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Il mercato delle bevande analcoliche in Italia comprende tre diversi settori: le acque minerali, le bibite (gassate, lisce e funzionali), i succhi e le altre bevande frutta, per un consumo complessivo – stimato nell’anno 2020 – di circa 16,3 miliardi di litri, corrispondente ad un consumo pro capite annuo di oltre 270 litri di bevande.

 

 

SETTORE ACQUE MINERALI

Il mercato delle bevande analcoliche in Italia è caratterizzato dalla decisa dominanza quantitativa delle acque minerali il cui consumo pro-capite raggiunge il record di 216 litri/anno, il più alto in Europa e uno dei più alti nel mondo.

 

L’industria delle acque minerali in Italia è ben radicata su tutto il territorio nazionale con presenza articolata di sorgenti e stabilimenti di imbottigliamento in tutte le regioni italiane. Secondo quando censito dall’annuario Acquitalia di Beverfoood.com in Italia operano oltre 80 aziende che gestiscono circa 140 stabilimenti di produzione di acque minerali, che imbottigliano oltre 250 marche diverse.

I primi 8 operatori del settore (San Benedetto, Sanpellegrino, Sant’Anna, Ferrarrelle, Uliveto/Rocchetta, Lete, Spumador e San Bernardo/Montecristo) assorbono il 70% ca del totale volumi prodotti in Italia. Il numero delle fonti e marche riconosciute dal Ministero della Salute è molto più alto, ma in alcuni casi le relative aziende non hanno fatto seguito agli investimenti produttivi, mentre in molti casi le unità produttive sono cessate per problemi tecnici o economici-finanziari.

Storicamente tra i top player del settore era presente anche il gruppo AMI (Norda, Sangemini, Gaudianello), che recentemente è entrato in crisi e che ora sta rilanciandosi dopo l’approvazione del concordato preventivo richiesto nel 2020. Tra i grandi del settore vanno segnalati altri protagonisti di rilievo che realizzano volumi produttivi di alcune centinaia di milioni di litri annui. Tra questi: ACQUA VERA (passata di recente al gruppo Sicon) , il gruppo PONTEVECCHIO in Piemonte con il marchio primario Valmora, Il gruppo BRACCA in Lombardia, il Gruppo S.I.A.MI. in Umbria, il gruppo COCA-COLA HBC con le acque Lilia e Sveva, il gruppo TOGNI nella Marche con il marchio primario Acqua Frasassi, il gruppo CRISTALLINA holding con acqua Pejo e Goccia di Carnia, Il gruppo SEM (Sorgenti Emiliane) in Emilia con l’acqua Monte Cimone, Claudia e Nocera Umbra…

L’Italia è uno dei pochi grandi Paesi in cui il settore delle acque confezionate non è dominato dalle grandi multinazionali del beverage. A parte l’eccezione di Nestlè-Sanpellegrino, il quadro competitivo italiano è dominato da aziende a controllo familiare che hanno operato con successo per lo sviluppo del mercato. L’altra grande multinazionale del beverage analcolico, il gruppo Coca-Cola, ha storicamente ignorato il mondo delle acque minerali ed è entrata nel settore solo in epoca più recente con alcune acquisizioni, ma senza occupare posizioni di leadership. Con riferimento alla distribuzione moderna, i primi cinque operatori hanno una quota di mercato del 58%, mentre nel fuori casa hanno una quota complessiva del 60%

A livello di marche la situazione è molto più dispersiva. Solo una quindicina di marche ha raggiunto una copertura territoriale su tutte le regioni d’Italia, con una quota complessiva a volume intorno al 55-60% sul totale mercato; il resto è suddiviso tra le oltre 200 marche regionali e locali, alcune delle quali hanno raggiunto posizioni di forza nelle regioni in cui hanno sede. Le marche private della GDO occupano nell’assieme una quota intorno all’8 % a valore, largamente inferiore a quella che è la quota media delle private label nel food & beverage italiano.

 

 

SETTORE BIBITE

Per l’anno 2020 i consumi complessivi di bibite lisce, gassate e funzionali in Italia possono essere stimati in ca. 2.620 milioni di litri, con un consumo pro capite che si colloca ora sui 43-44 litri/anno, il più basso in ambito europeo, Si tenga conto che quello italiano è un mercato fortemente orientato ai consumi di acque e ciò finisce per comprimere inevitabilmente i consumi delle altre bevande analcoliche. Per il 2021 si prospetta una crescita dei consumi nella moderna distribuzione e una ripresa parziale dei consumi anche nel settore Horeca, che aveva sofferto pesantemente nel 2020 a causa della pandemia Covid.

