Tratto dalla nota di congiuntura mondiale OIV del marzo 2010 relativa ai dati statistici del settore per il 2009
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SOMMARIO: La superficie viticola mondiale totale dovrebbe diminuire tra il 2008 e il 2009 di 93 mha (-1,2%) e attestarsi attorno a 7.636 mha. La produzione mondiale di vino del 2009 (esclusi succhi e mosti) si può inquadrare tra 262,4 e 269,6 Mio di hl, cioè tra -1,9 et +0,8 % rispetto al 2008. Si tratta di una produzione globale di vini che può essere definita debole. Il consumo mondiale di vino 2009 è stimato tra 230,6 e 242,5 Miohl, ovvero 236,6 Miohl in media, ovvero -2.8% rispetto al 2008 Il mercato mondiale delle esportazioni di vini raggiunge nel 2009 gli 86,1 Miohl, ovvero -3,6% sul 2008.
Periodo di riferimento: aprile 2010
1.1 In seno all’UE a 27
L’evoluzione del vigneto comunitario conosce il primo anno d’attuazione del nuovo regolamento comunitario. Questa nuova organizzazione comune di mercato prevede infatti che a partire dalla campagna 2008/2009 e fino alla campagna 2010/11, i viticoltori potranno beneficiare di un premio per l’abbandono definitivo, sulla base della sola volontà individuale dei richiedenti ma nel quadro di un contingente di bilancio, che permette globalmente di estirpare in 3 anni 175 mha. Questa procedura si è realizzata dunque successivamente al raccolto 2008 e influenza il potenziale di produzione 2009 dell’UE. Inoltre, questa implementazione, accompagnata da un livello di premio particolarmente interessante all’inizio del periodo, ha portato i produttori degli Stati membri a richiedere di poter beneficiare di tale misura in proporzioni molto elevate: infatti, a livello dell’UE a 27 sono state effettuate 160 mha di richieste di abbandono definitivo. Considerando il bilancio per questo primo anno di applicazione della misura/del provvedimento, il coefficiente di ribasso/riduzione applicato a queste richieste è stato del 54,1%, tanto che alla fine sono stati dichiarati ammissibili al finanziamento comunitario 73 mha.
In effetti, l’esame dell’evoluzione delle superfici coltivate nei grandi paesi dell’UE mostra che la riduzione registrata è di poco superiore a quella indotta dall’applicazione di questa sola procedura. Il principale paese interessato è la Spagna, dove la riduzione complessiva del vigneto è di 52 mha (di cui 43 mha con premio comunitario), ovvero un calo complessivo del 4,5% / 2008. Il vigneto italiano subisce, a sua volta, una riduzione rotale stimata a 16 mha (-1,9%), di cui quasi 12 mha attribuibili al premio UE. Si noti che la serie relativa all’evoluzione di questo vigneto è stata un po’ turbata, a partire dal 2008, da un nuovo metodo di contabilizzazione delle superfici coltivate che esclude gli spazi di manovra delle macchine. La Francia che, ricordiamolo, prima dell’implementazione dell’attuale regolamento comunitario, aveva iniziato un movimento di ribasso del proprio vigneto con l’aiuto dei premi previsti nel precedente piano comunitario, vede il proprio vigneto ridursi nuovamente di 12 mha (di cui poco più di 10 mha con l’accompagnamento dei premi del nuovo regime di abbandono definitivo). Il vigneto Bulgaro diminuirebbe di 5 mha, quello del Portogallo 3 mha e quello dell’Ungheria di 2 mha. Gli altri vigneti comunitari rimangono quasi stabili. Così, il vigneto dell’UE a 27 dovrebbe scendere di circa 94 mha, ovvero il 2,5% tra il 2008 (3798 mht) e il 2009 (3.704). Quasi l’80% di questa evoluzione è accompagnata dal versamento del premio nuovo regime comunitario.
