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Si chiude domani a Bra l’edizione 2021 di Cheese, evento organizzato da Slow Food e Città di Bra con al centro il mondo della produzione casearia. 230 i produttori in rappresentanza del meglio della produzione lattiero casearia di qualità italiana e internazionale. Formaggi solo a base di latte crudo, ovvero non pastorizzato e al naturale, senza l’utilizzo di fermenti industriali aggiunti. Un settore che si sta lentamente risollevando dopo le chiusure dovute alla pandemia, fatto di aziende di piccolissime dimensioni, per le quali la natura non si è mai fermata. Un evento come Cheese da sempre rappresenta una vetrina importante per questi prodotti, ancor di più in un contesto come quello attuale.

 

Cheese è stata anche l’occasione per analizzare una filiera che rappresenta una fetta importante del Made in Italy agroalimentare, come testimoniano i dati pubblicati da Ismea. I formaggi italiani hanno ripreso a crescere sui mercati esteri. Dopo la lieve flessione in valore delle esportazioni nel 2020, il primo semestre del 2021 ha fatto registrare un incremento a doppia cifra delle spedizioni oltre frontiera, sia nelle quantità (+11%) che in valore (+13% ) sullo stesso periodo dello scorso anno. Un rimbalzo favorito dalla ripresa dei consumi fuori casa nei principali paesi clienti, dopo l’allentamento delle misure restrittive determinate dalla pandemia e riguardo agli Usa, la rimozione dei dazi che da ottobre del 2019 a febbraio 2021 hanno gravato sui formaggi diretti verso il mercato a stelle e strisce.

Nel 2020, nonostante le difficoltà del Covid, l’Italia ha esportato 463 mila tonnellate di formaggi e latticini (+1,7% sul 2019), mantenendo il titolo di terzo esportatore mondiale, dietro Germania e Paesi Bassi e confermandosi il primo fornitore di due destinazioni strategiche come Francia, principale mercato di sbocco del comparto a livello globale e Stati Uniti, primo Paesi acquirente a livello extra Ue.  Nel mercato domestico, gli acquisti di prodotti lattiero caseari hanno registrato una generale flessione rispetto ai valori record del 2020, mantenendosi comunque al di sopra dei livelli pre-pandemici. La contrazione dei consumi nel 2021 evidenziata dal panel famiglie Ismea-Nielsen, è stata del 4,2% in volume, dopo il picco del +10% messo a segno nel 2020, per effetto del lockdown e dello spostamento di quasi tutti i consumi dentro casa. Il confronto con l’epoca pre-pandemica evidenzia tuttavia un netto miglioramento degli acquisti della categoria nel 2021: +6,7% i volumi rispetto al 2019.

L’inaugurazione di Cheese 2021 a Bra

Bene i formaggi freschi come le mozzarelle, che hanno limitato la flessione del 2020 a un -3,9%, mantenendo un differenziale positivo con il 2019 di addirittura dell’11%. Tra i formaggi DOP, da evidenziare a livello di singola referenza, la Mozzarella di bufala e il Montasio che sono ulteriormente cresciuti anche nell’anno dopo le ottime performance del 2020 (rispettivamente +2,4% e +11%). Prendendo in esame l’ultimo lustro, il comparto del latte e derivati formaggi ha attraversato una fase di progressivo declino dei volumi acquistati. Il formaggio ha cambiato le abitudini alimentari, le coppie giovani con figli piccoli hanno mostrato la maggior disaffezione al consumo di formaggi nel quinquennio, riducendo gradualmente nella loro dieta la presenza del formaggio a tavola (-5% in volume tra il 2016 e il 2020 ). I formaggi hanno avuto maggiore appeal nelle famiglie composte da genitori con figli adolescenti, per i quali il consumo di formaggio è aumentato del 15% in cinque anni con un recupero eccezionale nell’ultimo anno. Formaggio che piace anche ai giovani single, come dimostrano i dati record in epoca pandemica (+21%), una vera e propria riscoperta del prodotto di qualità.

 

 

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