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“È come se a un treno merci avessero messo una doppia motrice. Il mondo del vino delle cooperative non sarà più lo stesso dopo Vi.vite”. Citazione anonima raccolta nel corso di Vi.vite, che ci fa capire subito come sia andata la prima edizione.

Una partecipazione massiccia di wine lovers e curiosi che hanno affollato per due giorni il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica di Milano il 25 e 26 novembre. Vi.vite ha centrato il bersaglio, con un format diverso e fuori dagli schemi, per raccontare il mondo delle 498 cantine cooperative che producono il 60% del vino italiano. Numeri da far girar la testa, le cantine cooperative rappresentano la vera ossatura del vino italiano, il fatto che si siano messe insieme per fare davvero fatto sistema, ritornello che molto spesso sentiamo solamente dire senza metterlo in pratica, è un fattore importante. Insieme per una manifestazione in cui i temi aperti sui quali dialogare sono gli stessi per tutti, da nord a sud dello stivale, ben rappresentati negli stand vivi allestiti nella sala delle Cavallerizze. Agricoltura, qualità, metodi di trasformazione del vino. In molti ci hanno detto dei progetti in atto per il ricambio generazionale dei soci viticoltori, altri ci hanno portato dentro la vision aziendale per conquistare il settore ho.re.ca e l’e-commerce senza dimenticare la tanto amata la GDO oppure il caro vecchio vino sfuso, altri ancora hanno fatto un parallelismo tra Italia ed estero. Quello che è certo è che tutti hanno capito che per cambiare marcia il vino delle cooperative deve cambiare modo anche la modalità di comunicare, con un approccio più diretto nei confronti del consumatore e con delle strategie che passano dal mondo digitale, raccontando storia e valori prima ancora che con le proprie numerose etichette di qualità, per conquistare la fascia dei giovani, dei cosiddetti millennials. “Una manifestazione nata come una vera e propria sfida, ampiamente vinta”– il commento del Presidente dell’Alleanza delle cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri – Sono estremamente contento dei risultati di questa prima edizione, sia in termini di soddisfazione delle cantine che hanno portato qui a Milano in degustazione le loro eccellenze, sia ovviamente dell’interesse dimostrato del pubblico, che è accorso all’evento per conoscere più da vicino le nostre cooperative”. Non è mancata anche la politica alla cerimonia di inaugurazione a cui ha partecipato il vice presidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio, insieme ad altri numerosi rappresentanti istituzionali e di organizzazioni nazionali e locali, ma più che una passerella in chiave elettorale la politica deve continuare a dare il proprio supporto al mondo delle cooperative per fare da collante tra chi presidia il territorio e chi coordina questo mondo. Nel corso delle due giornate, organizzate con il supporto tecnico della società Lievita, si sono susseguite degustazioni, workshop, masterclass (abbiamo partecipato alle bollicine cooperative dove abbiamo apprezzato La Colonnara e Mezzacorona, doppio metodo classico con un qualcosa in più) e approfondimenti sono stati pensati come incontri informali e conviviali. Noi di Beverfood.com siamo stati a Vi.Vite e vi raccontiamo alcuni scorci del comparto cooperativo italiano grazie ai nostri assaggi.

CANTINA DI SOAVE

Valorizzazione degli autoctoni e sviluppo del territorio. Questa la strada della Cantina di Soave che a Vi.Vite ha portato tutta la gamma degli autoctoni prodotti nel Veneto. Una colonna portante della viticoltura veneta costituita nel 1898, oggi conta un sistema produttivo dei vigneti che abbracciano cinque valli nel territorio dell’Est Veronese e comprendono tre grandi DOC: Soave, Valpolicella e Durello. Con un sistema di selezione delle uve all’avanguardia che premia e individua i soci più virtuosi, è in grado di differenziare la produzione per soddisfare al meglio un mercato sempre più esigente e complesso. Un ventaglio che spazia dai vini per tutti i giorni, ai grandi vini destinati ai ristoranti, alle enoteche e ai wine bar. Un modello che vede l’estero ben presente con circa la metà della propria produzione che raggiunge più di 50 paesi del mondo. Sette sedi operative, proprio a ridosso delle antiche mura, si trova Borgo Rocca Sveva, un borgo medievale che Cantina di Soave ha trasformato in un centro di eccellenza vinicola, che accoglie 50.000 visitatori all’anno. Tra le cantine meglio strutturate sulla comunicazione, abbiamo assaggiato il Settecento 33, bollicina a base di Lessini Durello molto piacevole e fresca, un metodo charmat ideale per aperitivo.

www.cantinadisoave.it

 

MEZZACORONA

La mission di una cantina cooperativa è quella di remunerare i soci per fare in modo che continuino a lavorare le vigne per realizzare dei grandi prodotti. Si pensa quindi che una grande cantina cooperativa possa essere poco attenta alle esigenze della clientela al dettaglio lavorando su grandi numeri. Niente di più sbagliato quando pensiamo a Rotari, punta di eccellenza di Mezzacorona, che prende il nome dal valoroso Re Longobardo Rotari che in Trentino Alto Adige si rese protagonista di battaglie epiche per la conquista dell’Italia. Per il Flavio, l’etichetta bandiera dell’azienda portata in degustazione in anteprima a Vi.Vite con il nuovo millesimo 2009 che verrà messa in commercio nel 2018, addirittura da qualche anno è stata fatta una sboccatura speciale per un cliente speciale. Marco Gialdi diceva che per il suo gusto c’era un residuo zuccherino troppo alto nel Flavio. E’ andato direttamente nelle cantine di Rotari, dopo una serie di prove è stato accontentato con una sboccatura ad hoc, gestendo di fatto una piccola partita di 700 bottiglie sbicchierate nel Bar Venezia nel centro di Mantova. La cooperazione è anche questo.