1.2 Fuori dell’UE a 27
Gli elementi d’informazione utilizzati per questa quantificazione sono precisati nella tabella in questione. Queste informazioni mostrano che, globalmente e sempre mantenendo la riserva sul carattere estimativo, dopo il 2005, dell’evoluzione del vigneto cinese, il vigneto extracomunitario è praticamente stabile, nonostante i vigneti argentini, cileni e neozelandesi continuino a crescere ad un ritmo moderato. Infatti, i vigneti turchi e africani subirebbero una leggera erosione. Va osservato che, se in prima analisi in Australia il potenziale di produzione viene mantenuto, gli esperti dicono che alcune migliaia di ettari non sono state raccolte, e che, senza che sia previsto un meccanismo di sostegno finanziario per una riduzione di questo vigneto, è allo studio l’opportunità di implementare le procedure di supporto decisionale ai viticoltori interessati. Queste informazioni suggeriscono che potrebbe verificarsi una prossima riduzione del vigneto, e questo dopo quasi 2 decenni di crescita. Così, complessivamente, fuori dall’UE a 27, il vigneto raggiungerebbe, nel 2009, 3.932 mha, ovvero una superficie pressoché uguale a quella del 2008 (3.931 mha: dato provvisorio).
Così, la superficie viticola mondiale totale, (ovvero incluso le superfici non ancora in produzione o non raccolte) per queste evoluzioni, particolarmente notevoli nell’UE a 27, dovrebbe diminuire tra il 2008 e il 2009 di 93 mha (-1,2%) e attestarsi attorno a 7.636 mha.
2. LA PRODUZIONE GLOBALE DI VINO NEL 2009
Si tratta di quella derivata dalle uve raccolte nell’autunno 2009 nell’emisfero nord e nella primavera dello stesso anno nell’emisfero sud.
2.1 In seno all’UE a 27
La produzione 2009 è da classificare con quelle del 2007 e del 2008 fra le produzioni di vino più deboli di questi ultimi quindici anni per l’UE a 15 come per l’UE a 27. La produzione 2009 raggiungerebbe infatti, come nel 2008, esclusi succhi e mosti, 147,1 Miohl per l’UE a 15 e 159.8 Miohl (contro 159,3 nel 2008) per l’UE a 27. In seno all’UE a 15, relativamente alla produzione del 2008, le evoluzioni sensibili quantitativamente sono localizzate soprattutto in Francia (+3,9 Miohl vinificati, ma in riferimento alla produzione vinicola 2008 che, con 41,64 Miohl, era la più debole produzione di questo paese dal 1991) e in Spagna dove è attesa una riduzione di 3,4 Miohl / 2008, ma, secondo gli esperti, tale riduzione potrebbe rivelarsi, alla fine, meno importante. Registriamo cali non trascurabili, in termini relativi, in Germania e in Austria, mentre la produzione italiana conoscerebbe una modesta crescita pari di 0,7 Miohl.
2.2 Fuori dell’UE a 27
Sull’insieme composto dai principali paesi dell’emisfero sud, dagli USA e dalla Svizzera (e sempre in assenza di informazioni congiunturali circa l’importanza della produzione cinese), il livello di produzione (esclusi succhi e mosti) raggiunto nel 2009 dovrebbe essere intermedio tra il 2007 e il 2008: 70,1 Miohl contro rispettivamente 68,5 e 72,1 Miohl. Tale evoluzione globale è il risultato di evoluzioni contrastanti:
…Gli USA registrerebbero una produzione di vini 2009 considerevole e in netto aumento rispetto alla produzione abbastanza modesta del 2008 (20,6 Miohl esclusi succhi e mosti, contro 19,33 Miohl, ovvero: +6,6%). Senza ulteriori informazioni generali dal mese di ottobre, ricordiamo che questo risultato non si ottiene da una produzione complessiva di uva fresca, ma da un orientamento di una percentuale crescente di queste uve verso la vinificazione, sapendo che la produzione di uva da tavola, ma soprattutto di uve passe, è tradizionalmente importante in questo paese.
…Ina America del Sud, l’evoluzione 2009 / 2008 è molto contrastata. Il Cile, infatti, conosce nel 2009 un raccolto record che si avvicina ai 10 Miohl (9,7 miohl, ovvero +13,7% / 2008), mentre in Brasile e in Argentina il ribasso è considerevole, anche se in quest’ultimo paese, tale flessione è stata attenuata da un calo della quota di mosti e succhi conservati: rispettivamente -19,9 e -17,3% / 2008. Si noti, peraltro, che il recente terremoto in Cile non ha compromesso la vendemmia 2010, ma ha causato perdite di stock per un valore prossimo a 1, 25 Miohl!
