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Il 2024 sarà l’anno dei vini dealcolizzati? La domanda sorge legittima soprattutto in periodo di Dry January, la moda che vede il primo mese dell’anno astenersi dall’alcol, che sta generando da un lato un effetto di imitazione, dall’altra reazioni ficcate anche da parte della politica come in Francia, con in prima linea niente meno che il presidente Macron. Ma gennaio a parte, il fenomeno dei vini senza alcol sembra avere una domanda in crescita, per varie motivazioni. Da regimi alimentari che prediligono poche calorie, alle donne in dolce attesa, a motivazioni religiose, a persone astemie o con problemi di salute che non vogliono privarsi della possibilità di bersi un bel bicchiere.

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Ma è vino o non è vino? Il dilemma shakespeariano attanaglia tanto i fan quanto gli haters del vino no alcol. I suoi detrattori dicono che non sia vino, mentre chi cavalca l’onda no alcol guarda alle opportunità. Vino, vino spumate, vino spumante di qualità, vino spumante di qualità di tipo aromatico, vino spumante gassificato, vino frizzante e vino frizzante gassificato sono le tipologie di vino che possono essere dealcolate e la dealcolizzazione può essere di due tipi: totale o parziale. La prima se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non è superiore allo 0,5%, la seconda se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto è superiore allo 0,5% e inferiore al titolo effettivo minimo della categoria che precede la dealcolizzazione. Per i vini a Indicazione Geografica Protetta (Igp) o Denominazione di Origine Protetta (Dop) è autorizzata solo la dealcolizzazione parziale.

NORMATIVA Tra regolamenti, direttive e leggi non sempre è facile orientarsi. Da un lato c’è l’Europa con il Regolamento UE 2021/2117 del 2 dicembre 2021, la normativa che ha autorizzato e regolamentato la produzione e commercializzazione di vino totalmente o parzialmente dealcolato nell’Unione Europea, con tanto di motivazione: “Vista la domanda crescente da parte dei consumatori di prodotti vitivinicoli innovativi che hanno un titolo alcolometrico effettivo inferiore a quello stabilito per i prodotti vitivinicoli nell’allegato VII, parte II, del regolamento (UE) n. 1308/2013, dovrebbe essere possibile produrre tali prodotti vitivinicoli innovativi anche nell’Unione”. Si tratta però di un Regolamento e non una direttiva, quindi direttamente applicabile negli Stati membri. Nel nostro paese a trazione enoica, il Testo Unico della Vite e del Vino (Legge n. 238 del 12 dicembre 2016) pone alcune problematiche, non essendo perfettamente allineato alla normativa europea. Ad esempio non è consentito alle imprese vitivinicole italiane di iniziarne la produzione negli stabilimenti vitivinicoli, considerato il divieto della detenzione di alcune sostanze negli stabilimenti enologici. Dovrebbe anche essere permessa la detenzione momentanea dell’alcol prodotto dal processo di dealcolizzazione prima che questo venga denaturato e quella dell’acqua ottenuta nel corso dello stesso processo. Su questi ed altri temi, il Ministero dell’Agricoltura ha recentemente inviato uno schema di decreto relativo ai vini dealcolati e parzialmente dealcolati elaborato a seguito di un confronto con l’agenzia delle dogane e con l’Icqrf (Ispettorato per il Controllo della Qualità e Repressione Frodi).

PRODUZIONE Evaporazione sottovuoto, tecniche a membrane, distillazione, questi i tre i processi di dealcolizzazione autorizzati. Nelle tecniche evaporative il risultato in termine di dealcolazione è che da un lato si ottiene il vino dealcolato e dall’altro l’acqua di vegetazione del vino ricca in alcol, che può variare dal 30% al 40%, fino ad arrivare in alcuni casi all’80-85% in caso di rettifiche particolari. La caratteristica in comune è che i processi di dealcolizzazione utilizzati non devono dare luogo a difetti dal punto di vista organolettico. In base all’attuale normativa, non è possibile produrre vino biologico dealcolato. Sono state infatti autorizzate alcune nuove pratiche enologiche per la produzione di vino dealcolato convenzionale, dal momento del riconoscimento legale del vino dealcolato come prodotto vitivinicolo, ma queste non sono tra quelle autorizzate per la produzione di vino biologico. La Commissione Ue sta però esaminando la questione, in relazione all’obiettivo Ue di raggiungere il 25% dei terreni agricoli destinati all’agricoltura bio entro il 2030. Va fatta una distinzione tra dealcolizzazione totale, che riguarda i prodotti per i quali il titolo alcolometrico effettivo del prodotto non è superiore allo 0,5%; e la dealcolizzazione parziale, se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto è superiore allo 0,5% e inferiore al titolo effettivo minimo della categoria che precede la dealcolizzazione.

