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È uno dei Supertuscan più noti e che più hanno fatto discutere nel tempo. L’importante uso di legno in passato ne ha segnato il percorso ma ne ha anche caratterizzato lo stile. La 26esima rappresentazione di questa iconica etichetta di Montalcino va oltre l’andamento climatico, oltre il suolo e raggiunge una sua identità: quella del Luce.

 

CAMBIO DI STILE Stile che negli ultimi anni è cambiato, per una ricerca sempre più puntuale delle particolarità delle uve che negli 11 ettari, iscritti all’albo del Brunello di Montalcino, degli ottanta della tenuta, parlano di una grande capacità di esperire l’annata e, con lei, regalarne le forze, le freschezze e, perché no, trasformare il gusto del vino in un’esperienza  freschissima, precisa, statuaria; si tratta dell’incontro tra Sangiovese e Merlot in cui quest’ultimo si esalta benissimo nell’annata 2018. Un’annata caratterizzata da piogge, che hanno permesso di riequilibrare le riserve idriche minate dalla siccità dell’annata precedente. Ma anche dal clima asciutto, senza eccessi di temperature, che assieme al vento di tramontana e le calde giornate di settembre, hanno restituito uve mature. Il vino scolpisce e scandisce il ritmo del sorso con un tannino che amplifica il gusto, lo distende e lo rende pulito, chiaro.

NUOVO APPROCCIO Questa 26esima rappresentazione di Luce in realtà va oltre l’andamento climatico, oltre il suolo e raggiunge una sua nuova identità. “Un nuovo approccio alla luce” – potremmo dire. L’affinamento in barrique, nuove per l’80%, ritorna in una struttura solida e un carattere che sorride all’agilità di movimento e si proietta con profonditi alla ricerca di un nuovo luogo in cui esprimersi. Un’evoluzione insomma avvenuta in questa annata che non dimentica comunque l’inizio del percorso iniziato grazie alla collaborazione della famiglia Marchesi de’ Frescobaldi e Robert Mondavi, e la decisione di unire le rotondità del Merlot alla struttura ed eleganza del Sangiovese.

VISION FRESCOBALDI Da sedici anni questa vision è in mano a Lamberto Frescobaldi che continua con grande attenzione a ricercare tutti quegli elementi che gli consentano di presentare nuove possibilità di racconto di Luce che vede la tenuta al centro e incastonata nella collina cui apice raggiunge i 400 metri di altezza. L’ingresso della cantina è una bomboniera, un piccolo sentiero circondato da fiori anticipa il percorso di vita in una cantina che vede vasche di cemento, tonneau e barrique. L’uscita ossia l’ingresso dedicato alle uve, è una gola che si affaccia a bosco sulla sinistra e a tutte le vigne nell’orizzonte visibile. Nell’epicentro del Parco Naturale della Val d’Orcia, c’è un’espressione, un messaggio di vita, di crescita. Che non può che far riflettere sul percorso umano prima ancora che del vino di questa luce.

INFO: www.lucedellavite.com

 

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