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Si torna in presenza, finalmente: due anni dopo l’ultima volta, Cuzziol Grandi Vini ripropone il suo storico appuntamento annuale, all’Hotel Gallia di Milano, per salutare il suo portfolio e un 2022 che si prospetta caldissimo.

Forte della riesplosione dei consumi dopo le chiusure imposte dalla pandemia, Cuzziol ha chiuso il 2021 con 21 milioni di euro di fatturato, un roboante +70% rispetto all’anno precedente; che comunque arrancava sotto i colpi dei lockdown, per cui significativo è il confronto con il 2019, chiuso a poco meno di 18 milioni. “Era stato per il nostro settore un anno record” racconta l’Amministratore Delegato, Luca Cuzziol,  “e questo significa che è il sistema distributivo ad uscire rafforzato da questi due anni difficili. Cuzziol GrandiVini ha continuato a svolgere il suo ruolo sia logistico che formativo, continuando ad investire nella formazione della rete vendita e dei propri clienti e queste attività ben gestite hanno contribuito in modo sensibile al raggiungimento dei risultati ottenuti”.

Ventitré le aziende presenti all’appuntamento, delle trentanove aziende italiane e settantadue estere per un totale di circa 1,8 milioni di bottiglie consegnate nel 2021. Noi abbiamo scelto la top 5 delle cantine a conduzione familiare.

RUSSOLO

Da quattro generazioni protagonisti alle pendici delle Dolomiti, nel pordenonese: “da tre come tecnici”, racconta Rino, con il nonno omonimo che lavorò come enologo già a inizio Novecento. Sedici ettari vitati, terreno ghiaioso e importante escursione termica, danno ai vini Russolo una distintiva intensità di profumi. 150mila bottiglie l’anno distribuite in maggior parte tra Italia e centro Europa. Vino assaggiato: Doi Raps, in dialetto due grappoli. Blend di Pinot bianco, Pinot grigio e Sauvignon che sfrutta al massimo la sovramaturazione delle uve, dimostrando nel calice l’evoluzione tardiva. Naso pulitissimo, sorso di piacevole verticalità.

PORELLO

Marco Porello è dal 1994 alla guida dell’azienda familiare nata negli anni trenta su spinta del nonno Cesare: oggi conta quindici ettari tra Canale e Vezza d’Alba, nel cuore del Roero. Si lavoro su suolo di origine marina, molto più giovane del cicondario di Langa, Barolo e Barbaresco, che raggiunge fino al 30% di pendenza: la ricchezza di magnesio porta quindi a vini che lo stesso Marco definisce salati. La produzione si assesta sulle centoventimila bottiglie, delle quali la metà si concentra su vini bianchi identitari come Roero Arneis. Ben più della metà è destinata all’export, principalmente America e Canada. Vino assaggiato: Langhe Rosato, ottenuto da vigne Nebbiolo coltivate a Vezza con esposizione a Est. Una notte di macerazione in pressa, poi fermentazione in acciaio: bevuta amabile e di grande leggerezza.

DOMAINE MARCEL DEISS

Mathieu Deiss è esponente di una famiglia che da più di mezzo secolo fa vino in Alsazia, nel cuneo che vede confinare Francia, Germania e Svizzera. L’azienda ha riscoperto l’idea di complantation, un vigneto che sullo stesso suolo conta addirittura tredici vitigni diversi: ne deriva una ancora più marcata espressione del terroir, che si pone come una firma sui prodotti finali. È un vigneto moderno, ripiantato da zero nel periodo post-fillossera, per rispondere ai dettami della legislazione francese, che aveva soppiantato quella tedesca, negli anni. Mathieu tiene poi le redini di Vignable du Reveur, costola più contemporanea dell’azienda, con la quale si concentra su sperimentazioni libere come macerazioni e vini orange, rispettando una politica di bassissimo impatto ambientale. Vini assaggiati: Grand Cru Schlossberg, Riesling in pieno splendore che con punte minerali rispecchia egregiamente il suolo granitico; Vibrations Vignable du Reveur, stesso vitigno con espressione più leggera, sentori tropicali, citrici.

 

BRUNO PAILLARD

La pietra preziosa di Cuzziol Grandi Vini si presenta con un nuova abito per celebrare i quarant’anni di lavoro. Etichetta e logo più snelli, che spiccano sul profilo elegante della bottiglia, rimasta invece immutata. Una storia di famiglia che da decenni aggiunge studio, ricerca e passione al patrimonio enologico, e al tempo stesso propone champagne identitari e fedeli al territorio. Vini assaggiati: Dosage Zero, sboccato ad aprile 2021, per rispondere alla domanda di un dosaggio zero che non fosse austero, nonostante i terreni gessosi da cui deriva. Riserva di partenza è composta di annate mature, la beva è rotonda, serena. Blanc de Blanc, invecchiamento di quattro anni in cantina, sboccato nella stessa data. Più fragranza, più agrume, sentori che spiccano decisi. 2012, annata sopravvissuta a condizioni estreme, con inverno gelido fino a -20°, una primavera piovosa e ventosa, un’estate senza acqua: il carattere di questo vino ne viene di conseguenza, sorso ruvido, di personalità, che pure lascia intendere note carezzevoli di fiori di mandorla. 2008, realizzato solo con gran cru e dieci anni di autolisi: capolavoro di espressività saggia, ingresso da mousse, che si sviluppa mantenendo cremosità e vigore al tempo stesso.

GUADO AL MELO

In Bolgheri, nel ’98 Annalisa e Michele Scienza, già biologa e vignaiolo, hanno avviato la propria attività, separandosi da quella della famiglia di lui, attiva al Nord. Il podere di Guado al Melo gode di un microclima pregiato, un suolo leggero con più sabbia e meno argilla, clima mediterraneo ma temperature medie più basse ed escursioni importanti, perfette per vini di potenza che conservino grande eleganza e freschezza. Si lavora in chiave di sostenibilità, con una cantina sotterranea a basso impatto energetico e una gestione diretta della vigna. Sedici ettari, centomila bottiglie l’anno, di vini che raccontano territorio, sfaccettature e momenti storici, dalla Bolgheri contemporanea, indietro fino alle espressioni più tradizionali. Vino assaggiato: Atis Bolgheri Superiore 2017, blendi di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Rebu (incrocio tra Merlot e Teroldego): due anni in legno vecchio, uno in bottiglia, per un’esperienza setosa e di interessante profondità.

 

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