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Secondo il Mineral Water Monitor, l’Osservatorio di Nomisma dedicato al mercato delle acque minerali, dopo una crescita che durava ininterrottamente da oltre dieci anni (+101% tra il 2010 e il 2019), le esportazioni delle nostre acque nel 2020 hanno subito una battuta d’arresto di ca. l’11% a valore, ponendosi in ogni caso al disopra del mezzo miliardo di euro di valore complessivo.

 

 

Più esattamente i dati ufficiali finora disponibili, a cura di Federalimentare, riferiti ai primi 11 mesi del 2020 forniscono i seguenti dati di esportazione per le acque minerali:

 

 

Le esportazioni rappresentano all’incirca il 20% del totale valore della produzione e l’11% del totale dei volumi prodotti, in considerazione di prezzi medi all’esportazione notevolmente superiori a quelli realizzati sul mercato interno. Il calo registrato nel 2020 è dovuto alle limitazioni dei canali di esportazioni conseguente alla crisi pandemica e al calo dei mercati horeca nei Paesi di destinazione dell’esportazione.

 

 

Sebbene il giro d’affari dell’export non possa essere paragonato a quello del vino (3 miliardi di euro contro 11), il settore italiano delle acque minerali rappresenta indubbiamente una delle eccellenze del food&beverage italiano, mostrando tassi di crescita nelle vendite all’estero tra i più alti fra tutti i prodotti del Made in Italy. Secondo il Mineral Water Monitor, nel periodo pre-Covid, vale a dire 2010-2019, l’export di acque minerali italiane è praticamente raddoppiato a valore (+101%), una performance di molto superiore a quanto registrato dagli altri  prodotti dell’alimentare del Bel Paese (93% l’incremento nell’export di formaggi, 64% quello dei vini, 49% quello della pasta). Solamente il caffè ha fatto meglio, mettendo a segno un +119%.

Il nostro principale competitore nelle esportazioni di acque minerali è la Francia che esporta circa 110  milioni in più dell’Italia. Comunque è andata peggio al nostro diretto competitor, che nel 2020 ha perso il 15%, vedendo così assottigliarsi il vantaggio nei nostri confronti (111 Milioni di euro, contro i 211 di  cinque anni fa). Ma la concorrenza alle acque italiane non parla solo francese: tra i top esportatori mondiali figurano anche paesi come la Georgia (101 milioni di euro di export nel 2020) e le Fiji (121 milioni di euro), entrambi produttori di acque minerali di qualità particolarmente apprezzate in alcuni mercati: Russia nel caso delle acque georgiane e Stati Uniti in merito al prodotto proveniente dalle Fiji.

 

Negli ultimi anni l’Italia – grazie alla qualità delle sue acque e alla presenza di brand dalla forte notorietà e ottima percezione da parte del consumatore finale – ha performato meglio dei propri competitors stranieri, incrementando la propria quota di mercato in giro per il mondo e confermando la propria leadership in alcuni mercati. È questo, ad esempio, il caso degli USA, primo mercato al mondo per importazioni di acque (461 milioni di euro di import) – dove l’Italia detiene una market share del 41%, grazie soprattutto all’export di acqua minerale frizzante (89% dell’export totale italiano a valore) – e l’unico tra i top importatori ad aver registrato una crescita degli acquisti dall’estero anche nel 2020 (+6,8%). Sul mercato USA hanno una posizione di rielevo le acque internazionali del gruppo Nestlé-Sanpellegrino che in questo mercato competono con le acque minerali S.Pellegrino e Panna e con le acque funzionali Essentia. Altrove invece a causa della pandemia tutti i mercati hanno registrato una contrazione delle importazioni di settore: Germania (-4,7%), Giappone (-6,7%), UK (-18,6%).

 

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