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Branca ospita il World Amaro Day: tavola rotonda su mercato e futuro dell’amaro

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Nella storica sede milanese di Fratelli Branca Distillerie, l’amaro italiano è stato protagonista della seconda edizione del World Amaro Day, evento che ha coinciso con il 180° anniversario dell’azienda. Una giornata di confronto tra produttori, esperti di settore e professionisti del bar che ha messo al centro la categoria degli amari come simbolo del saper fare italiano.

L’eredità di 180 anni di storia

“Un traguardo che ci riempie d’orgoglio e che ci ricorda ogni giorno la forza di un motto che da sempre ci guida: ‘Novare Serbando’, innovare restando fedeli alla tradizione”, ha dichiarato Niccolò Branca, Presidente Esecutivo di Fratelli Branca Distillerie. “L’amaro è un linguaggio che parla di emozioni, di comunità, di tempo. È la nostra storia, ma anche la nostra eredità per il futuro.”

Niccolò Branca
Niccolò Branca

Durante l’evento, Branca ha sottolineato come l’azienda abbia attraversato due secoli custodendo un sapere nato nel 1845 dall’intuizione di Bernardino Branca. “Siamo grati a tutti i parenti del passato che hanno dovuto affrontare tantissime difficoltà, malattie, guerre. Anche ai collaboratori dell’epoca e a quelli di oggi che hanno creduto nel sogno del capostipite“, ha aggiunto il Presidente.

La categoria amari tra tradizione e nuove generazioni

Francesco Vena, amministratore delegato di Lucano 1894 e ideatore della prima edizione del World Amaro Day, ha posto l’accento sul valore culturale della categoria. “L’amaro è un racconto di famiglia e di territorio che continua a evolvere insieme al Paese. Molte di queste imprese hanno una storia di famiglia, di territorio, di lotte e situazioni che dovevano essere fronteggiate”, ha spiegato Vena. “L’amaro deve trascendere i brand. Vi chiediamo per una volta di non pensare al proprio brand, ma alla categoria nel suo insieme.”

Niccolò Branca, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Branca e Francesco Vena, Amministratore Delegato di Lucano 1894

Vena ha evidenziato come le nuove generazioni siano meno orientate verso questo mondo: “Probabilmente non è arrivata la storia che c’è dietro, la complessità di un prodotto del genere. Il consumatore vuole sapere tutto, quindi bisogna fare disclosure totale, raccontare quello che siamo. Creiamo più sommelier dell’amaro, cerchiamo di creare nuovi cultori per augurare ancora centinaia di anni all’amaro.”

Il punto di vista del bartending

Edoardo Nono, bartender e proprietario di due locali a Milano, ha offerto la prospettiva di chi l’amaro lo serve quotidianamente: “Sono un osservatore privilegiato perché serviamo i vostri prodotti e abbiamo la possibilità di decidere che cosa proporre. L’amaro ha una credibilità pazzesca. Quando ho iniziato negli anni ’80, gli amari che c’erano allora sono ancora gli stessi oggi, non sono cambiati una virgola. La qualità del prodotto amaro italiano era già un punto di riferimento.”

Nono ha raccontato l’evoluzione della categoria nella mixology: “L’amaro rappresentava una tavolozza di colori italiana da utilizzare nei cocktail. Questa è la storia eccezionale di un Paese che ha uno sviluppo verticale affacciato al mare, dove abbiamo la disponibilità di erbe autoctone raccolte e l’affaccio sul mare che ha dato la contaminazione delle spezie arrivate dall’Oriente. Ci ha dato una tradizione unica al mondo che nessun altro riesce ad avere.”

Un comparto in crescita

Il World Amaro Day ha presentato dati significativi sul mercato italiano. Secondo NielsenIQ, il mercato degli amari in Italia ha raggiunto oltre 144 milioni di euro da gennaio a settembre 2025 in GDO. I volumi rispetto al 2019 pre-Covid sono cresciuti del 6%, sintomo di un maggiore consumo domestico.

I dati Nomisma indicano una filiera degli spirits che genera un impatto complessivo di oltre 5 miliardi di euro con un effetto moltiplicatore pari a 4,5: per ogni euro di valore aggiunto creato dalle imprese della filiera se ne producono complessivamente 4,5 nel sistema economico italiano.

Un mercato che si diversifica

I dati NielsenIQ evidenziano anche una crescente diversificazione del mercato: nel 2025 le varietà di amari vendute in GDO hanno raggiunto 543 referenze, con un incremento di 59 varietà rispetto al 2021. Un segnale che i consumatori cercano sempre più prodotti diversificati, mentre i top 10 brand mantengono una quota dell’83,8% del mercato negli ultimi cinque anni.

L’indagine Nomisma sul turismo industriale sottolinea inoltre il ruolo degli amari come ambasciatori del made in Italy: 6 stranieri su 10 considerano il settore food & beverage il più rappresentativo dell’eccellenza italiana. Per quanto riguarda i musei d’impresa come la Collezione Branca, il 52% degli italiani e il 58% degli stranieri dichiarano interesse verso la conoscenza dei metodi di produzione, mentre cibo, vino e spirits rappresentano il 49% dell’interesse tra le caratteristiche delle località italiane visitate.

Le voci del settore

All’evento hanno partecipato numerosi esperti del comparto. Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca, ha sottolineato come “la forza del made in Italy risieda nella capacità di fare sistema, costruendo alleanze solide tra industria e distribuzione.”

Francesca Migliarucci, vicedirettore di Federvini, ha evidenziato come il comparto spirits italiano conti oltre 600 imprese con un fatturato di circa 6 miliardi di euro e quasi 2 miliardi di export, ma debba affrontare nuove sfide globali come i dazi USA al 15% applicati ai liquori dal 7 agosto scorso e la revisione della dichiarazione politica ONU sulle malattie non trasmissibili prevista entro fine anno. Emanuele Di Faustino (Nomisma) e Luca Gerosa (NielsenIQ) hanno mostrato come l’amaro stia vivendo una nuova stagione di successo, trainata dall’interesse delle giovani generazioni e dal consumo fuori casa.

Virgilio Romano (Circana) e Antonio Portaccio (Italgrob) hanno raccontato il ruolo strategico dei canali Horeca e GDO nel promuovere la qualità italiana, mentre Nicola Olianas ha testimoniato la rinascita dell’amaro nel mondo della mixology contemporanea.

Rocco Orefice (Marchi Storici) ha ricordato che “ogni marchio che attraversa il tempo custodisce una parte della memoria collettiva del Paese. Proteggerla significa guardare avanti.”

La Collezione Branca: memoria d’impresa

Marco Ponzano, consulente Collezione e Torre Branca, ha valorizzato la Collezione Branca, inaugurata nel 2009 nello storico stabilimento di via Resegone a Milano e recentemente riconosciuta da Regione Lombardia tra i Musei storici d’impresa. Un percorso di oltre mille metri quadrati che racconta 180 anni di visioni, manifesti, strumenti e passioni.

Collezione Branca
Collezione Branca

“Custodire la memoria significa dare forma all’avvenire”, ha concluso Niccolò Branca. “Ogni bottiglia, ogni gesto, ogni storia ci ricorda che innovare non è dimenticare: è continuare a credere.”

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