…In Sud Africa è stato implementato un meccanismo, simile a quello osservato in Argentina, per limitare il calo della produzione vinificata, che si mantiene così a circa 9,8 Miohl (-3,7% / 2008), il che resta un livello elevato.
…Infine, se le produzioni svizzere e neozelandesi mantengono il loro livello del 2008 (livello, ricordiamolo, storicamente alto in Nuova Zelanda), in Austria la produzione 2009 riscontrerà probabilmente un calo non trascurabile, in termini relativi, rispetto a quella del 2008 (-6,7%). Tuttavia, questo livello di produzione si rivela superiore rispetto a quello che lasciavano intendere le prime stime.
Così, tenuto conto di un’ipotesi di variabilità più o meno del 10% sul livello di produzione di vini dell’anno 2008 raggiunto dai paesi per i quali non disponiamo di informazioni per l’anno 2009, la produzione mondiale di vino del 2009 (esclusi succhi e mosti) si può inquadrare tra 262,4 e 269,6 Mio di hl, cioè tra -1,9 et +0,8 % rispetto al 2008 (quasi 266 Miohl in media di stima: -1,4 Miohl / 2008). Si tratta dunque di nuovo di una produzione globale di vini, simile in quantità prodotta a quella del 2001, 2003, 2007 e 2008, che può essere definita debole, in particolare nell’Unione Europea.
3. IL CONSUMO GLOBALE DI VINO NEL 2009
3.1 Nella UE
Non disponendo ancora di informazioni congiunturali sui livelli di consumo dei nuovi membri dell’UE, portiamo avanti, ancora per quest’anno, un monitoraggio dell’UE a 15. Particolarmente influenzato dalla crisi economica mondiale, il consumo globale di vino nell’UE a 15 (tabella n.6) registra un calo particolarmente marcato tra il 2008 e il 2009 (-5,8 Miohl, ovvero -4,6% / 2008), sapendo che questo si era già manifestato dalla seconda metà del 2008 (-2,3 Miohl, ovvero -1,8% / 2007). In questo modo i paesi tradizionalmente grossi produttori e consumatori hanno accentuato il ritmo del calo del loro consumo e registrano, in prima stima, importanti cali nella domanda: -1,7 Miohl in Italia, -1,5 Miohl in Spagna, -0,9 Miohl in Francia tra 2008 e 2009. La crisi si ripercuote anche sulla domanda di alcuni paesi importatori, primi tra tutti la Germania (-0,5 Miohl / 2008) e il Regno Unito (-0,8 Miohl), i quali non riescono più a compensare congiunturalmente, e nemmeno parzialmente, come succedeva nel passato recente, la tendenziale evoluzione al ribasso osservata nei paesi tradizionalmente vinicoli. In prima stima, il consumo dell’UE a 5 arretrerebbe nel 2009 fino a raggiungere i 120,2 Miohl contro i 126,0 Miohl del 2008 e i 128,3 Miohl del 2007. (Reminder: consumo medio dell’UE a 15 sul periodo 2001-2005: 129,0 Miohl).
3.2 Fuori dell’UE
Fuori dall’UE a 15, per i paesi monitorati, l’influenza della crisi si fa sentire, eccetto, in prima stima, per un ristretto numero di paesi quali la Svizzera, l’Australia o la Repubblica Ceca, sapendo che, per questi ultimi 2 paesi, la recente evoluzione della domanda assisteva ad una progressione interannuale abbastanza sensibile. Così negli USA ….si registrerebbe in prima stima un calo della domanda abbastanza importante attestatosi a -0,7 Miohl, ovvero al -2,5%, tra il 2008 e il 2009. Se il consumo neo-zelandese si mantiene ad un livello elevato subendo un lieve sfaldamento e il consumo brasiliano ritrova nel 2009 il proprio livello del 2007, sensibili cali della domanda vengono registrati anche in Argentina (-0,4 Miohl) e Sudafrica (-0,15 Miohl).
Tali evoluzioni portano, tenuto conto dell’utilizzo dello stesso metodo di stima utilizzato per le produzioni di vino, ad attestare il consumo mondiale di vino 2009 tra 230,6 e 242,5 Miohl, ovvero 236,6 Miohl in media di stima / 2008: -6,8 mhl, ovvero -2.8%.