Nel settore bibite (lisce e gassate + energy, sport drink e altre bibite funzionali) operano in Italia un centinaio di aziende tra:

  • produttori diretti,
  • distributori di marche proprie prodotte da copacker
  • importatori-distributori di bevande dall’estero.

 

Il settore tuttavia mostra un’elevata concentrazione. Le prime 4 posizioni (Coca-Cola HBC, San Benedetto, Sanpellegrino, Spumador/Refresco) nell’assieme assorbono circa il 66% del totale mercato a volume, mentre le prime 8 posizioni (le precedenti più Pepsico, Ferrero, IBG e Sibeg) assorbono l’87% del totale mercato a volume.

In questo scenario si pongono innanzitutto i gruppi che tendono a operare a 360 gradi, con marche e prodotti su tutti i principali segmenti del mercato, mentre a parte si propongono con successo importanti gruppi leader in delimitati segmenti di mercato (come, ad esempio, Ferrero con il tè freddo, Red Bull con gli energy drink, Campari con gli aperitivi analcolici, Lemonsoda (gruppo Cerse) con le bibite agrumarie, Cedral Tassoni con le cedrate…).

In passato nel settore operavano diverse piccole aziende locali (i cd “gassosai”), ma a partire dal secondo dopoguerra la gran parte di questi operatori hanno abbondonato la produzione e si sono trasformati in concessionari-distributori delle aziende leader di mercato.

 

 

SETTORE SUCCHI E BEVANDE FRUTTA

Il mercato italiano dei succhi, nettari e altre bevande frutta viene stimato a fine 2020 in 650 milioni di litri, in calo di circa il 6% rispetto al 2019. A causa delle gravi perdite subite nei consumi fuori casa a causa della crisi pandemica. Il consumo pro-capite si pone ora sotto gli 11 litri annui, largamente inferiore alla media UE (17 litri annui). I consumi di queste bevande vanno valutati in correlazione con i consumi di frutta fresca, dal momento che il consumo di succhi e bevande frutta rappresentano in un certo qual modo un diverso modo di assumere frutta. Sotto questo aspetto va rilevato che l’Italia è fra i Paesi europei dove si mangia più frutta e verdura fresca, in sintonia con la dieta mediterranea.

Va anche ricordato che una parte significativa, anche se minoritaria, di consumi di succhi di frutta viene realizzata al di fuori del comparto industriale (confezionato); ad esempio nel settore hotellerie c’è un uso sistematico di succhi per la prima colazione ottenuti con la diluizione dei concentrati e poi serviti con apposite macchinette erogatrici (dispensing), così come a casa e al bar si consuma spesso il prodotto fatto sul momento con la spremitura o centrifugazione della frutta e verdura fresca.

Per l’esercizio 2021 le rilevazioni IRI Infoscan nella distribuzione evidenziano per il comparto succhi e bevande frutta un andamento positivo delle vendite di circa il 4%. Anche nell’Horeca è in atto una graduale ripresa delle vendite, però non ancora sufficiente per recuperare integralmente la forte caduta dei consumi nel fuori casa del 2020.

 

Con riguardo al settore succhi e bevande frutta le aziende che producono e/o distribuiscono questi prodotti in Italia sono una cinquantina, ma la leadership del mercato a quantità appartiene alle private labels con una quota intorno al 40% del totale vendite della distribuzione moderna (oltre il 40% nella GDO e addirittura oltre il 70% nei discount).

La produzione nazionale è alimentata da pochi grandi produttori della tradizione conserviera italiana: Conserve Italia (Leader assoluto con i marchi Yoga, Derby blu e  Valfrutta), Parmalat (con la linea Santal) e Zuegg (con i marchi Zuegg e Skipper). Questi tre grandi produttori assorbono assieme oltre la metà dei consumi a quantità del mercato italiano. Seguono poi alcuni gruppi con produzione prevalente di private label, in quest’ambito si distinguono il gruppo conserviero campano LA DORIA, il gruppo SPUMADOR REFRESCO e il consorzio romagnolo FRUTTAGEL, Sul mercato italiano operano anche con volumi di rilievo due grandi produttori austriaci, RAUCH e PAFANNER che importano i propri prodotti dagli stabilimenti austriaci.

Tra gli altri produttori che hanno conquistato spazi interessanti sul mercato italiano, ricordiamo: San Benedetto (San Benedetto Succoso…), Pepsico (succhi freschi Tropicana…) Pago (distribuita nel canale Horeca) Coca-Cola Hbc Italia (succhi Amita nel canale Horeca), alcuni produttori di succhi bio (Plose, La Galvanina, Bevande futuriste…) e alcuni produttori specializzati in spremute ed estratti freschi di frutta (Dimmidisi, Ortoromi…)

+Info: www.beverfood.com

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