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A cura di SIMEI – Distribuito agli operatori
In occasione del 22.mo Simei – 13-17 novembre – www.simei.it

SOMMARIO: Produzioni e consumi nel mondo – Produzioni e consumi nel mondo – I grandi mercati nazionali- La birra in Europa – Il quadro competitivo internazionale – La birra in italia – Il quadro competitivo italiano

Rif. Temporale: Novembre 2007

Produzioni e consumi nel mondo

In accordo con il Rapporto Barth, produzione e consumo di birra nel mondo sono valutabili nel 2006 in circa 1.700 mio hl mentre il consumo pro-capite medio può essere stimato intorno ai 26 litri/anno. L’andamento della produzione e dei consumi mondiali mostra una crescita continua, con tassi di variazione intorno al 3% medio all’anno. Dietro i dati medi globali si nascondono però realtà geografiche molto diverse. Da una parte ci sono i mercati di più antica tradizione brassicola, come quelli dell’Europa Occidentale, Nord America ed Oceania, caratterizzati da consumi pro-capite più elevati, ma anche da tassi di crescita quasi inesistenti. L’altra parte del globo (Asia, Africa, Europa dell’Est, America Latina,) fa invece riferimento a mercati emergenti che partono da più bassi livelli di consumo pro-capite, ma con tassi di crescita più sostenuti.

Europa Occidentale, America del Nord ed Oceania, sono le aree continentali che mostrano i più alti livelli di consumo, con valori pro-capite pari a 2-3 volte la media mondiale. Ed è proprio in queste aree che la moderna industria birraria si è sviluppata fin dalla seconda meta dell’800, proiettandosi poi a livello internazionale. L’Asia, con circa il 60% della popolazione mondiale ed appena 13 litri di pro-capite annuo, rappresenta il continente più promettente in termini di sviluppo prospettico, mentre l’Africa rimane per il momento in posizione ancora marginale (4,7% del totale mondiale), anche se con alcune realtà nazionali di un certo rilievo (come Sud Africa e Nigeria che, assieme, assorbono quasi la metà del totale consumi continentali). Si tenga conto che in Asia ed Africa si ha la massima diffusione della religione musulmana che, come noto, pone l’assoluto divieto al consumo di alcolici. L’Est Europa, pur avendo già raggiunto consumi pro-capite di rilievo, è in forte progressione e così anche l’America Latina.

I grandi mercati nazionali

. I primi 6 paesi produttori, pur rappresentando poco più del 30% della popolazione mondiale, assorbono il 56% della produzione globale di birra. Al vertice di questa classifica si è da alcuni anni insediata la Cina (352 mio hl di produzione nel 2006) che, pur disponendo di un pro-capite di solo 26 litri annui, ha ormai superato, grazie all’enorme popolazione ed a un tasso di sviluppo più vivace, il primato storico del mercato statunitense (oggi in seconda posizione con una produzione annua di 232 mio hl).

In Europa svetta da sempre la Germania, che anche grazie agli elevati consumi pro-capite e ad un buon livello di export, realizza una produzione annua di 107 mio hl (terzo posto nella classifica mondiale), seguita dalla emergente Russia (100 mio hl di produzione nel 2006) che, con l’attuale ritmo di sviluppo, è ormai prossima a fare il sorpasso alla Germania. Il continente americano, oltre agli USA, annovera altre due grandi mercati nazionali, Brasile e Messico, rispettivamente al 5° e al 6° posto nella graduatoria delle potenze birraie mondiali, con volumi produttivi di 94 mio hl (Br) e 73 mio hl (Mex).

