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Già di per sé una pandemia non è esattamente un dettaglio da trascurare. Se si considera anche il disastro ambientale causato dai roghi di inizio gennaio, l’Australia sta vivendo un 2020 di passione. Ciononostante, il settore vinicolo, eccellenza del continente, ha le idee chiare sul futuro: il piano strategico per la crescita e il consolidamento del mercato guarda addirittura ai prossimi trent’anni.

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Vision 2050 è il nome del piano, creato da Australian Grape & Wine in collaborazione con Wine Australia, le due più importanti entità di settore del territorio. Il segmento del vino australiano è triplicato dal 1991 al 2007, passando da 400 milioni di litri a 1.2 miliardi, per un totale di 5 miliardi di dollari australiani nel 2007. L’export ha fatto ancora meglio, passando dai circa 200 milioni di valore ai 3.04 miliardi del 2007. Da allora gli ostacoli si sono moltiplicati: crisi finanziaria, deprezzamento del dollaro australiano e sanguinosa competizione di altri colossi del vino nel mondo come Italia, Spagna, Francia, Cile, Argentina, Sud Africa.

Come se non bastasse, nei primi mesi del 2020 si è assistito a un susseguirsi di eventi catastrofici: i bushfires, gli incendi selvaggi che hanno devastato le coste a gennaio, e il COVID-19 hanno posto enormi barriere allo sviluppo. All’orizzonte inoltre non è che ci sia uno scenario troppo roseo: il cambiamento climatico è in rampa di lancio, e anche i gusti dei consumatori cambiano, con una maggiore inclinazione a sperimentare nuovi prodotti, dalle bevande ai distillati. Gli strumenti per combattere le difficoltà e continuare a perseguire l’estrema qualità del prodotto, però, ci sono eccome: su tutti, turismo enogastronomico e i rapporti con l’estero.

“Per poter sostenere la sfida”, si legge nei comunicati di Vision 2050, il settore vinicolo deve essere profittevole, così da poter investire in ricerca e sviluppo, e attirare le personalità e i capitali necessari a renderlo un ambiente fertile per l’impresa. Il mondo del vino australiano ha le carte in regola per produrre a livelli di estrema qualità, con terreni in abbondanza e ampi spettri climatici. Questo eccellente potenziale sarà il nostro motore negli anni a venire”.

Il cuore della strategia riguarda la crescita dell’industria in modo profittevole e sostenibile. Nel 2019, gli introiti totali della produzione del vino si sono assestati su circa 6.5 miliardi di dollari australiani; l’obiettivo per il 2050 è di 15 miliardi. Stesso discorso per l’apporto totale della filiera del vino all’economia del paese: dai 45 miliardi di oggi, si vuole passare a 100 miliardi tra trent’anni. Enorme attenzione all’export: il 63% della produzione odierna viene distribuito in 119 paesi, e nel mirino c’è la scalata verso la prima posizione nei mercati del mondo. Al momento i vini australiani sono al terzo posto in Cina, al quarto negli USA, al terzo nel Regno Unito. Sono cinque, in definitiva, i pilastri della strategia:

  • Crescita in valore per generare profitto: “un incremento del 3% annuo in valore è un obiettivo stimolante ma raggiungibile”. La chiave sarà evidenziare la qualità del vino australiano: “Migliorare l’immagine e l’appeal del vino australiano permetterà di alzare i prezzi, un primo passo verso la definitiva consacrazione della nostra produzione”.
  • Eccellenza dal raccolto al consumatore: “Innovazione e formazione sono elementi critici per il successo di qualsiasi attività. Il settore vinicolo australiano è orgoglioso della sua storia, ma svincolato dalle tradizioni. Questo ci ha permesso di proporre alternative dinamiche e rispondenti al mercato, dal prodotto al packaging, passando per strategie sostenibili. L’innovazione è anche il motore per reagire alle problematiche tecnologiche recenti: cambiamento climatico, indisponibilità d’acqua, accesso ridotto a prodotti che salvaguardino la vite. Continueremo a sottolineare l’importanza della comunicazione e dell’educazione al prodotto, per rimanere ai massimi livelli mondiali”.
  • Presenza nel quotidiano dei cittadini australiani e difesa dell’ambiente: l’obiettivo è ottenere un certificato di emissioni zero e spreco zero entro il 2025. “Per avere successo, vogliamo essere rispettati e apprezzati per il nostro lavoro. In un mondo in costante cambiamento, il settore vinicolo deve dimostrare il proprio valore e l’apporto che fornisce al sistema economico: salvaguardando l’ambiente, collaborando con il governo per minimizzare i danni e le conseguenze relative al consumo d’alcool, e garantendo posti di lavoro e condizioni ottimali per i dipendenti”.
  • Focus sul mondo del lavoro: “Registriamo difficoltà nel reclutare nuovi lavoratori in vigna e in cantina, nonostante un incremento della domanda. Le aree di lavoro richieste sono in evoluzione: non sono più necessarie solo nozioni di agricoltura e tecniche di lavoro, ma amministrazione, economia, marketing, social media”.
  • Varietà e spirito di gruppo: un settore variegato, unificato però dall’obiettivo dell’eccellenza. “L’Australia ha come punto di forza una vasta varietà di microclimi, con altrettante diversificazioni in termini di suolo, vento, acqua. Questo si traduce in numerose piccole realtà produttive, che però devono coesistere e collaborare, anche e soprattutto finanziariamente, al prosperare dell’intero settore”.

fonte: beveragedaily.com

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