In una recente intervista realizzata dal Corriere Economia il nuovo AD di MZBG Pierluigi Tosato ha delineato le linee strategiche di rafforzamento e rilancio del gruppo veneto, dopo l’ingresso del fondo QuattroR che oggi controlla la maggioranza del capitale di MZBG. Di seguito riassumiamo i punti più significativi dell’intervista.
«Pensiamo di chiudere quest’anno con ricavi a 1,2 miliardi contro gli 1,050 del 2024 e gli 1,1 miliardi del 2023 — dice Tosato —. Soprattutto, contiamo di arrivare a 80 milioni di margine operativo lordo dai 62 milioni dell’anno prima. Il piano industriale 2025-2028 prevede di raggiungere un margine operativo lordo di 110 milioni, con il giro d’affari a un miliardo e mezzo. Altri obiettivi sono salire con l’ecommerce e portare il food service dal 45% al 55% del fatturato. Non è il momento delle acquisizioni, ci concentriamo su quello che c’è e non vogliamo rincorrere i volumi a tutti i costi — dice Tosato —. Puntiamo molto sull’Italia, dove si può fare molto bene».
Riduzione dell’indebitamento
«In quest’anno e mezzo abbiamo ridotto i debiti: la posizione finanziaria netta al 31 maggio scorso era di 350 milioni contro i 421 milioni del dicembre 2023. Inoltre, con l’ingresso del fondo Quattro R la società ha avuto un aumento di capitale da 102 milioni, fondamentale. I fondi sono ancora visti da alcune aziende come speculatori, invece possono portare sviluppo».
Il taglio dei costi
Oggi MZBG ha nel mondo 40 filiali, 20 stabilimenti, 400 negozi in franchising e 3 mila 300 dipendenti, «un centinaio in meno del 2024, soprattutto negli Usa: uscite concordate». Sono stati inoltre tagliati i rami secchi. Sono state unificate due fabbriche negli Stati Uniti, portando in Virginia anche la produzione che era nel New Jersey, ed è stata chiusa la filiale in Grecia. È stata infine interrotta la sponsorizzazione della squadra di basket Virtus, liberando 13 milioni di euro.
Rebranding
Poi c’è il rebranding, «Il marchio va rinfrescato — dice il ceo —. Con i 13 milioni che si liberano dalla sponsorizzazione della Virtus useremo altre leve di marketing. Nel 2026 usciremo con un nuovo posizionamento, guardiamo di più ai giovani. Non vogliamo essere un’altra Lavazza o un’altra illy, né cadere negli stereotipi italiani».
I dazi in fattura
Il 90% dei ricavi continua a venire dal resto del mondo, in testa gli Stati Uniti. Qui il gruppo conta di rafforzarsi con «un piano nel food service», bar e ristoranti, malgrado i dazi: «Anzi, avere una produzione locale può essere un elemento di vantaggio sui concorrenti», dice il manager, che annuncia anche di avere appena siglato un accordo per una joint venture in Arabia Saudita, al 75%, con un operatore del food service al 25%. E di cercare l’espansione anche in Asia.
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Per quanto riguarda i dazi Usa introdotti da Donald Trump, la novità è che la società ora li inserisce in fattura, per trasparenza, con la riga «tariffe».
«I dazi per ora non hanno avuto un impatto sulla nostra attività, abbiamo continuato a vendere caffè — dice il ceo —. L’unico neo può venire dall’importazione negli Usa di caffè dal Brasile, dove Trump ha portato i dazi al 50% dal primo agosto. In ogni caso, il costo sarà trasferito sul consumatore. Abbiamo deciso di mettere in chiaro sulla fattura la riga tariffe, perché il costo sia esplicito. Ma per noi non è credibile che si mantengano a lungo i dazi del 50% contro il Brasile».
Fonte: www.corriere.it/economia/aziende/