Tempo di celebrazioni per i 30 anni dell’etichetta Klaser Salamander, il Pinot Bianco Riserva DOC dell’azienda Niklas, con un tasting di livello andato in scena lo scorso 29 settembre presso la sede storica del Gruppo Meregalli in Via Visconti 43 a Monza. Una masterclass esclusiva nella sala Vinarte: nove annate, dal 2007 al 2023, per raccontare l’evoluzione di un vino che ha fatto la storia del Pinot Bianco in Alto Adige.
Un viaggio nell’universo Niklas guidati da Dieter Sölva, che oggi porta avanti l’azienda con il supporto dei figli, e Nicola Frasson, esperto di vino e collaboratore di Gambero Rosso per la regione Alto Adige. “Sono 15 anni che assaggio tutti gli anni l’Alto Adige – spiegava Frasson – e l’idea che mi sono fatto è che la zona tra Andriano e Caldaro sia quella che meglio riesce a trasmettere il carattere alpino del Pinot Bianco.”
La storia di un progetto familiare
Tutto è iniziato nel 1993, quando Dieter insieme al padre Josef decise di vinificare per la prima volta parzialmente in legno il Pinot Bianco. Un progetto audace per l’epoca, quando tutti puntavano su Chardonnay e Gewürztraminer. “A me e mio papà – raccontava Dieter – lo Chardonnay non piaceva, per questo siamo stati visti come diversi. Abbiamo sofferto molto perché sul mercato italiano era molto più facile vendere lo Chardonnay. Mi ricordo i miei primi Vinitaly all’inizio degli anni ’90: su 20 clienti che passavano chiedevano se avevamo Gewürztraminer o Chardonnay, la risposta era sempre no, niente. La via più facile sarebbe stata piantare altro, ma abbiamo sopravvissuto lo stesso.”
Sei ettari nel cuore della zona del Lago di Caldaro, tra i 500 e i 600 metri, su terreni calcarei sassosi dove l’acqua scola via rapidamente. Vigneti vecchi, alcuni piantati già negli anni ’80, che oggi rappresentano la capacità produttiva dell’azienda: circa 15.000 bottiglie all’anno del Weissburgunder Klaser Salamander. “Questo numero è rimasto sostanzialmente uguale – sottolineava Dieter – Non è che il successo ci ha fatto aumentare la produzione. Quella è la capacità per fare un vino con queste caratteristiche.”
Dal 2007 il Klaser viene imbottigliato come Riserva, dal 2016 porta il nome Salamander. Il colore dorato che il vino assume dopo 20 mesi di permanenza sui lieviti ricorda i puntini delle salamandre che popolano i boschi sopra i vigneti. Per celebrare i 30 anni, l’edizione 2022 presentava la salamandra in rilievo sull’etichetta.

La verticale: nove annate, nove storie
Si partiva dalla 2022, l’annata in commercio. “Vendemmia calda, grassa, piena, matura – commentava Frasson – Il valore sta nel rispettarla.” Al naso frutto generoso, maturo. In bocca volume e grassezza, ma con quella sferzata di acidità che riesce a dare tensione.
Con la 2021 cambiava tutto. “Una delle più grandi vendemmie che l’Alto Adige abbia avuto – secondo Frasson – Tutto arrivato al momento giusto.” Il naso più giovanile, chiuso, con quella riduzione minerale che è carattere, non difetto. “Ma in bocca… questo è un vino che si appoggia sulla solidità. Croccante, quasi tagliente nell’incisività acida.”
La 2019 portava su un altro pianeta: annata fresca e piovosa, solo il 25% della produzione normale. “Un vino giocato in punta di piedi, sussurrato – spiegava Frasson – L’acidità è protagonista. È tutto in tensione, l’esatto contrario del 2022.”
Il confronto che emozionò
Con la 2016 si faceva il primo salto temporale: dieci anni. “Quello che colpisce – notava Frasson – è una vitalità quasi elettrica che da un vino di 10 anni non è così normale.” Naso molto chiuso, lento nel concedersi. Ma in bocca ricco, con quella parte minerale-salina che prevale sul frutto. “In un momento proprio bello da godere: ha perso la parte più giovanile ma non è ancora entrato completamente nell’invecchiamento.”
E poi arrivava il confronto che Frasson definiva “il più interessante”: 2016-2015-2014, tre annate consecutive e tre pianeti completamente diversi. La 2015 calda come la 2022: colore brillante, bocca larga e avvolgente. La 2014 invece era “l’unicorno”. “Tantissime aziende non hanno prodotto le Riserve – ricordava Frasson – Un’estate difficile, settembre salvifico.”
Il risultato? “Profilo assolutamente atipico. I contorni mi fanno pensare più a un Riesling che a un Pinot Bianco. C’è la parte da idrocarburi. È l’annata che marca più di tutto.” Al tavolo si sentiva un mormorio di sorpresa, le belle sensazioni di condivisione che regala una verticale.
La 2013 si presentava perfetta, in ordine. Bella espressione aromatica, fresco, compito eseguito alla perfezione.
Diciotto anni e non sentirli
Dulcis in fundo, la 2007. Diciotto anni di bottiglia. Il colore più carico rispetto alle altre annate, ma la vitalità tutta presente. “La parte aromatica ovviamente fa sentire questi anni in più – commentava Frasson – ma vino ancora in piena spinta, non è in fase discendente.”
“Tutte le annate fresche stanno vive più a lungo – sottolineava Dieter – Il 2007, il 2013 sono ancora buone da bere. Le annate calde sono già più sedute.”
Si chiudeva con l’assaggio della 2023, giovanissima, bella acidità, salata, croccante. Tutto da scoprire.
Filosofia e territorio
“20 mesi sui lieviti – spiegava Dieter – Tutti i nostri vini sono sempre un po’ chiusi all’inizio. Se lo mostro in riduzione ha un’evoluzione molto più lunga. È la mia filosofia: tenerli chiusi pensando sempre all’invecchiamento.”
“Se prendete la fotografia di quello che abbiamo assaggiato – osservava Frasson – non ci sono picchi in una direzione o nell’altra. L’azienda ha avuto la capacità di accompagnare il vino rimanendo fedele a una certa idea.”
E poi la riflessione che chiudeva il cerchio: “Non esiste un angolo del mondo dove il Pinot Bianco sia il vitigno più importante. Chardonnay ha la Borgogna, Riesling la Germania, Sangiovese la Toscana. Il Pinot Bianco non ha una patria. L’Alto Adige può dire: è il nostro vitigno bandiera.”
“La zona Andriano-Caldaro è molto vocata per il Pinot Bianco – sottolineava Dieter con orgoglio – Il terreno, il clima, il sole che tramonta presto. Oggi possiamo dire: abbiamo creduto in un vino che adesso è di moda, ma allora era difficilissimo.”
Durante la degustazione Dieter ha più volte sottolineato come le nuove generazioni portino nuove idee in azienda, mantenendo però salda la filosofia che ha reso grande il Klaser Salamander. Trenta anni, tre generazioni della famiglia Sölva, stessa passione. E quella salamandra dorata che continua a brillare nei bicchieri.

I vini di Weingut Niklas sono nel catalogo Visconti 43 di Gruppo Meregalli.
© Riproduzione riservata