Si tratta dunque di un calo avvenuto in conseguenza di un primo ripiego di 3,8 Miohl tra il 2007 e il 2008, in un contesto di aumento della domanda mondiale di vino prevista dopo la metà del decennio 1990. In questo modo in 2 anni il settore avrà subito , in termini di ordine di grandezza, un calo di circa 10 Miohl del consumo mondiale di vino verosimilmente legato alla generale crisi economica.
4. LIVELLO DI EQUILIBRIO DEL MERCATO DEL VINO NEL 2009
Misurato in modo sommario mediante la differenza tra la produzione e il consumo mondiale di vino, tale livello di equilibrio nel 2009 sarebbe compreso tra 19,9 e 38,9 Mio di hl, ovvero 29,4 Miohl in media di stima (+22% / 2008), da paragonare con i 24,0 Miohl nel 2008 e i 18,9 Miohl nel 2007. Così nel 2009, nonostante la debolezza della produzione mondiale, i mercati dei brandy e degli impieghi industriali del vino dovrebbero poter essere approvvigionati senza bisogno di ricorrere in maniera preponderante agli stock, in particolare di alcol di origine vitivinicola, il cui livello si sarebbe verosimilmente ridotto durante le 2 campagne precedenti, combinando contemporaneamente le raccolte di modesta entità e il livello della domanda di vino. Tale situazione congiunturale risulta essere la norma sul piano teorico poco propizia ad un aumento dei prezzi sul mercato dei VDT senza indicazione geografica
5. EVOLUZIONE DEI PREZZI SU ALCUNI MERCATI ALLA PRODUZIONE
E’ possibile osservare che in seguito ad una ripresa dei prezzi dei vini da tavola senza indicazione di provenienza in Francia, in Italia e in Spagna a partire dall’inizio della campagna 2007/2008, legata alla rarefazione delle disponibilità (dopo le scarse produzioni globali 2007 e 2008), un calo della domanda che si fa sentire dalla seconda metà dell’anno civile 2008 comporta un’inversione di tendenza dei prezzi, che si protrae fino all’inizio del 2010 nonostante il succedersi di 3 scarse annate di produzione (dal 2007 al 2009 compresi). In considerazione dell’esiguità del mercato dei VDT bianchi senza indicazione geografica (IG) in Francia, che rendono difficoltosa l’interpretazione dell’evoluzione dei relativi prezzi, l’unica eccezione riscontrabile in tale meccanismo globale è rappresentata dai prezzi dei vini rossi e rosati in Francia. Tale fenomeno è verosimilmente accostabile allo scarsissimo livello produttivo del 2008 in questo paese, che ha davvero ridotto in maniera notevole il livello di disponibilità, rimasto poi scarso all’inizio della campagna 2009/10 (la produzione 2009 in Francia può essere qualificata come modesta), e che consente di capire per quale motivo, nonostante il calo della domanda, i prezzi di tali vini non hanno subito modifiche dalla fine del 2008. Tale calo di domanda, legato alla crisi, è stato d’altronde amplificato dall’evoluzione dei tassi di cambio e dalle difficoltà già riscontrate o anticipate in materia di sicurezza di pagamento circa le esportazioni verso certi mercati di destinazione quali la Russia. Tali meccanismi assumono una maggiore importanza man mano che una quota crescente di tali vini viene destinata all’esportazione, dal momento che il livello delle domande interne assiste ad un calo strutturale da svariati anni, ad eccezione dei vini rosati.
Databank cantine e distillerie
6. GLI SCAMBI INTERNAZIONALI NEL 2009
Il mercato mondiale, considerato qui come la somma delle esportazioni di tutti i paesi (considerando che i paesi monitorati hanno sugli scambi mondiali un’incidenza complessiva pari al 94%) raggiunge così nel 2009 gli 86,1 Miohl, ovvero -3,6% sul 2008.
