In occasione dell’ultimo report sulla birra in Italia, il presidente di Assobirra, Alfredo Pratolongo, ha pubblicato un’ampia nota introduttiva sul futuro della birra italiana e le scelte per costruirlo. Riportiamo di seguito la parte relativa alla nuova regolamentazione delle bevande analcoliche e alle relative implicazioni per la birra.
Il documento OMS
Il tema più strategico rispetto alla legittimazione ad operare dei birrai è senza dubbio quello delle future regolamentazioni dei prodotti alcolici. In particolare, la strategia globale dell’OMS sulla prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2050 punta a adottare – nel corso dell’High Level Meeting del prossimo 25 settembre a New York – una Dichiarazione Politica delle Nazioni Unite che potrebbe essere penalizzante per il comparto, e che comunque influenzerà le future politiche sanitarie globali.
Il documento non avrà valore vincolante, fornirà linee guida che i paesi possono adottare volontariamente, potrà essere usato come strumento di pressione politica da parte di governi, ONG e gruppi di advocacy, sarà citato come riferimento scientifico e politico per le politiche sanitarie future. AssoBirra sta lavorando su questo dossier per mitigare rischi per il comparto, supportando il Governo e la diplomazia italiana, coordinandosi con Federalimentare e le più importanti associazioni agricole nazionali, oltre che con le rappresentanze internazionali in IARD, Global Brewers Alliance e Brewers Of Europe.
L’approccio proibizionistico
Esiste il rischio concreto che la discussione vada verso l’approccio proibizionistico, il cosiddetto “No Safe Level”abbandonando il precedente approccio volto a contrastare il consumo dannoso di alcol. Tutti gli enti sopra citati sostengono l’attuale approccio delle Nazioni Unite, orientato alla riduzione del consumo dannoso di alcol – e non del consumo in sé.
Le istituzioni e le aziende hanno adottato azioni efficaci per combattere l’uso dannoso, e questo approccio sta funzionando a livello globale, e ancora di più in Italia. Dal 2020 al 2019, gli stessi dati dell’OMS dicono che in Italia la mortalità per tutte le cause correlata al consumo di alcol è scesa del 25%, mentre nello stesso periodo i consumi sono addirittura lievemente cresciuti. Questo, secondo Assobirra, renderebbe anacronistico l’adozione oggi di un approccio proibizionistico, che non terrebbe in considerazione decenni di ricerche scientifiche, nonché il principio di libera scelta dei consumatori.
La risposta italiana della moderazione
La birra è il più moderato tra gli alcolici e l’Italia è un Paese con abitudini moderate, con un consumo medio – sommando tutti i prodotti alcolici – molto inferiore alla media europea. I birrai promuovono il consumo responsabile senza ambiguità da decenni, con investimenti in comunicazione e comportamenti irreprensibili, proponendo anche una varietà crescente di birre a zero alcol di grande qualità.
Queste, di conseguenza, stanno smettendo di essere prodotto di nicchia e diventano oggetto di interesse per i consumatori. I volumi delle analcoliche sono ancora ridotti ma in crescita a doppia cifra, grazie a investimenti in ricerca e innovazione, supportati da campagne e strategie di sensibilizzazione.
Le birre 0.0 hanno compiuto, grazie al lavoro dei mastri birrai, grandi progressi in termini di gusto e qualità, con profili organolettici sempre più affini a quelli delle birre tradizionali e bouquet di varietà e gusti capaci di appagare più consumatori e più spesso, contando su leggerezza, naturalità e gusto, ma senza l’effetto dell’alcol.
Fonte: www.assobirra.it/annual-report-assobirra/





