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Comunicato stampa della Deloitte Italy
www.deloitte.it

PREMESSA: Il settore agroalimentare si conferma sempre più come un componente strategico per l’economia italiana, raggiungendo un valore complessivo di 250 miliardi di euro, ovvero circa il 15% del PIL dell’intero Paese. E’ quanto emerge dalla ricerca di Deloitte, pubblicata da Slow Food Editore e che ha coinvolto numerosi rappresentanti del mondo accademico e imprenditoriale. Il valore dell’export ha superato i 30 miliardi di euro, grazie alla visibilità raggiunta dai prodotti e alle innovazioni, oltre che per la qualità che caratterizza i prodotti “made in Italy”.

Riferimento temporale: dicembre 2012

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Un patrimonio “made in Italy”

Nel settore agroalimentare, la provenienza italiana di prodotti e metodologie diventa un fattore distintivo in mercati affollati di concorrenti. Soprattutto negli anni più recenti si stanno delineando in molti Paesi industrializzati importanti cambiamenti sociali, demografici, economici e comportamentali che determinano una forte spinta verso il cambiamento degli stili alimentari. All’interno delle differenti fasce della popolazione si riscontrano una generale riscoperta del concetto di naturalità e una crescente domanda di genuinità. Quello che oggi è definito “cibo di qualità” per molti anni è stato, nella tradizione gastronomica delle generazioni passate, semplicemente il cibo consumato quotidianamente. Anche l’agroalimentare italiano ha risentito del generale contesto macro-economico che dal 2010-2011 ha segnato molti mercati e settori di produzione. I prezzi delle materie prime agricole si trovano in una fase di incertezza in cui si registrano brevi cadute alle quali fanno seguito modeste riprese, il tutto però all’interno di un andamento che appare prevalentemente in flessione. Per questi motivi l’analisi dello scenario agroalimentare italiano condotta da Deloitte nell’ambito del progetto Food & Agriculture si pone l’obiettivo di valorizzare il patrimonio agroalimentare made in Italy diffondendo una cultura nuova e premiante per l’imprenditore e per l’azienda.

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Analisi, sfide e bisogni delle aziende agroalimentari

La ricerca Deloitte ha fotografato un universo di riferimento di oltre 880 mila aziende operanti nel settore agroalimentare, che rappresentano circa il 14% del totale delle imprese italiane. Da queste, operando una selezione per capitale sociale e dimensione, eliminando dal campione quelle imprese con capitale sociale minore di 20 mila euro e costituite da un numero di addetti inferiore a due, il numero di imprese scende drasticamente fino a raggiungere poco più di 10 mila aziende che sono state oggetto del Food & Agriculture screening di Deloitte. In questi elementi è rinchiuso il potenziale di ulteriore crescita – o di riscoperta – del settore agroalimentare come settore che può dare occupazione e creare valore per imprenditori e aziende. Dallo studio Deloitte emerge che la proprietà delle aziende agroalimentari, nella stragrande maggioranza dei casi, fa capo a persone fisiche e, anzi, spesso siamo in presenza di vere e proprie family business che conducono l’attività con successo e dedizione, mettendo in atto passaggi di responsabilità internamente alla famiglia. Il controllo da parte di gruppi esteri, al contrario, è esercitato solo in rari casi e con riferimento a imprese di più grandi dimensioni e maggiormente concentrate nel nord Italia. La rete distributiva, non affidata alla GDO, è costituita perlo più da agenti plurimandatari. Sono invece ancora pochi coloro che possono disporre di propri agenti o di punti vendita di proprietà.

“Alla luce degli elementi emersi dalla ricerca – ha commentato Paolo Gibello, Presidente di Deloitte &Touche SpA -, la guida dell’impresa diviene sempre più un elemento decisivo. All’imprenditore e ai suoi manager sono richiesti il coraggio di esplorare nuovi territori, la chiarezza negli obiettivi da perseguire, la costanza di misurare e controllare il raggiungimento degli obiettivi e infine una comunicazione diffusa e sistematica”. La ricerca Deloitte è stata anche “condotta sul campo” tramite interviste e incontri diretti con circa 200 aziende mettendo in luce un certo ottimismo per i risultati 2012 che, per circa il 60% delle aziende, dovrebbero far registrare un fatturato in crescita. Per quanto riguarda il 2011, l’80% degli intervistati ha chiuso l’esercizio con un fatturato in crescita e nel 60% dei casi questo ha comportato anche una crescita del risultato prima delle imposte.

L’analisi Deloitte ha permesso di evidenziare LE SFIDE PIÙ IMPORTANTI per le aziende del settore agroalimentare in Italia, che risultano essere:
1. l’internazionalizzazione delle vendite
2. la costruzione e/o valorizzazione di marchi propri
3. la gestione dei passaggi generazionali

Con riferimento ai nuovi mercati di sbocco, vengono a delinearsi anche altri mercati per il made in Italy e se ne confermano parecchi preesistenti: tanti, infatti, confidano ancora molto nell’Europa nonostante l’’incidenza – non secondaria – dei costi di trasporto legati a tale commercio. Inoltre si registra un interesse degli imprenditori per la Russia, e si guarda con interesse crescente alla Cina pur considerando l’incidenza dei costi di trasporto e i tanti aspetti amministrativi e doganali. Un elemento di ampio riscontro emerso dalle interviste, è la necessità di nuova finanza da raggiungere anche attraverso l’apertura del capitale a nuovi soci, al fine di accompagnare con essi la strategia di crescita aziendale; ma è emersa anche la ricerca di imprese interessanti da prendere in considerazione per l’eventualità di un’acquisizione, l’avviamento di operazioni societarie straordinarie – quali fusioni, acquisizioni e trasformazioni.

