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Scandalo Moët Hennessy: la ex manager denuncia sessismo e ritorsioni


Moët Hennessy, la divisione vini e spiriti del gruppo LVMH, è al centro di un grave caso legale per molestie sessuali, discriminazioni di genere e cultura aziendale tossica, che coinvolge l’ex chief of staff Maria Gasparovic. Il caso, svelato da una lunga inchiesta del Financial Times, sta attirando l’attenzione dell’intera industria del beverage.


Il profilo della manager: tre anni nei vertici della distribuzione globale

La protagonista della vicenda, Maria Gasparovic, ha ricoperto per quasi tre anni il ruolo di chief of staff di Jean‑Marc Lacave, allora responsabile della distribuzione globale di Moët Hennessy. Una posizione strategica, a stretto contatto con i vertici aziendali, che le garantiva visibilità su decisioni operative e dinamiche interne.

Nel febbraio 2024, Gasparovic ha sporto formale denuncia interna per molestie, sessismo e discriminazione. A giugno, è stata licenziata. Ora ha intentato una causa presso il tribunale del lavoro di Parigi, chiedendo un risarcimento di circa 1,3 milioni di euro.


Le accuse: frasi sessiste e clima “da boys’ club”

Nel ricorso, Gasparovic racconta un ambiente di lavoro caratterizzato da comportamenti sessisti, battute volgari e bullismo organizzativo.

Tra gli episodi più gravi riportati:

Secondo la manager, la cultura aziendale era dominata da voci, maldicenze e urla, con dinamiche che ricordavano “una maison di moda degli anni ’90”, piuttosto che una moderna multinazionale.


Le conseguenze e la controffensiva legale

A seguito delle sue denunce, l’azienda avrebbe giustificato il licenziamento accusandola di comportamenti scorretti, tra cui una presunta chiamata sotto falso nome durante un’assenza per malattia. Accuse che Gasparovic nega categoricamente, definendole ritorsioni.

Moët Hennessy ha risposto con una controquerela per diffamazione, accusando l’ex dirigente di aver orchestrato una campagna stampa per danneggiare il brand a fini personali.


Il ruolo dei vertici: Philippe Schaus nella tempesta

Il caso tocca anche i massimi vertici del gruppo. L’ex CEO di Moët Hennessy, Philippe Schaus, non era il diretto superiore di Gasparovic, ma era gerarchicamente sopra Lacave, e dunque potenzialmente coinvolto nella gestione delle segnalazioni.

Nelle settimane successive all’esplosione del caso:


Denunce multiple e clima aziendale sotto accusa

Il caso di Gasparovic non sarebbe isolato. Secondo fonti interne, almeno quattro donne avrebbero presentato reclami simili prima di lasciare l’azienda. Alcune di queste controversie si sarebbero concluse con accordi riservati e risarcimenti economici. Inoltre, nel corso del 2024, circa 20 dipendenti di Moët Hennessy sarebbero stati in congedo per malattia prolungata, molti per motivi legati allo stress da ambiente lavorativo.


Il contesto economico e strategico: tagli e pressioni globali

Lo scandalo esplode in un momento già difficile per Moët Hennessy, alle prese con:


Un caso simbolo per il settore

Il procedimento giudiziario avrà luogo in autunno 2025 presso il tribunale del lavoro di Parigi, e potrebbe rappresentare un momento chiave per l’intera industria degli spirits. In gioco non c’è solo la reputazione di Moët Hennessy, ma il più ampio tema della cultura aziendale in grandi gruppi internazionali del beverage.

Fonte: www.ft.com/content/2411725d-383f-4832-bfc6-c33c730290e8

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