La birra in Europa

Le analisi condotte dall’annuario INFOBIRRA della Beverfood mettono in rilievo come il continente europeo, pur rappresentando solo il 12% della popolazione mondiale, assorbe oltre il 33% della produzione totale di birra. Nel 2006 la produzione di birra in Europa, secondo The Bath Report, è stata di 569 milioni di ettolitri con un progresso del 4% rispetto al 2005; la crescita è imputabile quasi per intero ai paesi dell’Europa Orientale, mentre nell’Europa Occidentale i consumi mostrano un andamento statico ed in alcuni paesi addirittura in diminuizione. Poichè il flusso netto del commercio estero (esportazioni – importazioni) in Europa è di circa 38 mio hl annui, il consumo interno globale del continente si colloca intorno ai 531 mio hl, corrispondente ad un pro-capite di 66 litri/anno. La parte più importante delle esportazioni extra-europee è destinata al Nord America, dove alcuni importanti marchi europei (Heineken, Guinness, Beck’s, Bass, Stella Artois) hanno conquistato nel tempo posizioni di rilievo.
La situazione nelle varie regioni geografiche è molto eterogenea: si va dagli oltre 150 litri di consumo p.c. della Repubblica Ceca, ai poco più di 30 litri p.c. dell’Italia, per scendere su valori ancora più bassi in alcuni Paesi dell’Est e nella islamica Turchia. Queste notevoli differenziazioni sono connesse alle varie abitudini storiche nelle varie regioni, alle differenti tradizioni alimentari e gastronomiche, alle diverse disponibilità economiche, ma anche a differenti legislazioni e culture religiose che possono favorire o frenare il consumo della birra.

In linea generale nei Paesi mediterranei, come Italia, Francia e Grecia, il consumo della birra resta al di sotto della media europea, in virtù di un più spiccato orientamento al vino, soprattutto da parte delle classi adulte ed in occasione dei pasti più importanti. I pro-capite si mantengono al di sotto della media europea anche in molti Paesi dell’Est Europeo, in considerazione di una più labile tradizione storica e di una minore capacità reddituale; sono questi, però, i Paesi a più forte sviluppo che tendono sempre più ad avvicinarsi agli standard occidentali. Nell’Europa dell’Est spiccano comunque alcuni Paesi che storicamente facevano parte dell’ex impero asburgico (Cechia, Slovacchia, Ungheria, Croazia) che esprimono dei consumi pro-capite superiori alla media europea. I consumi pro-capite sono comunque elevati nei Paesi dove esistono secolari tradizioni brassicole (aree germaniche, britanniche e fiamminghe), favorite anche da una più vocata struttura distributiva e di servizio (pub, biergarten, brasserie, ecc) e da una particolare consuetudine gastronomica.

Negli ultimi anni sono cresciuti i consumi di nuove categorie di bevande con gradazione alcolica simile a quella della birra: i cosiddetti “alcolici pre-mix” o “alcopop”, ottenuti dalla miscelazione di liquori e acquaviti con acque, bibite e succhi. Queste nuove bevande sono di fatto entrate in competizione diretta con le birre, soprattutto nella classe dei consumatori “giovani”. A loro volta molti produttori di birra hanno sviluppato nuove bevande: i c.d “beer mix” o “biermischgetränke”, ottenuti dalla combinazione di birra con bibite o succhi, con una gradazione alcolica contenuta, sostanzialmente al livello delle birre light. Questo fenomeno si è fortemente sviluppato soprattutto in Germania , dove accanto alla tradizionale “Radler” (birra+limonata), sono ora proposti versioni di bier&cola, birre&succhi e perfino bier-energy. Il consumo di bier-mix in Germania, che nel 1998 era valutabile in 1,2 mio hl, nel 2006 ha già raggiunto i 3,5 mio hl (oltre 4 litri pro-capite) con una progressione di ben il 18% rispetto all’anno precedente. Forse in tal modo i birrai tedeschi hanno trovato la soluzione per il calo dei consumi della birra tradizionale sul proprio mercato.

Alcuni paesi birrai europei di grande tradizione sono caratterizzati da un forte impegno in termini di esportazione: in quest’ambito si distinguono l’Olanda, il Belgio, l’Irlanda e la Danimarca che negli anni migliori riescono ad esportare la metà dell’intera produzione nazionale. Ma il paese che esporta di più in assoluto è la Germania con oltre 14 milioni di hl/anno. Viceversa i paesi che accusano i più alti tassi di importazione sono l’Italia (il 33% circa del totale consumi interni), la Francia e la Gran Bretagna.

Il quadro competitivo internazionale

Il quadro competitivo mondiale è caratterizzato da un intenso processo di concentrazione che si è particolarmente accentuato nell’ultimo ventennio, ma che non ha ancora esaurito tutte le proprie potenzialità. Secondo le stime del Barth Report, i primi 40 produttori mondiali di birra hanno assorbito nel 2006 oltre l’84% della produzione totale.

