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La cultura salverà il mondo, anche quello del vino. Ne è convinta Cristina Mercuri, wine educator certificato con oltre 10 anni di esperienza nel settore del vino, uno dei nomi di punta del panorama enoico italiano. Qualche settimana fa una mail che le ha cambiato la vita, mentre era seduta su un taxi in Argentina in un viaggio a Mendoza guarda a caso legato al vino.

Era una mail in cui mi veniva comunicato che ero stata ammessa allo Stage 3 del percorso per diventare Master of Wine- racconta Cristina- Non sapevo se aprirla o no, ma ho resistito trenta secondi, tanto avrei pianto comunque, in questo caso lacrime di gioia. Al taxista che mi guardava stranito ho detto todo bien, è una bella notizia”. Cristina Mercuri è candidata a diventare la prima Master of Wine italiana donna dopo Gabriele Gorelli, un riconoscimento internazionale che apre le porte dell’universo enoico. Mesi di studio costante e sacrifici con una preparazione quasi militaresca, ora che ha raggiunto l’obiettivo, difficilissimo considerato che sono solamente in tredici persone nel mondo ad avere avuto l’accesso (tra cui altri due italiani), si può concentrare sul Wine Club che porta il suo nome.

Cristina Mercuri

L’occasione per scoprire meglio le attività del Wine Club Cristina Mercuri è una serata speciale. Elite Experience “Dom Pérignon vs Cristal“, una cena al ristorante Daniel Canzian di Milano, con degustazione alla cieca di cinque cuvée speciali di Champagne. Un blind tasting dove i commensali cercano di indovinare i più attesi della serata, un testa a testa tra il Cristal della Maison Louis Roederer e Dom Pérignon “Non bisogna avere paura di sbagliare quando si degusta alla cieca, è importante fare questi esercizi perché davvero capiamo i nostri gusti e se il valore che viene dato a certe bottiglie importanti sia giusto o solo frutto di altri fattori”. Al tavolo si chiacchiera piacevolmente, il vino è una passione che li accomuna e aiuta a farsi conoscere. Un format di serata che è solo una delle proposte di Cristina Mercuri. “Il mio è un approccio sartoriale alla formazione, se ho davanti un agricoltore che alleva delle vecchie viti mi rivolgerò in un modo diverso, se invece le persone al tavolo si vogliono divertire in una serata degustando buon vino, allora dovrò parlare con loro in maniera diversa, concentrarmi meno sui tecnicismi e lasciare spazio ad aneddoti. La serata Elite Experience è solo uno dei tanti pacchetti sartoriali che possiamo costruire, in futuro grazie all’intelligenza artificiale potrebbe essere un format scalabile”.

Beyond Bespoke Education, questo il motto del Wine Club di Cristina Mercuri, un’accademia innovativa con servizi a diversi livelli di interesse. Un approccio taylor made per formulare una formazione in base ai reali, spesso non dichiarati, bisogni del nostro interlocutore, che sia consumatore o azienda. Wine Club vuole dare un contributo concreto per migliorare la wine industry con una mission basata su formazione, informazione, e consulenza. “Oggi in Italia c’è un grande interesse verso la formazione sul mondo del vino, ma spesso le associazioni che propongono i corsi hanno ancora un approccio troppo costruito a chi deve fare il mestiere di sommelier in sala. Per questo consiglio di partire subito da corsi di avvicinamento al vino fino ai più professionali come il WSET, attualmente l’unico titolo riconosciuto a livello mondiale e con standard qualitativi controllati”.

Nel frattempo nel bicchiere si alternano i calici con degustazione alla cieca da bottiglie coperte. Cristina spiega il vino, con un linguaggio semplice e diretto fa capire le sensazioni al naso e in bocca, tra uvaggi e millesimi, Chardonnay e Pinot Nero, sboccature e lieviti. Con il suo accento toscano e uno stile raffinato, è un piacere ascoltarla mentre racconta i profumi dello champagne, aiutando i commensali a scavare nella propria memoria gustativa. “I nostri corsi e le masterclass sono fatti con un approccio e un linguaggio agile e fruibile, senza però mai scadere nel banale. Crediamo nella formazione di qualità debba avere un approccio sempre personalizzato, con un metodo unico e distintivo per fornire un’expertise di alto livello profilata in base alla domanda. Informazione, con contenuti editoriali pensati per i diversi bisogni dei lettori, con contenuti per wine lovers, wine enthusiasts e wine geeks”.

 

Tra un piatto e l’altro, con un’incursione del padrone di casa Daniel Canzian che racconta un risotto super creato oltre vent’anni fa quando collaborava al fianco del maestro Gualtiero Marchesi, si parla di tutto. Di carte dei vini, di vendita, di produzione e di distribuzione, di staff training, di social media e B2B. “Noi ci proponiamo come Wine Club di essere vicini alla industry a tutti i livelli della catena distributiva, e che il mondo del vino sia comunicato in maniera chiara, onesta, trasparente e facilmente fruibile a tutti i livelli. Siamo una società di benefit (Bcorp) che realizza i suoi valori attraverso azioni e servizi per i collaboratori e per l’ambiente, con una visione olistica in un ecosistema complesso, connesso e variegato. Per migliorare realmente la industry, Wine Club ha deciso che donerà ogni anno parte dei suoi profitti a fondazioni ed enti no profit, quali Istituti di ricerca agraria ed enologica, Scuole e Istituti alberghieri per la formazione in enologia, Associazioni e Fondazioni per la protezione delle donne vittime di violenza”.

Ogni tanto ritorna anche fuori il suo passato da avvocato, che ha deciso di mollare nel 2015 e di dedicare la sua carriera nel settore della didattica del vino. “Non mi divertivo più a fare l’avvocato, ora sto realizzando il mio sogno, anche se a volte non mancano le difficoltà. Questo è ancora un mondo molto maschilista, prima mi consideravano solo la bionda carina, oggi invece vedo che mi prendono più sul serio, ma non mancano ancora approcci diretti soprattutto sui social, allora mi viene in aiuto il mio background legale con delle risposte a richieste un po’ troppo piccate”. La serata volge al termine, per la cronaca la maggior parte dei presenti ha beccato alla cieca lo stile del Cristal 2005, mentre solo uno il Vintage 2004 Dom Pèrignon.

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