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Se l’idea di partire per l’America per cercare il proprio destino e affermarsi vi sembra romanzesca, o addirittura superata, quasi figlia del 900, si vede che non conoscete ancora Jacopo Rosito, il giovane fiorentino che sta conquistando Miami a colpi di shaker.

 

 

Immaginate di essere un giovane bartender e di aver trovato il posto dietro al bancone del più prestigioso hotel della  città. Chi ve lo farebbe mai fare di mollare tutto per cercare fortuna dall’altra parte dell’oceano? La risposta è solo una: l’ambizione e la voglia di migliorarsi, sempre! E se l’unico modo per farlo è attraversare gli Stati Uniti dalla California alla Florida, allora si vede che la strada da percorrere era quella. Perchè Jacopo l’America la scoperta davvero, e ora sono gli americani a voler scoprire lui e Le Sirenuse

Jacopo, Ti va di raccontarci un po’ la tua storia, da dov’è cominciato il tuo percorso nel mondo del bar e cosa ti ha portato ad un certo punto a partire per andare all’estero?

Ho iniziato il mio percorso nel mondo del bar a Firenze quando ancora non avevo 20 anni in un locale che si chiama Plaz. Inizialmente facevo il cameriere, per poi passare a barback e in seguito a bartender. Proprio lì ho avuto la possibilita di conoscere Roberto Assante il mio bar manager di allora. Un incontro importantissimo per me, ritengo che sia stato Roberto una delle persone fondamentali nella mia crescita, perchè fu proprio lui a guidarmi a piccoli passi in questo mondo meraviglioso.

 

 

Sono rimasto al Plaz per qualche anno, durante i quali ho anche studiato e seguito tutti i corsi AIBES, che ho avuto la fortuna di fare sotto le direttive di  grande della miscelazione Italaliana,  che reputo il mio maestro, ovvero  il Conte Luca Picchi. Una volta migliorato il mio livello decisi di spostarmi, inizialmente  (per breve tempo) al  Bar Perseo…Fu  una bella esperienza, ma quando arriva la chiamata che può cambiarti la vita non si può dire di no! Massimiliano Prilli, all’epoca bar manager dell’Atrium Bar al Four Seasons di Firenze, aveva deciso di prendermi nel suo team, e io gliene sarò sempre grato per l’occasione concessami. Ad inizio 2011 ho iniziato a lavorare sotto le sue direttive, e quelle del suo assistente Luca Angeli. Iniziai come ultima ruota del carro ma non mi arresi mai, lavorai come mai in vita mia, e tre anni dopo, quando ho lasciato il Four Seasons l’ho fatto da head bartender!

 

 

Lasciasti il posto sicuro per lanciarti in una nuova sfida estrera dunque…

Esattamente. Decisi di andare a San Francisco e sono contentissimo di aver fatto questa scelta! San Francisco e stata una citta che mi ha dato moltissimo sia a livello umano, sia per farmi conoscere come bartender in un altro paese, una sfida mai semplice. La voglia che mi ha portato ad emigrare era la passione per il mio lavoro. Volevo integrare il mio bagaglio, imparare qualcosa di nuovo anche a livello di stile, di sapori e di cultura. Posso dire che la California è stata una meta perfetta per tutto questo data la sua diversita culturale, specialmente di San Francisco, e a tutt’oggi  la reputo la mia seconda casa.

 

Poi il rientro nel mondo Four Seasons, con il progetto di rilancio del Bar di Miami. Fino a poco tempo fa parlare di Cocktail a Miami voleva dire solo Broken Shaker, ora qualcosa grazie a voi sta cambiando…

Da quello che posso vedere Miami sta cambiando molto a prescindere da noi, ci sono moltissimi bar di livello come uno dei mie preferiti Sweet Liberty che consiglio a chi passasse da queste parti. Noi a Four Seasons cerchiano di elevarci un po fuori dalla media, offrendo qualcosa di diverso. Ci aiuta moltissimo anche la location visto che abbiamo la fortuna di lavorare in una delle strutture piu belle che si possano trovare a Miami, ovvero The Surf Club, aperto durante il proibizionismo americano. Dal primo momento che ha aperto le sue porte per capodanno 1930, questo posto ha ospitato la storia.

 

 

Per quanto riguarda il nostro lavoro, Il nostro approccio (mio, di Valentino Longo, del mio preziosissimo assistente Kevin Morand e di tutto il team) nella sala e dietro al bancone e molto europeo con estrema cura al dettaglio e al cliente. Il nome del nostro bar Le Sirenuse, prende appunto ispirazione da uno degli alberghi piu belli di Positano, e noi cerchiamo di  omaggiare con i nostri cocktail non solo la bellissima costiera, ma l’Italia in generale.

Miami è una città particolare, ricca di influenze latine. Come si rispecchia questo aspetto nei cocktails e  nei clienti?

Miami penso che sia una delle citta con la piu grande influenza latina di tutti gli Stati Uniti. Questo lo si ritrova anche nelle abitudini di consumo. Infatti uno degli spirits piu consumati è il Rum seguito da Tequila. Nel nostro bar abbiamo la fortuna di avere una clientela internazionale e proprio questo ci permette di di esprimere chi siamo e di diversificarci. E stata una scelta molto coraggiosa all’inizio ma siamo molto contenti della direzione in cui stiamo andando.

Gli stati uniti sono talmente grandi da avere un mondo di realtà differenti e quindi di offerte. Quali sono ai tuoi occhi le principali differenze che hai trovato a livello di Cocktail tra città e città?

Si concordo, ho avuto modo di vederlo non solo nel trasferimento da una costa all’altra, ma anche confrontando le grandi città tra loro. Ad esempio, New York oggi è la piazza più straordinaria del pianeta, dove puoi trovare di tuttto e di più. Miami si sta affacciando ora ai grandi palcoscenici, ma non cerca di essere l’imitazione di nessuno in questo suo percorso. Qui ad esempio il fattore climatico incide molto, e influisce sulle scelte di bevuta di chi viene al bar. Una citta tropicale come questa richiama cocktail molto rinfrescanti e con prodotti estivi, e saremo dei pazzi a voler fare una cocktail list a imitazione delle grandi città europee o americane che hanno periodi invernali e un pubblico di  consumatori meno “vacanziero” del nostro. Il nostro obbiettivo è che Miami sia Miami, con una sua identità ben precisa sia negli States che nel Mondo.

Pensi mai a tornare in Italia?

Mai dire mai!

Al contrario, consiglieresti ad un giovane bar tender di trasferirsi negli States?

Trasferirsi negli States non e semplicissimo ma nella vita bisogna crederci, basta vedere il mio esempio. Per un giovane consiglio vivamente di spostarsi il piu possibile e di lanciarsi ogni giorno in nuove “challenge”. Viaggiare e una delle cose piu belle e istruttive che si possa fare, e i risultati sono sempre e solo di arricchimento positivo. 

Raccontaci uno dei tuoi cocktail, e la storia di come è nato.

Uno dei cocktail a cui sono piu legato si chiama “El Loco” soprannome che mi e stato dato durtante uno dei miei viaggi in Messico da un mio caro amico visitando le distillerie in Tequila. Il cocktail e stato creato in occasione di una competizione a cui ho partecipato del 2017. La base e tequila reposado, succo di ananas, ancho reyes, sciroppo di ananas e serrano pepper. Viene servito all interno di un bicchiere di terracotta messicano con accanto un infusione di coriandolo e citrus che veniva fatto evaporare grazie al ghiaccio secco.

 

 

 

 

 

 

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