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Il vino racchiude in un solo bicchiere l’odore del mondo intero. Basterebbe questa frase posta sul retro del volume per invogliare i lettori a cimentarsi con “Il respiro del vino”, volume scritto da Luigi Moio e presentato il 10 novembre a Milano all’Hotel Westin Palace, la casa dei sommelier milanesi.

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Ma probabilmente vista la caratura dell’autore, professore ordinario di Enologia all’Università Federico di Napoli, ma anche ricercatore scientifico, vignaiolo con l’azienda Quintodecimo a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino e studioso, saranno molti, addetti ai lavori e non, a voler conoscere meglio il profumo del vino per bere con maggiore piacere. Il libro presentato a Milano non a caso, come spiega il Prof.Moio. “Sono molto legato a Milano, ai sommelier milanesi e in particolare al Delegato AIS Milano Hosam Eldin Abou Eleyoun. L’idea di questo libro nasce proprio nelle sale del Westin Palace di Milano, dopo una delle tante serate passate a raccontare quello che sta dentro un bicchiere di vino in sala ad ascoltare c’era Sandra Furlan della casa editrice Mondadori, che a fine lezione è venuta da me, ci siamo cambiati i contatti e successivamente abbiamo messo le basi per questo progetto che da qualche settimana è in libreria”.

Ma c’era davvero bisogno di un libro di 500 pagine sui profumi del vino? La risposta di Sandra Furlan della casa editrice Mondadori. “Ogni anno in Italia si pubblicano circa nuovi 60.000 volumi, una casa editrice come Mondadori è sempre attenta alle nuove tendenze e in effetti dobbiamo ammettere che una pubblicazione di questo tipo sul settore mancava. Guide a parte, ci eravamo cimentati con altre uscite ma mai con un lavoro come questo. Ricordo ancora quella serata al Westin, da appassionata di vino sono stata folgorata dalla lezione del Prof.Moio, ho visto subito il libro nella mia immaginazione e ho fatto una proposta per mettere nero su bianco la sua capacità divulgativa a beneficio di molti lettori. Il nostro obiettivo è sia generalista, cercare di intercettare nuovi gusti e interessi all’interno di un gruppo di lettori italiani, oltre che coprire anche gli addetti ai lavori, anche se non è riservato per soli tecnici. La prima cosa che ho detto all’autore è stata di non pensare ai suoi colleghi che avrebbero letto il libro, altrimenti non saremmo mai arrivati alla fine”. E in effetti la gestazione di questo volume enciclopedico è stata abbastanza lunga, come un’uva pregiata si è aspettato il momento migliore del raccolto che è arrivato.

Il sogno di una vita che si avvera, nonostante le molte conferenze e i congressi in giro per il mondo, anche un grandissimo del vino come Luigi Moio si è detto emozionato di fronte a una platea attenta. “Non avrei mai pensato di essere così eccitato per questa avventura. Sono sempre stato abituato a trasmettere la conoscenza con argomenti scientifici, questo libro non poteva essere solo sulla narrazione e sul racconto, ho inserito anche una parte collegata alla chimica attraverso dei disegni per spiegare con degli esempi per non perdere l’aspetto più rigoroso per poter raggiungere un pubblico la scienza, la mia vera passione”. Un enologo di fama mondiale, che durante la presentazione milanese ha raccontato come si è avvicinato al mondo del vino. Non tutti sanno infatti che Luigi Moio viene dal settore del latte. All’inizio della carriera si occupava di latte, sono state molte le pubblicazioni in questo ambito e sul settore caseario in genere. “Durante un viaggio a Bordeaux mi trovai a parlare con una coppia di matematici che la sera invitandomi a cena a casa loro mi svelarono il mondo della degustazione e dell’analisi sensoriale, in un momento negli anni ‘80 quando tutti nel settore del vino denigrava questi aspetti. In una sera a degustare tagli bordolesi mi resi conto che il vino era la mia strada”. Un libro anche per fare chiarezza su alcuni termini che oggi come non mai sono molto abusati nel settore del vino. Minerale, verticale, omologato, una terminologia che molto spesso non è usata con cognizione di causa da chi parla e chi scrive. “Facciamo subito una precisazione, per esempio sul tema dell’omologazione. Il vero fattore che ha generato omologazione è che in tutto il mondo sono stati piantati gli stessi vitigni che non danno gli stessi risultati ovunque, quindi un cabernet, un merlot e un pinot nero in Francia daranno dei risultati nel resto del mondo sensazioni similari magari con meno intensità. Diverso invece il termine minerale, che vuole spiegare il legame con il territorio. Questa esigenza e ritorno alla territorialità ha generato un abuso del termine minerale, che a prescindere non è sbagliato, specie se vuole accostare un legame tra territorio e vino”. 503 pagine di poesia del vino, rese ancor più interessanti dalle illustrazioni presenti nel volume, per spiegare meglio la relazione la chimica nel vino con un disegno.

Il respiro del vino (26 euro, 504 pagine)- MONDADORI

Luigi Moio è professore ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Da più di vent’anni si occupa degli aspetti sensoriali, biochimici e tecnologici dell’aroma del vino. È autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali. Esperto scientifico per il ministero delle Politiche agricole, dal 2015 è presidente della commissione di enologia dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV) con sede a Parigi. È accademico dei Georgofili e dell’Accademia italiana della vite e del vino.

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