Nel 2024 le vendite di caffè torrefatto nel canale Horeca hanno fatto registrare una crescita a valore del +4,4%, per attestarsi a 738,3 milioni di euro (ricavi dei produttori), grazie all’ulteriore crescita dei prezzi medi.
Il repentino rialzo dei costi del caffè verde, con il raggiungimento dei massimi storici per l’Arabica, uniti alle criticità logistiche (ed ulteriori costi in più) legate al conflitto mediorientale, hanno messo in seria difficoltà le torrefazioni, che hanno potuto trasferire solo parzialmente tali aumenti sui listini. Il quadro è stato reso ancor più difficile da tassi di interesse che non hanno completato la discesa, un accesso al credito ancora poco favorevole, e cambiamenti penalizzanti nelle abitudini di consumo.
In tale situazione, in un mercato che si basa su “aiuti” agli esercenti di varia natura, l’equilibrio economico dell’attività di vendita è stato messo sotto pressione, con l’attenzione interamente rivolta al capitale circolante e alle coperture necessarie per garantire la normale operatività aziendale. Numerose torrefazioni sono entrate in crisi, soprattutto quelle già compromesse dal punto di vista patrimoniale e finanziario, che non hanno avuto altra scelta se non incrementare in maniera consistente i prezzi di vendita in tempi brevi, ed al contempo rivedere la politica di sconti, condizioni, servizio. Mentre ne hanno tratto vantaggio quelle più solide, che hanno potuto calmierare meglio gli aumenti di listino, mantenere costante il livello di servizio, e sottrarre clientela alle prime, di fatto trasformando un contesto difficile in opportunità.
La mappa dell’elasticità degli esercenti Ho.Re.Ca. rispetto al prezzo praticato dai torrefattori, calcolata per il 2024, mostra solo pochissime regioni con buon livello di anelasticità (la quantità domandata varia in proporzione minore rispetto alla variazione del prezzo).
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Le previsioni 2025-2029 del caffè nel canale Ho.Re.Ca.
A differenza dell’anno scorso quando già a luglio davamo quasi per definito il 2024, quest’anno a testimonianza del quadro estremamente complesso in cui le aziende si trovano ad operare, le differenze sono sensibili fin dal 2025, a seconda che si verifichi lo scenario base o quello peggiore. Il 2026 è l’anno su cui dovrebbe poggiarsi la base per un successivo rilancio nel caso di scenario base, mentre per quello peggiore dovremo aspettare il 2027, per arrivare alla forbice massima di 60 milioni di euro di differenza tra i due scenari nel 2029.
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