In testa alla classifica si pone il gruppo INBEV (ex Interbrew) con quartier generale a Lovanio in Belgio. Fino agli anni ’80 il gruppo era semplicemente il principale birraio belga. Successivamente la società, ha innescato uno straordinario processo di “merger & acquisition”, che lo ha portato nell’arco di pochi lustri a diventare una grandissima multinazionale della birra. Dopo l’ultima mega-fusione con la sudamericana Ambev si è costituita la nuova INBEV, che si è subito insediata ai vertici della classifica mondiale dei gruppi birrai con una quota superiore al 13%. In Europa il gruppo è leader, oltre che in Belgio, anche sui mercati ucraino, ungherese, serbo, croato, bulgaro, ed occupa posizioni di vertice anche in Germania (dove controlla Beck, Spaten & Löwenbrau, Gilde, Diebels, Hasseroder), Gran Bretagna (dove ha acquisito i marchi Bass, Tennent’s, Boddington, Whitbread), Russia (dove controlla le birrerie SUN), Repubblica Ceca (Staropramen), Francia, Italia, Olanda, Romania. Il gruppo esprime posizioni di leadership anche in America Latina (Brasile, Argentina, ecc), grazie alla fusione con Ambev, ed in Canada, dove a suo tempo aveva acquisito il gruppo Labatt. INBEV si sta mostrando particolarmente attivo anche sull’emergente mercato cinese dove recentemente ha acquisito la Fujian Sedrin. Il gruppo è operativo in 130 paesi con oltre 200 marche di birre, di cui però solo Stella Artois®, Beck’s®, Leffe®, Brahma® sono state scelte come “global brands”.

Segue, con il 12,7% di quota globale, il gruppo SAB Miller di origine sud-africana (SAB) e americana (Miller). Dopo il suo sbarco in Europa, il gruppo ha posto il proprio quartier generale in Gran Bretagna. In Europa il gruppo controlla diverse birrerie importanti in vari mercati nazionali: nella Repubblica Ceca le birrerie Pilsner Urquel e Gambrinus, la Peroni in Italia, la Pivowarska in Polonia, la C.B.R. in Romania, la Dreher in Ungheria e la Kaluga in Russia. Naturalmente il gruppo è leader in Sudafrica ed in molte altre nazioni africane. Nel continente americano il gruppo occupa con Miller la seconda posizione negli USA, ma ha assunto posizioni di rilievo in diversi altri paesi dell’America Latina (Bolivia, Perù, Puerto Rico, . ..). In India SAB Miller ha rafforzato la sua posizione acquistando recentemente il marchio Forster’s, mentre nel sub-continente cinese la compartecipata CR Snow ha consolidato la sua posizione di mercato con nuove acquisizioni e nuovi investimenti. Le marche premium di rilevanza internazionale sono: Miller Genuine Draft®, Pilsner Urquell® e Peroni Nastro Azzurro®.

Al terzo posto nella classifica dei grandi birrai globali, con una quota a volume del 10,8%, si pone la statunitense Anheuser-Busch, il gruppo birraio n. 1 negli Stati Uniti, con sede centrale a Saint Louis (Missouri). La società produce le marche di birra più vendute nel mondo, come la Budweiser® e la Bud Light®. Oggi Anheuser-Busch è un colosso industriale che produce direttamente in 12 stabilimenti di produzione, ma è presente in oltre 80 paesi. Il solo marchio Budweiser ha una produzione annua di circa 47 mio hl. Il gruppo controlla anche il 50% del gruppo messicano Modelo. Sul mercato cinese controlla la Harbin e possiede il 27% della Tsingtao, N. 1 in Cina ed ottavo nella clasiffica dei produttori mondiali, con una quota intorno al 2,7% a volume. Il gruppo americano opera anche in Europa con una unità produttiva in Gran Bretagna, mentre negli altri paesi europei si avvale della collaborazione produttiva e distributiva di altri birrai nazionali.

