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I birrifici agricoli rappresentano il 22% di tutte le imprese brassicole a livello nazionale e anche in Toscana questo settore di nicchia mostra di crescere in fretta e di fare scuola sull’opportunità di vedere emergere una nuova eccellenza dell’agroalimentare toscano che si va a sommare ad altre storiche e significative del nostro territorio, come ad esempio il vino”.

Così Silvio Menghini del Dipartimento di Scienze e Tecnologia Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dellUniversità di Firenze al termine di un incontro, oggi al Toscana Fair a Pistoia, sul potenziale sviluppo della filiera brassicola a livello territoriale. La presentazione dei risultati del progetto QualiBirre (qualibirre.it), avviato nel 2017 da un gruppo di opifici birrai insieme con il DAGRI, spin off universitari (Food Micro Team), ricercatori ed esperti del settore per un miglioramento della qualità delle birre agricole toscane nelle dinamiche di mercato, è dedicata proprio alle 26 imprese agricole presenti sul territorio su un totale di 96 birrifici artigianali (ObiArt www.dagri.unifi.it/vp-240-obiart-birre-artigianali.html su dati CCIAA), e che rappresentano un forte elemento di attrattività per il consumatore del nettare di Gambrinus.

 

 

La crescita dei birrifici agricoli, si cui è intervenuta anche la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi, sta stimolando un importante processo di complessiva maturazione della filiera di produzione, a partire dalle materie prime stesse (orzo, malto e luppolo) che sono alla base del prodotto. Costituzione di una filiera che, esaltando un prodotto tipico locale, potrà contribuire a differenziare oltremodo la birra artigianale, pur prestando attenzione ai prezzi praticati nel segmento delle birre speciali dove il prodotto è chiamato a un difficile confronto. A livello nazionale, dal 2010, anno in cui la produzione della craft beer è stata ricompresa nei prodotti realizzabili dalle imprese del primario, si è assistito a un aumento significativo di birrifici agricoli, che passano da 86 nel 2015 a 286 nel 2022 (+233%).

 

 

Controllo chimico e microbiologico nel processo produttivo, cultura d’impresa, garanzie al consumatore, analisi sensoriale, sostenibilità economica, comunicazione, sono stati i temi al centro del dibattito cui hanno partecipato attivamente le imprese partners del progetto: Società Agricola Opificio Birrario, Cooperativa Agricola La Diana, Azienda Corzano, Birrificio la Stecciaia. Vere protagoniste della giornata, i birrifici toscani hanno ribadito l’importanza del percorso formativo QualiBirre, che in tre anni ha fornito loro competenze tecniche produttive e commerciali, necessarie per operare in un mercato sempre più complesso e competitivo. I risultati di tali attività sono stati raccolti nel “Manuale delle buone pratiche”, un volume che si propone come protocollo operativo per innovare il processo di produzione, conservazione e marketing e che è stato distribuito a tutti i presenti.

 

 

All’incontro, servito a consolidare il rapporto tra imprese e mondo della ricerca, elemento valoriale per lo sviluppo del movimento brassicolo in Toscana, hanno preso parte anche la Lisa Granchi, microbiologa del DAGRI e Caterina Dinnella del Sensory Lab (DAGRI) e Vittorio Ferraris, presidente Unionbirrai.
L’evento è stato organizzato da DREAm Italia, che si è occupata della formazione e della diffusione dei risultati del progetto QualiBirre.

+Info: www.dagri.unifi.it

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