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Perla d’Oriente: Chateau Changyu Moser XV entra nel portfolio Meregalli


Château Changyu Moser XV

Tre mondi  eccellenti che si versano insieme nello stesso calice. Il perfezionismo di una dinastia austriaca che si fonde con la visione avanguardistica della Cina, legati dalla costante ricerca della qualità di un’azienda italiana che non si smentisce mai. Dopo due anni di conversazioni, il meglio del vino cinese di Chateau Changyu Moser XV entra nel portfolio Meregalli.

Lenz Moser – Château Changyu Moser XV

A causa della pandemia di COVID-19 si era valutata l’idea di abbandonare la via d’Oriente, ma alla fine tutto è andato in porto. A tessere i fili della macchina cinese c’è in realtà un europeo, l’austriaco Lenz Moser, esponente di una famiglia di vignaioli da quindici generazioni, che cinque anni fa ha iniziato a dedicarsi completamente alla realtà asiatica: Chateau Changyu Moser XV nasce dalla partnership tra Moser e Chateau Changyu, la più antica casa produttrice di vino in Cina, fondata nel 1892, e conta cinquemila collaboratori e duemilacinquecento venditori solo nel proprio paese. L‘Impero di mezzo è il maggior consumatore di vino rosso nel mondo (il 90% del prodotto bevuto), forte della spinta che il regime diede alla produzione all’importazione per sostituire il pesantissimo baiju, l’acquavite locale che genera ancora 18 miliardi di dollari l’anno (il vino ne muove 8). L’80% delle viti in Cina è Cabernet Sauvignon, testimonianza dell’intuizione francese che per prima fece breccia nel paese.  

Moser, enologo la cui famiglia fu pionieristica nella viticoltura utilizzando per prima in Austria i filari, e nel ’78 il biodinamico,  si è detto “grato di aver incontrato Meregalli: lanciare il nostro prodotto in Italia è un onore e una sfida enorme, è uno dei mercati più competitivi e stimolanti del mondo. Sono convinto che con la visione e la pianificazione tipica della Cina potremo dire la nostra in un panorama così denso di qualità”. Il primo produttore straniero in Cina, peraltro, era appunto austriaco. Meregalli, specializzata nei fine wines, approda così nel quinto mercato mondiale, per quanto sempre con i fari puntati sulla qualità e mai sulla quantità, e con l’obiettivo di portare in Italia le eccellenze vinicole nel mondo: in parallelo con il progetto V43, che invece si concentra sul meglio del nostro paese.

Château Changyu Moser XV – Cantina

Lo strepitoso Chateau fu costruito tra 2011 e 2013 su disegno dello stesso Lenz nell’area di Ningxia, versione ridotta di una Napa Valley cinese: a 1100 metri sul mare, con un clima continentale che raggiunge al massimo 35 gradi con notti fresche e un ambiente desertico, quindi incontaminato. Un mix perfetto per una resa di altissima qualità, acini piccoli ed estremamente ricchi. La gamma di produzione prevede sei etichette (500.000 bottiglie l’anno), quattro delle quali distribuite da Meregalli: ogni bottiglia reca un timbro di garanzia di qualità, nota classica della cultura cinese che pone enorme accento sul metterci la faccia. 

Le proposte in degustazione nella presentazione ufficiale del 6 ottobre, a Monza, hanno coperto tutto lo spettro, spaziando da note più semplici e dirette fino a complessità interessanti. Il Cabernet Sauvignon si conferma principe, ma elevato a chicca con una vinificazione in bianco nella linea Helan Mountain, per un Blanc de Noir pressoché unico, solo in acciaio e con affinamento di sei mesi: “In 250 ettari non producevamo nemmeno un bianco”, racconta Moser, “questa mi è sembrata la soluzione più agile”. Lo stesso prodotto è poi disponibile con invecchiamento in barrique per 12 mesi.

Purple Air comes from the East

Esplosivo il Cabernet Sauvignon in purezza, con pepe e spezie che vengono fuori intriganti e ipnotizzano per il sorso successivo. Il top di gamma, il Purple Air Comes From The Est (detto cinese per indicare qualcosa di positivo e bello) è uno snello esempio di elegante complessità, già disponibile sui mercati europei e segnalato da riviste ed esperti. L’obiettivo di Meregalli, raccontato dal COO Corrado Mapelli, è quello di “vincere la diffidenza nei confronti della provenienza di un prodotto superiore, ma marchiato in negativo dalle convinzioni nostrane”. Manca il brindisi: ganbei, come direbbero loro. 

+info: www.meregalli.com

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