Il gruppo Heineken, con sede ad Amsterdam, occupa la quarta posizione nel mondo della birra con una quota del 7,8%. A partire dagli anni ’60 la compagnia, dopo aver acquisito in casa propria la rivale Amstel, ha proceduto a numerose acquisizioni di birrerie in altri paesi europei che l’hanno portata ben presto a conquistare la leadership continentale. Nell’Europa Occidentale Heineken è leader in Olanda, Spagna e Italia ed occupa il secondo posto in Francia, Irlanda e Svizzera. Nell’Europa Centro-Orientale, Heineken esprime posizioni di leadership in Grecia, Austria (dove ha preso il controllo del gruppo Brau Union), Romania, Slovacchia, Bulgaria e Macedonia, mentre è seconda sul mercato polacco e terza su quello ceco (dove recentemente ha acquisito il controllo della Krusovice). Sul mercato emergente della Russia, Heineken è terza, mentre sul grande mercato tedesco la multinazionale olandese opera indirettamente come socio (49%) della joint venture Brau Holding International che, attraverso le varie aziende controllate (Paulaner, Kulmbacher, Karlsberg e Suedwest-Gruppe) si colloca tra i primi quattro gruppi birrai nazionali. Sul continente americano Heineken® ha una grande tradizione nella esportazione delle proprie birre negli USA: non a caso Heineken è il marchio europeo più esportato su questo mercato. Nel continente asiatico il gruppo opera attraverso la joint venture APB (Asian Pacific Breweries) che gestisce 23 birrerie tra Singapore, Cina, Malaysia, Thailandia, Cambogia, Nuova Guinea e altri ancora.

Il gruppo danese Carlsberg è settimo nella classifica mondiale se si considerano solo i volumi produttivi al netto di quelli realizzati dalla joint venture BBH, mentre si porrebbe al quinto posto se venissero considerati anche i volumi della BBH. Nel 1970 Carlsberg ha acquisito la rivale Tuborg. Nel 2000 si è notevolmente rafforzata integrandosi con il gruppo scandinavo Orkla. Occupa posizioni di leadership, oltre che sul mercato domestico, in Svezia, Norvegia, Svizzera, Portogallo e – attraverso la BBH – in Russia, nonchè importanti posizioni di vertice in Germania (dove ha acquisito il gruppo Holsten), Gran Bretagna, Italia, Polonia, Ucraina, Turchia, Serbia. I marchi di punta nelle strategie internazionali restano Carlsberg® e Tuborg®, cui si è recentemente affiancato il marchio tedesco Holsten®. Il gruppo è molto attivo anche nell’Est asiatico dove controlla diverse birrerie in Cina, Corea del Sud, Tailandia e Vietnam. La joint venture Baltik Beverage Holding (BBH), controllata pariteticamente con il gruppo britannico Scottish & Newcastle, è leader in Russia, Kazakistan e nelle repubbliche baltiche, oltre ad occupare la terza posizione sul mercato ucraino.

Dopo la fusione tra la canadese Molsom e la statunitense Coors è nato il nuovo gruppo Molsom-Coors che si posiziona al quinto posto sullo scacchiere internazionale con il 2,9% di quota. Oltre che in Nord America, il gruppo occupa una posizione di vertice anche in Gran Bretagna, dove ha conquistato diversi marchi, tra cui Carling®, la lager più venduta in UK. Con una quota simile va segnalato anche il gruppo messicano Modelo, famoso per il marchio Corona Extra® che rappresenta il marchio di birra più esportato negli USA. Il 50% del gruppo messicano appartiene ora alla Anheuser-Busch, ma per il momento il controllo della compagnia resta in mano ai partners messicani, eredi dei soci fondatori. Sempre in Messico emerge il gruppo FEMSA che opera sull’intero settore del beverage (è uno dei principali imbottigliatori di Coca-Cola nell’America Latina); il suo giro d’affari è arrivato a quasi 12 miliardi di dollari USA, di cui però solo un terzo è realizzato con le birre.

In Europa operano altri due importanti gruppi multinazionali: la britannica Scottish & Newcastle e l’irlandese Guinness (Diageo). Scottish & Newcastle è un gruppo di recente formazione. In realtà fino agli anni ’90 gli scozzesi della Scottish Courage si erano limitati ad assemblare varie birrerie scozzesi e britanniche assumendo una dimensione molto importante, ma come semplice produttore britannico. Con l’acquisizione del gruppo francese Kronenbourg, del gruppo scandinavo Hartwall, e del marchio australiano Foster’s (per l’Europa), il gruppo britannico è diventato, in ordine di importanza, la quarta multinazionale europea. Il gruppo scozzese esprime posizioni di leadership in Gran Bretagna, Francia, Finlandia, Russia (dove controlla, assieme a Carlsberg, la Baltika), Belgio, Portogallo, Ucraina, Grecia, ma è anche leader sul mercato indiano con la controllata United Brewers. Guinness è la divisione birraia del gruppo Diageo, una delle più importanti multinazionali nel settore wines & spirits. La Guinness è nata in Irlanda e da sempre è leader mondiale nel segmento delle stout. Produce nel grande stabilimento di Dublino, mentre in tutti gli altri paesi europei esporta e commercializza le proprie birre prodotte in Irlanda. I due mercati europei più importanti in termini di volumi sono quello irlandese e quello britannico, cui segue quello nigeriano dove controlla delle birrerie locali.

