato d’arte; per la Tenuta, che si compone inoltre di una strepitosa villa padronale rimessa completamente a nuovo, sono sparse dieci sculture in vetro, ciascun a rappresentarne un componente. Sono pezzi unici, appositamente realizzati dal belga Pascale Marthine Tayou nell’ambito del progetto “Le Radici dell’Arte” in partnership con Galleria Continua, che dal 2020 fa vivere a Casenuove una doppia anima, di cantina e esibizione. Le statue sono infatti protagoniste di una mostra permanente, che fa da sostegno alle temporanee sempre in evoluzione (al momento è presente un’esposizione di specchi della cubana Susana Pilar).
La vitalità giovane dei vini di Tenuta Casenuove viene fuori allegra, da qualsivoglia angolazione la si osservi: le due annate di Chianti Classico (2018 e 2017) raccontano di un sentore terroso, di cuoio e ciliegia, che nel tempo va ammorbidendosi e arricchendosi di spezia e tabacco. Il Chianti Classico Riserva 2017 è meno gentile, con un tannino vivo e ruvido, prima dell’IGT 2016, che invece lascia spazio a torrefazione, pepe, camino. In gamma anche il Ziik Rosè, stacco aromatico e fresco che si fa bere senza interruzioni. In cinque anni, la rinascita di un gioiello, che adesso può finalmente vivere il proprio credo di bellezza e gusto.
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