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Dopo una brusca frenata del mercato che nel 2023 farà registrare una contrazione delle vendite a volume fino a -5,4% rispetto al 2022, l’entrata in vigore della Sugar Tax, prevista per gennaio 2024, rischia di produrre un’ulteriore flessione delle vendite del -15,6% nei due anni successivi all’entrata in vigore e 275 milioni di minori entrate IVA per lo Stato. È quanto emerge da uno studio di Nomisma per ASSOBIBE.

 

 

Dopo un 2022 che lasciava sperare in una possibile ripresa del mercato, il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022. La difficile congiuntura economica e l’alta inflazione hanno infatti influito sul carrello della spesa degli italiani riducendo il potere di acquisto delle famiglie, con riflessi negativi in estate, periodo abitualmente favorevole per il comparto. In questo contesto, l’entrata in vigore della Sugar Tax, prevista per gennaio 2024, produrrebbe un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, nonché un conseguente minor gettito IVA pari a 275mln di euro e oltre 5.000 posti di lavoro a rischio.

Il comparto ha aderito all’invito del ministro Urso per facilitare un trimestre antinflazione, nonostante si trovi a fare i conti con uno scenario complesso: PIL allo 0,9% e il prezzo di vetro, carta e alcune materie prime estremamente elevati (es. lo zucchero ha messo a segno un +60% in un anno) – dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE -. Proprio perché riconosciamo gli importanti sforzi compiuti dal Governo, che ha il difficile compito di non perdere produttività e PIL del nostro made in Italy e trovare risorse per coprire le spese dello Stato, confidiamo in un intervento dell’esecutivo affinché si elimini definitivamente una tassa che è contro il made in Italy, antieconomica, inefficace sia sul piano del gettito fiscale sia su quello della salute, come dimostrano i numeri. Le risorse necessarie vanno ricercate altrove, senza indebolire ulteriormente imprese e cittadini”.

 

 

La riduzione dei volumi di vendita, acuita anche dall’entrata in vigore della Sugar Tax, e il significativo aumento dei costi avviatosi nell’ultimo biennio avranno un impatto sulle imprese produttrici, ma anche sulla filiera e sul gettito per lo Stato. Lo studio di Nomisma evidenzia che, oltre al calo previsto del mercato, nel biennio 2024-2025 si stima anche una riduzione di 46 milioni di euro degli investimenti da parte delle imprese produttrici[1] e una contrazione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 mln di euro[2]. In questo contesto non favorevole, il gettito fiscale generato dalla Sugar Tax rischia di essere nettamente inferiore rispetto a quanto ipotizzato nella relazione tecnica che si basa su stime di mercato relative al 2017; lo scenario è infatti profondamente cambiato e non garantirebbe il gettito previsto nel 2019 dal Governo Conte I ma una cifra plausibilmente inferiore a 100 mln di euro. Al contempo, le entrate fiscali sarebbero inferiori su una serie di voci, a partire da una stima di 275 milioni di minori entrate IVA per lo Stato.

In ragione delle significative preoccupazioni sugli effetti boomerang della c.d. Sugar Tax per le imprese che operano in Italia, le sigle della Filiera agroalimentare (ASSOBIBE, Coldiretti, Italgrob, Filiera Italia, insieme con le sigle sindacali FAI-CISL, FLAI-CGIL e UILA-UIL) ai primi di agosto hanno inviato una lettera al Governo per chiedere di eliminare la Sugar Tax dalla prossima Legge di Bilancio, in quanto inefficace per la salute e dannosa per imprese e lavoratori. La Sugar Tax, che non si applica allo zucchero contenuto negli alimenti ma solo alle bibite analcoliche, con o senza zucchero (il cui apporto calorico giornaliero è inferiore all’1% negli adulti e allo 0,6% nei bambini rispetto al totale delle calorie quotidiane consumate dagli italiani) colpisce le PMI italiane, che sono il 64% della base associativa di ASSOBIBE, e le imprese a capitale straniero che producono in Italia e generano valore sul territorio.

 

 

In un Paese come l’Italia, dove i consumi di bevande analcoliche sono minimi, una tassa ad hoc non serve. Tanto più che nei Paesi dove è in vigore da anni, la Sugar Tax non ha prodotto benefici tangibili per la salute pubblica (con un taglio medio di sole 3 calorie quotidiane per individuo) – dichiara Pierini -. Grazie a un’autoregolamentazione virtuosa del settore, ai protocolli siglati con il Ministero della Salute e agli investimenti delle aziende produttrici nella formulazione di nuove ricette no sugar e con meno contenuto di zucchero, abbiamo tagliato lo zucchero venduto tramite soft drink di quasi il 40% dal 2010 a oggi, pari a 468 milioni di calorie. Questo esecutivo si è dimostrato attento ad ascoltare la voce dell’impresa italiana, con particolare riguardo alle PMI, e a sostenerla in quanto motore del Paese e seme di stabilità e benessere. Per questo confidiamo in una decisione coerente e lungimirante, a salvaguardia del made in Italy, dell’occupazione e della tradizione italiana che le bibite analcoliche rappresentano nel mondo”.

[1] La variazione è stata calcolata rispetto agli investimenti previsti negli anni 2024-2025 in un o scenario senza Sugar Tax
[2] La variazione è stata calcolata rispetto agli acquisti di materie prime (food e non food) previste negli anni 2024-2025 in uno scenario senza Sugar Tax

 

+ info: www.assobibe.it

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