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Dopo le prime due aperture a Roma e Torino un anno fa, seguite a ottobre scorso dall’inaugurazione di un terzo ristorante a Chieti, la catena americana di fast food ad insegna Kentucky Fried Chicken, punta a raggiungere quota cinque ristoranti entro la fine dell’anno, con nuove apperture a Genova e Roma L’obiettivo è cento ristoranti in cinque anni: Kentucky Fried Chicken, la più famosa catena di fast food che servono pollo, creata nel 1952 negli Stati Uniti, si prepara alla conquista del mercato italiano. Presente in 116 Paesi con 19.000 locali e 750.000 dipendenti,

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La formula scelta dalla catena, che fa capo al gruppo Yum! Brands, titolare anche dei marchi Pizza Hut e Taco Bell con un giro d’affari di circa 14 miliardi di dollari, è il franchising, in collaborazione con sei gruppi imprenditoriali medio-grandi che arriveranno a gestire ognuno una ventina di locali. “L’investimento complessivo nei prossimi anni sarà di circa 100 milioni di euro, con una media di 15 aperture all’anno, concentrandoci inizialmente su Lombardia, Lazio, Triveneto e Campania”, spiega l’ad di Kfc Italia Corrado Cagnola, impegnato nello sviluppo nel nostro Paese della catena, già presente in quasi tutta l’Europa.

“Abbiamo lasciato l’Italia per ultima seguendo la stessa strada dei nostri competitor. Il problema principale era legato a un mercato non ancora abbastanza sviluppato rispetto ad altri Paesi in cui la formula della ristorazione veloce è stata accolta molto prima: qui i fast food sono in tutto circa 700, contro i 2.000 di Francia e Spagna e i 2.500 della Germania”.

Il piano di investimenti in Italia avrà impatti positivi anche dal punto di vista occupazionale, con la creazione di qualche migliaio di posti di lavoro: “Per far funzionare un ristorante servono circa 60 persone. Il 95% dei nostri collaboratori sono assunti con contratti di apprendistato o a tempo indeterminato, perché puntiamo molto sulla loro formazione e vogliamo che rimangano con noi. Usiamo contratti a tempo solo per la forza lavoro aggiuntiva necessaria nei periodi di maggiore afflusso, come quello natalizio”, continua Cagnola. In Paesi dove Kfc è presente da più tempo, una parte dello stesso top management proviene dalle cucine dei locali: “Trattandosi spesso di un lavoro part time, viene utilizzato da molti ragazzi per pagarsi gli studi. Dopo la laurea, ci sono possibilità di carriera sia come responsabili dei ristoranti, sia all’interno del gruppo”.

 

Fonte: www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2015/11/16/news/kentucky_fried_chicken_un_pollo_da_100_milioni-127538826/

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