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Negli ultimi anni si è molto discusso sull’utilità delle guide (enogastronomiche e non) nel XXI secolo. Nell’era di Trip Advisor spesso il concetto che la competenza e la ricerca valgano di più delle semplici opinioni sembra sfuggire ad una parte dei lettori (e ancor più a buona parte degli utenti del web).

Eppure ci sono volte in cui questi cimeli cartacei riescono ancora a sorprendere, ergendosi come monumenti alla memoria e alla scoperta, e contribuendo al mantenimento in vita delle tradizioni del territorio.

Questa è la storia di un artigiano della liquoristica che grazie ad una guida del 1931 è riuscito a ridare vita ad un prodotto tipico di cui si erano perse le tracce e a riportare nei bicchieri una piccola parte della tradizione fiorentina.

Fabio Goti, titolare di Opificio Nunquam nei pressi di Prato è infatti da sempre un appassionato della tradizione liquoristica Toscana. Non è un  caso che il prodotto più celebre della sua azienda sia il Vermouth Bianco di Prato, che dopo essere scomparso per  sessanta anni  è resuscitato grazie al suo lavoro nel 2007 , e tutt’oggi viene riprodotto con le stesse modalità di lavorazione della ricetta originale del 1750 nel suo laboratorio di Tavola.

Durante le sue ricerche, il liquorista si è imbattuto in una prima edizione della guida Touring del 1931, e all’interno della sezione dedicata ai prodotti tipici della Toscana da provare durante un viaggio, scoprì il nome “Acqua di Firenze”.

La memoria di questo prodotto tipico del capoluogo toscano, così celebre allora da ricevere menzione nella guida, curiosamente era andata completamente perduta, e  nessuno aveva notizie di questa bottiglia da almeno mezzo secolo. Grazie ad attente ricerche, e ulteriori tracce ritrovate (come ad esempio nel “il Liquorista” di Castoldi del 1920) in altri libri dell’epoca, un anno fa Nunquam è riuscito nell’impresa di resuscitare il prodotto dandogli nuova vita, e perché no, anche nuovi utilizzi.

I prodotti dell’azienda pratese infatti sono molto amati e apprezzati dai bartender Toscani, e il liquore trova ora (oltre al semplice consumo al bicchiere) un nuovo mercato e una nuova appartenenza che sicuramente lo aiuteranno a salvarsi dall’oblio una seconda volta. Anche se il rischio per fortuna si può sempre scongiurare, perché come si dice “verba volant scripta manent”.

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