Vanno infine ricordati alcuni importanti produttori europei che, pur non avendo ancora raggiunto una dimensione articolata di vera e propria multinazionale, esprimono dei volumi di tutto rispetto ed occupano posizioni di leadership nei propri paesi, come Radeberger, Bitburger, Warsteiner e Krombacher in Germania, Mahou-San Miguel in Spagna, Bavaria in Olanda, Royal Unibrew (Ceres) in Danimarca, Efes in Turchia.

La birra in italia

L’Italia ha una radicata tradizione vinicola (consumi pro-capite intorno ai 50 litri/anno) e, pertanto, in termini di consumi di birra, si trova in fondo alla graduatoria europea con un valore pro-capite di poco superiore ai 30 litri/anno. Tuttavia, in relazione alla elevata popolazione, il nostro paese si pone tra i primi cinque mercati dell’Europa Occidentale: quasi 18 milioni di ettolitri consumati nel 2006. Secondo i dati del Rapporto Assobirra, la produzione interna ha confermato grosso modo i volumi dell’anno precedente (12,8 mio hl), mentre continua a salire il volume delle importazioni che si sono ora portate a 5,8 mio hl. La gran parte delle birre consumate in Italia appartiene alla categoria delle c.d. “birre standard” cioè le lager nazionali di media gradazione, con un posizionamento di prezzo popolare, una qualità media ed una destinazione di consumo universale. Ma le categorie di prodotto che sembrano crescere di più sono le “birre premium” e le c.d. “specialità”; queste categorie di prodotti rappresentano nell’assieme il 35% dei volumi di vendita, ma quasi il 50% a valore. Le birre economiche hanno conquistato il 15% a volume nel dettaglio (9% a valore), mentre le birre analcoliche e light rappresentano una nicchia di mercato, che tuttavia appare in crescita, grazie anche al contributo di nuove marche recentemente lanciate in questo comparto.

Il mercato italiano è alimentato per il 62% dalle produzioni nazionali e per ben il 33% da birre importate. In realtà l’Italia è il paese europeo che importa di più in rapporto al totale dei consumi e la tendenza ad aumentare la dipendenza dall’estero sembra inarrestabile. L’annuario Infobirra della Beverfood fa rilevare inoltre che almeno altri 3 mio hl di birra prodotta in Italia riguardano marche estere prodotte su licenza nel nostro paese (Heineken, Budweiser, Henninger, Amstel, Fischer, Tuborg, Carlsberg, Kronenbourg, Miller G. D., ecc,). La Germania da sola esporta oltre 3 mio hl di birre sul mercato italiano con una quota del 57% sul totale, in costante crescita negli ultimi anni. Olanda e Danimarca seguono al secondo e terzo posto, ma molto distanziate dalla Germania. Sono, invece, crollate le importazioni dalla Gran Bretagna (appena il 3% contro il 10% di pochi ani fa), nonostante la moltiplicazione di locali di ispirazione britannica nel nostro paese. In realtà la bilancia commerciale delle birre tra Italia e Gran Bretagna è positiva per l’Italia che importa 162.000 hl di birre e ne esporta 234.000. In crescita sono le importazioni dalla Spagna e dalla Slovenia. Le esportazioni si mantengono al di sotto di 0,8 mio ettolitri, di cui il 30% in Gran Bretagna ed il resto disperso in numerosi altri paesi.