Tale calo è il primo registrato dal 2000, se si considera che il livello del 2008 è in effetti molto vicino a quello del 2007 (rispettivamente di 89,25 contro 89,43 Miohl). Si fa dunque nuovamente sentire la crisi economica generale che, come già indicato, riduce la domanda, in particolare nei paesi importatori in cui il vino, prodotto non indispensabile nell’alimentazione umana, ha logicamente subito un calo in termini di volume. Ma l’impatto della crisi sugli scambi settoriali è soltanto in termini di volume. Le aziende dei paesi esportatori presentano, per semplificare al massimo, 2 diversi atteggiamenti: o cercare di mantenere i flussi e i livelli di domanda riducendo i prezzi medi destinati ai distributori, oppure mantenere tali prezzi medi rischiando che tali distributori riducano la domanda, sapendo che tramite il gioco di concorrenza che si svilupperà da parte delle aziende che avranno scelto (o che avranno potuto implementare a livello finanziario)il primo atteggiamento, la pressione al ribasso dei prezzi sarà forte.
Tale meccanismo si fonde con l’emergenza delle preoccupazioni ambientali offrendo ai distributori, ugualmente coinvolti dalla crisi, l’opportunità di rimpatriare una parte della creazione di valore cercando di imbottigliare i vini quanto più possibile vicino al luogo di consumo e attribuendosene eventualmente, al passaggio, una parte del valore d’immagine del prodotto. Di conseguenza, la crisi aumenta la tendenza, già segnalata l’anno precedente, di una parte crescente degli scambi basata sui vini sfusi. Ciò prevede il rafforzamento della complessità degli scambi, nei quali la quota dedicata alle re-esportazioni, in particolare nell’ambito degli scambi transcontinentali, assiste ad una crescita. A titolo d’esempio, in un contesto del genere un paese esportatore potrebbe preferire il fare transitare un’esportazione dei vini sfusi verso un paese vicino a quello di destinazione finale, paese di transito sul territorio del quale una prestazione (ad esempio di imbottigliamento o di groupage degli ordini) sarà effettuata da una delle sue filiali o da un’azienda del settore con cui sono stati adottati accordi incrociati, prima della consegna al paese cliente finale.
La combinazione di tali meccanismi (crisi, preoccupazione ambientale e opportunità marketing) comporta, nella filiera vitivinicola mondiale, un cambiamento di localizzazione nella creazione di valore, favorevole a far sì che essa si avvicini geograficamente ai luoghi di distribuzione e di consumo. Tale combinazione di fattori, se dovesse perdurare, potrebbe porre altresì il quesito, a scadenza più o meno breve, della sostenibilità di alcuni vigneti. Così, conformemente a quanto detto sopra, i paesi che, nel 2009, hanno incrementato le proprie esportazioni hanno, nella quasi totalità dei casi, consentito un incremento relativo della quota delle loro esportazioni di vini sfusi, comportando in parallelo una crescita nettamente inferiore, ovvero un calo del valore globale di tali esportazioni.
Così succede per l’Italia che, nel 2009, con 18,6 Miohl esportati, conferma nettamente la propria posizione di primo esportatore mondiale in volume, ma anche per il Cile, che raggiunge il livello record di 6,9 Miohl esportati (+1,0 Miohl / 2008), e l’Australia che 2009 ritrova quasi completamente il suo livello record di esportazione del 2007 (7,75 Miohl nel 2009, 7,86 Miohl nel 2007). Al contrario, paesi quali la Spagna, con 14,4 Miohl esportati nel 2009 (-11% / 2008), o la Francia con 12,5 Miohl (-9% / 2008), che hanno previsto di mantenere il loro flusso di esportazione di vini imbottigliati subiscono un netto calo della loro performance in termini di volume, oltre ad una certa erosione della valorizzazione unitaria media delle loro esportazioni per mano della concorrenza. Anche gli USA assistono ad un calo in termini di volume delle loro esportazioni, valutato in prima stima, a -16% (3,9 Miohl nel 2009). Per quanto riguarda l’Argentina, avendo assistito ad un forte progresso in questi ultimi anni, sulla base di esportazioni prevalentemente costituite da prodotti dallo scarso margine unitario (vini sfusi, in tanichetta o brick), e svantaggiata da un calo della produzione, pare non abbia potuto accrescere ulteriormente la quota di tali prodotti nelle proprie esportazioni, subendo in pieno la crisi: 2,8 Miohl esportati (-32% / 2008).
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