Rotari Flavio Trentodoc

www.mezzacorona.it

 

MONCARO

Sono circa 1.000 ettari di vigneto lavorati da Moncaro, cooperativa marchigiana nata nel ‘64. I soci stanno diminuendo ma sta aumentando la superficie lavorata, la cooperativa gestisce circa 200 ettari di vigneto dato in affitto dai soci stessi. Circa 7 milioni le bottiglie prodotte, di cui il 50% prende la via dell’estero. Abbiamo assaggiato il Verdicchio dei Castelli di Jesi Vigna Novali, la particolarità di questo vino è il fatto che viene fatta una raccolta tardiva delle uve a fine vendemmia surmaturate e con uno sviluppo di muffa nobile. Al naso rendono questo Verdicchio intenso e persistente, una bella espressione delle Marche del vino che in bocca diventa secco ma al tempo stesso di grande morbidezza, un vino da degustare anche più avanti.

Vigna Novali Castelli di Jesi Verdicchio RIserva Moncaro

www.moncaro.com

CANTINA VIGNAIOLI DEL MORELLINO DI SCANSANO

Il bene e il male del Sangiovese in Toscana quando parliamo del Morellino di Scansano. Il bene sta nel fatto che è diventato un vino entrato nel cuore di molti per la sua facilità di beva con un ottimo rapporto qualità prezzo. Il male è che non è facile la concorrenza in una regione che può vantare denominazioni più blasonate con alla base lo stesso vitigno principe della zona. Di circa 3 milioni di bottiglie di Morellino, la Cantina Vignaioli del Morellino ne produce circa 1,8 milioni. Fondata nel 1972 conta circa 160 soci, di cui il 30% donne, per un totale di 600 ettari di vigneto. Una cantina che guarda anche alla sostenibilità, è in atto un progetto che punta ad abbattere anche l’utilizzo di ozono in collaborazione con l’Università della Tuscia e di Viterbo. Due linee prodotte, una per la ristorazione e una per la GDO.

Cantina Vignaioli del Morellino - Mirellino di Scansiano Vino Biologico

www.cantinadelmorellino.it

 

 

CANTINA TRE SECOLI

La cooperativa più grande del Piemonte, nata dalla fusione tra due cooperative, la Cantina Sociale di Mombaruzzi e la Cantina Sociale di Ricaldone. 450 soci, 1200 ettari vitati con un potenziale di 14 milioni di bottiglie, al momento poco sfruttato se pensiamo che vengono prodotte solo 600.000 bottiglie, il resto è vino sfuso. Il focus sulla bottiglia è già partito, così come è già partita la corsa verso l’Asti Secco. A Vi.Vivite una anteprima che è destinata a cambiare il mercato del moscato d’Asti, cercando di destagionalizzare il prodotto e di proporlo tutto l’anno e non solo durante le feste comandate. Tre Secoli ha accettato di buon grado questa sfida, che vede un vino con un residuo zuccherino di 18 g/l. Non è una nuova tipologia di Asti, quello che viene modificato è il consumo.

Asti Secco Tre Secoli

www.tresecoli.com

 

CANTINA VALTIDONE

Cooperative fa rima con colline, come succede con la Val Tidone, sull’appennino piacentino, vocate all’agricoltura da oltre 2.500 anni. Qui è nata la Cantina Valtidone, le uve provengono da 1.100 ettari di vigneti di proprietà degli oltre 200 soci viticoltori, circa il 70% della produzione rimane in Italia. Lo scorso anno sono stati festeggiati i 50 anni, con una linea 50 vendemmie di cui abbiamo assaggiato la Malvasia di Candia Aromatica e il Gutturnio, mentre il prossimo anno sarà la volta dell’Ortrugo. Ma le novità all’orizzonte non sembrano finire, visto che la prossima sfida è quella di una linea biologica per arrivare alla prima cantina bio-vegana della provincia di Piacenza.

50 Vendemmie Malvasia e Gutturnio Frizzante

www.cantinavaltidone.it

 

DELIZIA

Ci spostiamo in Friuli, con la Delizia, realtà di 450 soci con 2.000 ettari vitati. Non solo Glera e Pinot Grigio, i due alfieri della cooperativa, ma anche Ribolla Gialla. Con la linea Naonis che nel toponimo locale significa Pordenone, è stato fatto un grande lavoro di promozione nella linea della ristorazione, sfornando dei vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Abbiamo assaggiato una Ribolla Gialla per vedere di come gli autoctoni friulani si prestino bene alla spumantizzazione. Colore giallo paglierino, un naso agrumato con qualche sfumatura tostata, bella beva e briosità in bocca con una buona persistenza.

Noa nis Ribolla Gialla

www.ladelizia.com

 

CANTINA TOLLO

Con circa 800 soci per 3.000 ettari vitati Cantina Tollo rappresenta un player importante nel comparto enologico abruzzese. Da qualche anno stanno sperimentando il progetto “vigneto avanzato”, i soci che vi aderiscono vengono remunerati non a quantità ma a ettaro, contando l’ampiezza del vigneto e il patto che si devono far guidare nella conduzione della vigna dagli agronomi della cantina. Si tratta di una sorta di zonazione integrata in questa maniera non c’è il rischio di abbandono del territorio ma il presidio aumenta. Negli occhi abbiamo ancora l’immagine di Super Mario Cipollini con la maglia di Cantina Tollo iridata. Il ciclismo da quelle parti resta lo sport ufficiale della cantina, ma non pensate di rivedere i fasti di quei tempi.

Hedòs Cerasuolo d'Abruzzo

www.cantinatollo.it

 

+info
Vi.Vite
www.vivite.it/

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