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A Nord di Montalcino, i Brunello della collina di Montosoli vantano un’importante massa critica, si tratta di vini inconfondibili, la differenza rispetto a quelli prodotti nelle altre aree della denominazione è di forte impatto: per freschezza, tannini vibranti, una certa dinamicità e un centro bocca più incisivo, per il peso della materia stessa che si presenta all’assaggio. Montosoli valorizza il microclima che influenza le piante di Sangiovese che, circondate dal bosco, vengono coltivate in terreni ricchi di galestro e marne, la tessitura franco argillosa con elevata presenza di limo da origine a vini di grande struttura, a sviluppo verticale, sapidi e minerali.

Francesco Ripaccioli, direttore di Canalicchio di Sopra

L’obiettivo di Francesco Ripaccioli, classe 1987, attuale direttore di Canalicchio di Sopra, era ed è quello di mostrare al mercato una versione di Vigna Montosoli identitaria e al contempo in grado di esprimere la cifra stilistica che contraddistingue tutti i vini prodotti dall’azienda nei 19 ettari vitati di proprietà, che come punti in comune hanno l’eleganza e la profondità del frutto. La scelta di iniziare la produzione di un Brunello Montosoli è nata nella vendemmia 2018, prima annata con le caratteristiche ritenute idonee per una buona riuscita. Come per il Vigna La Casaccia, anche questo secondo Brunello da singolo vigneto concretizza l’approccio parcellare di Canalicchio; sei gli appezzamenti all’interno della zona da cui prende il nome la cantina, quella dei Canalicchi, e quattro proprio nella collina a nord di Montalcino, Montosoli. Dove dopo sperimentazioni e vinificazioni separate si è scelto la porzione di terreno più adatta per esaltare le caratteristiche del terreno, il climat Filari Lunghi di appena un ettaro. È una sorta di “quadratura del cerchio” perché il primo pezzo di terra, un campo incolto, acquistato da Primo Pacenti (fondatore di Canalicchio di Sopra nel 1962) è stato proprio all’interno di questa collina.

Pacenti, dalla Maremma, è stato tra i primi a credere in questa zona. A confermarlo ci sono i fatti: la prima bottiglia di Brunello di Montalcino “Canalicchio di Sopra” è nata nel 1966, l’anno successivo l’azienda era tra le 12 fondatrici del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. Canalicchio fugge dall’omologazione, con il giovane Francesco la cantina ha iniziato un nuovo percorso, per una definizione della propria identità passando dallo studio del parco vitato alla completa ristrutturazione della cantina, ultimata proprio nel 2018. Ispirandosi a Barolo e Borgogna si sono ricercati i gusti del suoli per proiettarli nel vino. Il sogno di Brunello parcellare, da sole uve Sangiovese si racconta attraverso vini di grande personalità e riconoscibilità.

Nel bicchiere si può dire: “Buona la prima!”, questo 2018 è balsamico, sfaccettato nel suo intercalare di frutti rossi e spezie dolci, al palato si concentra per poi distendersi lasciando alla sua sottile tessitura di raccontare la potenza iodata e un ritorno fruttato fine ma che lascia la sua impronta, per buona persistenza e soprattutto piacevolezza. Nasce dopo una rigorosa selezione degli acini in cantina, vinificazione in acciaio a temperatura controllata, rimontaggi soffici, delastage a cui segue un affinamento in botti grandi (25/50 hl, legni non tostati, rovere slavonia/francese/austriaco). Siamo con un modello di gusto e stile che mancava tra le versioni proposte da altre aziende del Brunello di Montalcino.

Nel 2021 è iniziata la conversione biologica, sebbene l’azienda già lo sia poiché vive in un ambiente ricco di biodiversità (con 30 ettari di seminativi, ettari a oliveto e 10 di bosco) e non fa uso di pesticidi e fertilizzanti.

+Info: www.canalicchiodisopra.comwww.sagna.it

Scheda e news:
Sagna SpA

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