I consumi domestici di birra rappresentano in Italia il 55% del totale quantità, mentre quelli fuori casa rappresentano il 45%. A valore, tuttavia, i consumi extra-domestici pesano di più, dal momento che nei pubblici esercizi la birra viene venduta a prezzi molti più elevati. Il canale Ho.Re.Ca. risulta strategico per l’affermazione delle birre più distintive, in quanto i produttori possono esplicitare sui punti di somministrazione delle specifiche attività promozionali proprio nel momento della scelta e del consumo. La distribuzione della birra nei canali horeca viene assicurata da numerose aziende di ingrosso bevande (circa 2.000 unità). Un centinaio tra le organizzazioni più grosse attualmente fanno riferimento ai network distributivi sotto il controllo dei grandi gruppi birrari operanti in Italia : Heineken (Partesa), Peroni(Doreca) e Carlsberg (T&C). Nel dettaglio dominano le catene e i gruppi della grande distribuzione mentre il dettaglio tradizionale ha un peso inferiore al 7%. Soprattutto sulle superfici moderne cresce l’attenzione verso la fasce premium e specialità in grado di assicurare migliori margini. Nei paesi europei prevalgono quasi ovunque le bottiglie con vuoto a rendere. Il mercato italiano vede, invece, la netta prevalenza delle bottiglie a perdere (oltre 2/3 delle vendite), mentre le bottiglie a rendere pesano solo l’8%. E’ noto come in Italia i gruppi del grande dettaglio, abbiano una decisa allergia verso i contenitori a rendere che implicano una complessa gestione dei vuoti. Purtroppo le bottiglie a rendere sono minoritarie anche nel pubblico esercizio dove i grossisti potrebbero garantire il servizio del vuoto a rendere. I fusti (a rendere) rappresentano poco più del 13% del totale vendite ma quasi il 40% delle vendite di birra nei locali dell’horeca. Le lattine, infine, pesano per l‘8% del totale volumi.

Il quadro competitivo italiano

Secondo l’annurio INFOBIRRA della Beverfood n Italia operano otto società birrarie nazionali (esclusi i microbirrifici artigianali) che gestiscono 16 stabilimenti di produzione. Sul mercato italiano operano, inoltre, oltre 200 produttori esteri che esportano e vendono i loro prodotti o direttamente o attraverso importatori-distributori indipendenti. I primi quattro gruppi birrari rappresentano il 68% delle quantità vendute sul mercato italiano: Heineken It (31%), Peroni SABMiller (21%), INBEV Ite Carlsberg It (7-8%).

Heineken Italia, oltre ai propri marchi nazionali (in primis Moretti® e Dreher®), produce e distribuisce anche i marchi internazionali del gruppo (Heineken® e Amstel®), Budweiser® ed Henninger®; inoltre importa e distribuisce numerose altre birre premium e specialità delle consorelle, ma anche di altre aziende. Analogamente Peroni, oltre ai propri marchi nazionali (in primis Peroni® e Nastro Azzurro®) produce e distribuisce la Miller Genuine Draft® (per conto del gruppo) e la birra Kronenbourg® (per conto di Scottish & Newcastle); inoltre importa e distribuisce la Pilsner Urquel®, le belghe Palm®, la Hopf® Weisse e le inglesi Fuller®. Carlsberg produce e distribuisce i marchi Splugen®, Bock 1877®, Poretti®, Carlsberg, Tuborg®, oltre a distribuire diversi altri marchi del gruppo e le birre Tucher® dalla Germania. INBEV opera in Italia solo in termini commerciali e, tuttavia, il suo nutrito portaflio di marche (Beck’s®, Stella Artois®, Bass®, Leffe®, Spaten®, Lowenbrau®, ecc.) le ha consentito di posizionarsi al terzo posto sul mercato. Al quinto posto si colloca il gruppo tirolese Forst che ha consolidato la sua quota intorno al 4,5%. Il gruppo atesino, oltre a produrre e distribuire le proprie marche storiche (linea Forst® e linea Menabrea®), importa e distribuisce alcune specialità weizen dalla Germania. A seguito di alcune dismissioni di stabilmenti dei grandi gruppi sono nate di recente due nuove società birraie: Birra Castello in Friuli e Birra Morena in Basilicata.

Va, infine, segnalato il fenomeno della Birra Artigianale (Craft Beer) che si sta rapidamente affermando anche in Italia. Secondo i dati di INFOBIRRA (l’annuario delle birre della Beverfood), il numero dei produttori italiani che si dedicano alla produzione artigianale di birra (birrifici e brew-pub) è ormai arrivato a 172 unità. cui si affiancano alcune migliaia di appassionati che praticano l’home brewing (la birra fatta in casa).

Logo SimeiIl SIMEI è la più grande esposizione internazionale, rigorosamente specializzata, che presenta contemporaneamente tutti i tipi di macchine, attrezzature e impianti per la produzione, per l’imbottigliamento e il confezionamento delle bevande (vino, birra, liquori, acquaviti, aceto, succhi, alcol, olio, acque minerali, bevande gassate e naturale e così via). Si svolge con cadenza biennale quartiere espositivo di Fiera Milano, ubicato a Rho (MI).
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