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Qualcuno se lo aspettava, altroché. Essere leader del settore significa anche questo, forse soprattutto: un passo avanti, che sia nel bene e purtroppo nel male. Pandemia, chiusura, lockdown: i mesi primaverili sono stati abbastanza perché i migliori sulla piazza si attrezzassero e fossero pronti a tutto. Ma potrebbe non bastare.

Flavio Angiolillo

“A marzo abbiamo anticipato la cassa integrazione e ci siamo vuotati i conti”. Parla Flavio Angiolillo, principe della scena miscelata milanese con i sei locali della famiglia Farmily (tra cui MaG, Iter e il Backdoor43, il bar più piccolo del mondo), uno dei quali, lo speakeasy 1930, gli è valso l’ingresso nella 50 Best Bars lo scorso anno (al numero 44). In piena emergenza da COVID-19 ha aperto l’ultimo progetto, lo splendido MaG La Pusterla, per riciclare il personale tagliato a causa del blocco: numeri e affluenza gli stavano dando ancora una volta ragione. “Adesso ci tocca riorganizzare e riequilibrare i ragazzi al lavoro: abbiamo in tutto una quarantina di dipendenti, e a turno daremo ferie o richiederemo di nuovo la cassa integrazione. Stavolta non sarà facile”.

Perchè ancora una volta certezze non ce ne sono, le misure sembrano campate per aria e mirate su settori che soffrono senza prospettive di miglioramento. “Ci farebbe forse meno male andare in lockdown completo e congelare tutto. Rimanere aperti anche fino a mezzanotte non sarebbe utile, perché comunque il consumatore ormai è spaventato. E le regole, è palese, vengono rispettate molto meno di quanto si dovrebbe. Con il lockdown si salvano vite e si limitano i danni: non mi sorprenderebbe se dalla prossima settimana ci comunicassero la chiusura come a marzo“.

Luca Marcellin

C’è quindi chi si reinventa quasi completamente, per non perdere l’ottimismo e soprattutto rimanere accanto ai propri clienti (ma con la mascherina). Luca Marcellin, proprietario dei gemelli Drinc e Drinc Different, ha infatti lanciato nuove proposte per le proprie attività: fresco di una nuova spaziale drink list, l’ex manager d’hotel di lusso torna a presentarsi in chiave delivery, come già fatto a marzo, ma con una interessante novità. La possibilità di fittare gli spazi dei suoi locali per shooting fotografici, e soprattutto il format Due ore con mel’occasione di assumere Luca come bartender privato per un aperitivo casalingo o una cena romantica: “Noi forniamo ovviamente i nostri cocktail, il ghiaccio cristallino, l’attrezzatura e il know how. Cerchiamo così di allietare questo nuovo durissimo momento; con le chiusure e le mezze chiusure davvero non capiamo nulla, lavoravamo moltissimo con il dopocena e vederci impossibilitati ad aprire dopo le 18 è deprimente. In primavera non sapevamo cosa ci aspettava e siamo riusciti a rimanere positivi, adesso è dura”.

Ilaria Puddu

La panoramica per l’industria del food, inutile dirlo, non è troppo migliore. Se ne fa portavoce Ilaria Puddu, fenomeno delle ultime aperture, fondatrice di cinque brand per un totale di ventisei locali, in maggior parte su Milano. “Non siamo mica troppo lontani dalla situazione di marzo. Stiamo spingendo molto con il delivery, anche se non lo avevo mai sposato appieno, credevo fosse adatto solo ad alcuni prodotti, e con alcuni miei marchi faccio una pizza che temevo non fosse adatta. Si sta invece rivelando l’unico modo per lavorare bene, stiamo registrando un utile quasi uguale a un’apertura regolare”.

Ma è tutt’altro che una passeggiata, e le misure adottate sembrano piuttosto insufficienti: ” Sono soluzioni temporanee e inadatte, stanno colpendo solo alcuni settori come se fossero capri espiatori. E intanto scuole e mezzi pubblici, dove il vero assembramrnto si verifica ogni giorno, restano intatti”. Il gruppo di Puddu, che comprende Pizzium, Giolina, Marghe, Crocca e Gelsomina (al momento aperti a pranzo), conta circa 300 dipendenti: “Tutti sottoposti precauzionalmente a tampone, che è un’ulteriore incombenza. Quattro o cinque ragazzi per ciascun locale a rotazione, il resto è in cassa integrazione e si cerca di alternarli: qualcuno è ancora in attesa dei ristori di marzo, è piuttosto deludente”.

Adesso, in definitiva sarà ben più dura rispetto alla primavera. Perché si sa a cosa si va incontro, e non è stato bello. “Soprattutto le realtà più piccole soffriranno e rischieranno. Vedremo cosa si concretizzerà, delle promesse fatte dal governo: è grave che sapessero sarebbe potuto succedere di nuovo, ma non hanno fatto nulla. Spero solo non duri troppi a lungo”.

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