In sintesi, dall’analisi dei risultati della ricerca Deloitte, emerge che I PRINCIPALI BISOGNI
avvertiti dagli operatori dell’agroalimentare risultano:
1. maggiore visibilità
2. nuova finanza
3. riorganizzazione dei processi produttivi
Viene quindi a delinearsi un quadro più chiaro, in cui a spiccare è in primis la necessità di
un’apertura crescente ai mercati esteri, alla quale si deve accompagnata un’adeguata disponibilità di capitali e un efficiente sistema produttivo in grado di rispondere alle richieste dei consumatori anche mediante ampliamenti nella gamma prodotti.

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La conduzione familiare delle aziende agroalimentari

Il settore agroalimentare in Italia è caratterizzato da aziende di dimensioni tendenzialmente contenute, che sono spesso a carattere familiare. L’analisi di Deloitte ha voluto quindi approfondire le diverse classi dimensionali in funzione del fatturato delle singole aziende su scala regionale. In particolare sono state considerate le seguenti aggregazioni in funzione del fatturato: L’analisi è ulteriormente interessante se considerata dalla ulteriore prospettiva del numero di addetti per singolo operatore (quindi in relazione al numero e alla dimensione delle aziende). Si trovano qui conferme a quanto già riscontrato per fatturato, ma emerge anche quanto sia importante il settore agroalimentare nell’ambito dei dati occupazionali. Sono molte infatti le regioni che evidenziano aziende in una fascia che potremmo definire media (10-50 operatori); in alcune regioni, inoltre, sono presenti numerose realtà con oltre 100 operatori (in particolare Toscana, Campania, Lombardia e, a seguire, Emilia Romagna, Lazio, Veneto e Puglia).

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Il settore agroalimentare: un patrimonio da consolidare e rinnovare

Il settore agroalimentare si presenta quindi come un settore ricco di opportunità ma anche di importanti leve per il cambiamento, rappresentate da quegli elementi che, se trascurati o non tempestivamente colti, mettono in imbarazzo l’equilibrio e la durata dell’azienda stessa. Questi elementi si potrebbero definire “fattori di cambiamento forzoso” dettati da condizioni di mercato o dall’orientamento dei consumatori. Si può allora ritenere che l’agroalimentare sia contemporaneamente interessato dalle condizioni di mercato e dagli orientamenti degli acquirenti.

Le variabili da considerare in modo da portare o mantenere l’impresa in “acque sicure” sono quindi molteplici e riconducibili alle strategie che l’imprenditore e l’impresa adotteranno per la gestione dei

CINQUE FATTORI STRATEGICI (LE REGOLE D’ORO):

1. la capacità di affiancare tradizione e innovazione
2. la gestione dei passaggi generazionali e delle trasformazioni organizzative
3. la strategia di valorizzazione dei prodotti e di internazionalizzazione
4. l’efficienza nei processi produttivi e l’ampliamento di gamma
5. la gestione degli aspetti finanziari connessi allo sviluppo.

In questa prospettiva diventa dunque determinante comprendere la visione dell’azienda, ovvero l’immagine che ogni imprenditore (inteso anche come gruppo di azionisti) ha dell’azienda stessa nel medio-lungo periodo. La visione è necessaria perché esplicita le aspettative dell’imprenditore (e degli azionisti), orienta le risorse disponibili, mobilita e coinvolge i portatori di interesse. “Una riscoperta del settore agroalimentare, guidata dalle 5 regole d’oro emerse dalla ricerca– prosegue Paolo Gibello – può essere uno degli elementi chiave per una strategia di crescita economica e occupazionale fondata su un settore che ha una vocazione e una tradizione universalmente riconosciute made in Italy”. Allo stesso tempo si deve considerare che le caratteristiche del settore agroalimentare tendono a premiare le aziende “agili” che sanno cogliere le opportunità, che sanno sopravvivere ai cambiamenti anche strutturali del mercato, aggiornando tempestivamente le strategie al mutare di alcune condizioni inizialmente considerate.

Come ha insegnato Darwin: non è il più forte o il più intelligente che sopravvive, ma è quello che sa adattarsi. L’azienda deve inoltre avere un modello di business sostenibile che, attraverso un processo di produzione responsabile, le permetta di durare nel tempo e generare valore. La corretta e oggettiva comprensione del contesto nel quale opera l’impresa è quindi un elemento cruciale per definire una strategia coerente con la visione come sopra definita. La strategia dovrà essere pensata in modo puntuale per ciascuna realtà, in virtù delle condizioni specifiche e del retaggio storico della stessa. “L’imprenditore e l’azienda – aggiunge Paolo Gibello – devono poter disporre di cultura, capacità di analisi e informazioni aggiornate che permettano di focalizzare al meglio le intuizioni e le scelte imprenditoriali confidando che a volte il benessere dell’azienda, nel medio-lungo termine, passa anche attraverso una radicale rilettura delle strategie pregresse e si può realizzare mediante il ripensamento dei processi produttivi e dell’offerta di prodotti, il riposizionamento nei mercati preesistenti e l’apertura verso nuovi mercati di sbocco, la riprogettazione dei canali distributivi e delle strategie di vendita”. “Per queste considerazioni – conclude Paolo Gibello – il progetto voluto da Deloitte in collaborazione con alcune università, associazioni, fondazioni e imprenditori, si è progressivamente arricchito di nuovi e importanti contributi. Deloitte continuerà ad investire affinché questo progetto possa svilupparsi ulteriormente, con nuove iniziative e ricerche volte a supportare un settore che a nostro avviso può essere realmente strategico per l’economia italiana”.

+info: Deloitte Italy Spa btagliaferri@deloitte.itwww.deloitte.it Tel: +39 02 83326111

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