CONSUMI Chi domanda comanda, un vecchio adagio che sembra calzare a puntino anche sul vino senza alcol. Secondo vari studi recenti, negli stati tradizionalmente tra i maggiori consumatori, il consumo annuo pro capite di vino tende a diminuire. Nel 2022 secondo Wine Intelligence, un terzo dei consumatori vuole diminuire il consumo di alcol negli Stati Uniti; il 36% in Giappone; il 56% in Australia e il 58% in Svizzera. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini (Uiv) su dati della World Bank, il consumo di alcol pro-capite ha registrato un decremento medio annuo del 3,2% in Italia, del 1,8% nel Regno Unito, del 1,4% in Francia e Paesi Bassi e del 1% in Germania. A livello globale, il 50% della popolazione non consuma bevande alcoliche per motivi religiosi o perché non le considera nel proprio regime alimentare. Tra i profili target per questi prodotti, ci sono i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, che cercano attivamente alternative all’alcol, e il vino dealcolato permette di festeggiare e divertirsi senza perdere il controllo di sé e senza rischiare la patente ad esempio nel caso della guida in stato di ebbrezza. Il 60% dei giovani della Generazione Z ritiene di non gradire gli effetti collaterali dell’alcol, mostrano un interesse particolare per le bevande dealcolate le donne tra i 25 ed i 40 anni di età e le persone over 60, oltre chi ha condizioni di salute, come diabete o malattie del fegato, donne in gravidanza e sportivi.

MERCATO Il mercato dei vini dealcolati sembra avere un grande potenziale, in parte già espresso. Nel 2021, il mercato della dealcolizzazione valeva 7,5 miliardi di euro, di cui 322 milioni di euro per il vino parzialmente o totalmente dealcolato. I vini aromatizzati e i vini non aromatizzati hanno prospettive di crescita notevoli: tra il più 7% e il più 10% di incremento annuo, in tutte le regioni del mondo, mentre la crescita annuale del consumo di vino “classico” è stimata all’1%. Nel periodo 2018-2023 le vendite di vini fermi parzialmente o totalmente dealcolati sono cresciute del 13% e quelle dei vini fermi parzialmente o totalmente dealcolati del 5,6%. Entro il 2025, il mercato globale della dealcolazione potrebbe avere un valore complessivo di 30 miliardi di dollari, di cui l’80% sarà rappresentato dalla birra analcolica. Il mercato dei vini parzialmente o totalmente dealcolati rappresenta 322 milioni di euro e 42 milioni di litri, con i vini spumanti che contano per il 70% del totale sia in valore che in volume. I principali mercati sono Francia (166 milioni di euro), Germania (69,3 milioni di euro), Italia (30,6 milioni di euro) e Spagna (15 milioni di euro). I vini aromatizzati, invece, rappresentano un valore di 16 milioni di euro e un volume di 2 milioni di litri (0,3% in volume e 0,6% in valore). I principali Paesi consumatori sono Francia (7,6 milioni di euro), Spagna (4 milioni di euro) e Germania (1,5 milioni di euro).

ETICHETTE Uno scenario dove si stanno affacciando anche nomi importanti del vino tradizionale. Dal lancio dello spumante Steinbock Alcohol free Selection Dr.Fisher di Hofstätter, che nasce a partire dal Riesling Kabinett “Steinbock” di Hofstätter e grazie a un moderno processo di distillazione sottovuoto viene privato dell’alcool, mantenendo inalterati le caratteristiche organolettiche del varietale. Oppure come Zonin, che tra i nuovi prodotti presentati lo scorso anno, ha puntato su Cuvée Zero, con un profilo aromatico simile al vitigno Glera ma con zero alcol, un prodotto che mira a raggiungere il crescente segmento di consumatori nei mercati strategici che includono: Germania, Regno Unito, Francia, Australia, Belgio e Svezia. Myalcolzero una giovane e dinamica realtà italiana nata nel 2019 da un’idea di Luca Sonn che sentì parlare per la prima volta di vino dealcolato nel 2015, diventato un un punto di riferimento del settore, specializzata nella realizzazione di prodotti customizzati, export, vendita diretta e consulenza. Nosecco nel 2017 è stato presentato per la prima volta alla London Wine Fair, in seguito alle denunce del consorzio del Prosecco (DOC), il marchio francese senza alcol è stato poi rilanciato come Nozeco nel 2021 ed è diventato il marchio di vino analcolico più venduto nel Regno Unito. Anche la cantante Kylie Minogue ha lanciato uno spumante rosé analcolico nell’ottobre 2022, che è diventato rapidamente un successo di vendite sul mercato. In Francia invece sta spopolando lo spumante analcolico French Bloom, lanciato nel 2021 e ora disponibile in 28 paesi in tutto il mondo, co-fondato da Maggie Taittinger che ha dichiarato. “Presto berremo vini di qualità grand cru senza alcol”. Prodotti che potrebbero vedere un riconoscimento nel Global Low and No Masters, un concorso per diventare protagonisti.

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1 Commento

  1. Ho provato sia il rosso che la bollicina della Cantina Vogadori e sono sicuramente una valida alternativa al vino!

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