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Sempre in piedi la disputa legale tra la storica torrefazione triestina Bazzara e il colosso spagnolo di abbigliamento Zara che nel 2015 ha presentato un esposto all’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale) per le quattro lettere condivise dai due brand, contestando sia il logo che il nome scelto. Da un lato una piccola azienda di artigianato italiano specializzata nell’esportazione e vendita di caffè, dall’altra una delle multinazionali più ricche sulla Terra che si occupa di moda e del valore di centinaia di miliardi di euro capitalizzati in Borsa.

 

 

Una lotta iniziata ben 7 anni fa che continua ad avere tempi lunghi, che vede contrapporsi due brand che – forse è il caso di dirlo – hanno poco a che fare l’un con l’altro. Un particolare doveroso da ricordare: il brand “Bazzara” non è un nome di fantasia, ma il cognome dei titolari della torrefazione. La catena di abbigliamento Zara fa invece riferimento alla multinazionale spagnola Inditex S.A. E non si tratta nemmeno di concorrenza: gli obiettivi, i settori merceologici e la mission sono differenti tra le due aziende, ma Zara ritiene la piccola torrefazione una minaccia per quel nome con cui condivide una vaga somiglianza che, secondo i suoi legali “potrebbe portare ad una situazione di confusione tale da pregiudicare il buon nome dell’azienda” e mandare in confusione i consumatori.

Franco Mauro Bazzara – rispettivamente Presidente e CEO della piccola torrefazione -, assistiti dall’avvocato triestino Andrea Piras, si battono da tempo per l’intrigata questione che va contro i loro ideali, non dimentichiamo infatti il loro costante impegno nel cercare di fare rete e creare non solo collaborazioni, ma anche rapporti umani tra le aziende e chi vi opera. Quello che i due fratelli si sentono spesso chiedere durante i loro incontri con personaggi di rilievo e non, la presentazione dei loro libri, freschi di ristampa, nelle manifestazioni e in importanti fiere del settore è purtroppo la solita domanda: “Come procede la disputa Davide contro Golia?”. Niente che possa però scoraggiarli, fonte d’ispirazione è la loro tradizione di famiglia che li ha spinti a continuare il lavoro iniziato dal padre Dionisio e adesso tramandato con amore ai figli.

Dicono Franco e Mauro: “Ci conforta la solidarietà da parte dei tanti amici e di tante aziende del mondo del caffè che girandoci loro esperienze a livello internazionale e consigli utili hanno dimostrato quanto il nostro essere in prima fila nel fare rete nel comparto italiano del caffè sia importante.

Purtroppo il caso ci ricorda quanto i tempi della burocrazia siano lunghi. Il passaggio dell’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale è solo una tappa di un percorso giudiziario ben più lungo e dall’esito finale imprevedibile. Ricordiamo infatti che l’Euipo non è un organo giudiziario. Dunque, a pronuncia fatta, sia Zara che Bazzara potranno impugnarla in sede legale fino ad arrivare alla definitiva decisione presa dalla Corte di giustizia europea.

Come fa notare il legale della Bazzara, Andrea Piras, esistono dei parametri specifici da prendere in considerazione quando ci si vuole opporre ad un brand. Il primo, riferisce l’avvocato, è sonoro “e in questo caso vede due parole essere pronunciate in modo molto diverso“. Il secondo riguarda le differenze grafiche.

 

 

Ma ricordiamolo: la storia dei Bazzara affonda le sue radici oltre 50 anni fa quando Dionisio Bazzara decise di rilevare la torrefazione “Brasiliana Caffè” nel 1966. Da allora la famiglia Bazzara seleziona le migliori varietà di Arabica e Robusta per offrire tutti i giorni un caffè di alta qualità. Dopo è avvenuto il cambio nome del brand, ma ad essere scelto è stato proprio il cognome della famiglia per portare avanti una lunga e antica tradizione a cui i titolari sono molto più che legati.

Nel corso di questi 7 lunghi anni diverse le novità, molte di queste recenti e positive per la torrefazione: nel 2019 il procedimento di opposizione coltivato da Zara contro la richiesta di registrazione del brand “Bazzara” è stato oggetto di sospensione dopo che FFAUF Italia S.p.a., titolare del marchio Pasta Zara, aveva vinto una opposizione intentata da quest’ultima contro il marchio spagnolo. Ricordiamo infatti che il Tribunale dell’Unione Europea ha dato ragione al pastificio di origini trevigiane nella battaglia legale contro il marchio di abbigliamento del colosso Inditex che aveva intenzione di estendere il noto brand di moda al mondo della ristorazione e delle caffetterie.

FFAUF Italia è risultata vittoriosa e nel 2020 Inditex S.A. ha determinato di appellare la decisione della Commissione di ricorso innanzi alla Corte Europea del Lussemburgo. Con decisione del giugno 2022, pubblicata i primi di agosto, la Corte Europea ha determinato che l’appello ulteriore proposto da Inditex S.A. è inammissibile e che, pertanto, non può procedere.

 

 

Ciò dovrebbe comportare il ‘sedimentarsi’ della decisione della Commissione di ricorso”, afferma l’avvocato Andrea Piras. “Tuttavia sarà ancora necessario attendere almeno fino alla fine dell’anno perché la decisione relativa all’ultimo appello non è ancora divenuta definitiva”.

Una vicenda ‘surreale’, che in un certo senso logora, ma che non ci preoccupa”, affermano Franco e Mauro Bazzara. “La definiremmo una storia che contrappone ‘Davide contro Golia’, una prova di quanto l’Unione europea forse dovrebbe allentare il livello di burocratizzazione anche su temi di questo tipo. Ma la passione per il nostro lavoro ci spinge a combattere e a non arrenderci mai, noi rimaniamo sempre ottimisti senza alcuna paura”.

 

+ info: www.bazzara.it

Scheda e news:
Bazzara s.r.l.

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