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La sapienza dell’arte casearia del territorio orobico con trenta produzioni storiche, nove DOP e tre presidi Slow Food. Vanno cercati in questi numeri i motivi del riconoscimento dato a Bergamo come Città Creativa Unesco per la gastronomia. Il 30 ottobre il board del Patrimonio Mondiale ha ufficializzato l’elenco delle 66 città che entrano nella lista delle Città Creative del pianeta, riconosciute come “laboratori di idee”, capaci di costruire “un contributo tangibile al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso pensieri e azioni innovativi”.

 

 

Bergamo entra così nella rete delle Città Creative del mondo grazie al valore della produzione casearia del suo territorio montano, con il suo patrimonio di formaggi a denominazione e a presidio. Si tratta del secondo importante riconoscimento che Bergamo riceve dall’Unesco, dopo quello delle Mura che cingono Città Alta, inserite nel 2017 nella lista del Patrimonio Mondiale insieme alle fortificazioni veneziane di altre cinque città.

 

 

Un ulteriore impulso decisivo al riconoscimento è arrivato anche grazie alla kermesse FORME dedicata all’arte casearia italiana e mondiale. Dopo il lancio ufficiale della candidatura durante la scorsa edizione, il progetto – grazie anche al villaggio delle Cheese Valleys nelle ultime due edizioni e quest’anno alla prima italiana del grande concorso mondiale dei World Cheese Awards – ha dato la spinta decisiva. Le città creative dell’Unesco salgono così 246. Parma e Alba per rimanere in tema di gastronomia, a cui si aggiunge Bergamo.

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