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“Se me lo avessero detto tre anni fa, non ci avrei mai creduto”. A Londra, dove vive da anni, Giuseppe Gallo è come tutti confinato tra le pareti di casa con la famiglia, per combattere la pandemia di COVID-19. Il caos internazionale non ha però impedito il concludersi di una trattativa destinata a fare eco: Gallo si è infatti affiancato a Pernod Riccard, leader mondiale della distribuzione, come partner nella società del suo Italicus.

ESPERIENZA – Una notizia che ha fatto alzare qualche sopracciglio, per Gallo che da solo era riuscito ad arrivare a vette non certo facili. “Era nei piani. Avevo previsto una mossa del genere per il quinto o settimo anno di vita dell’azienda. Secondo la mia esperienza ventennale nell’industria, sapevo che un brand indipendente può crescere fino a un certo punto, poi è necessario affidarsi ai distributori, altrimenti è impossibile fare un ulteriore salto di qualità. Ci siamo arrivati prima dopo appena tre anni, è questa l’anomalia, ma in positivo. Sederci da soli al tavolo con i più grandi grossisti USA, che fatturano 20 miliardi di dollari, ci rende automaticamente deboli, non abbiamo priorità. Avere al nostro fianco un colosso come Pernod Ricard ci permette un’attenzione diversa”.

CHI LO AVREBBE DETTO – Avere una spalla così forte, per quanto necessario, non è propriamente cosa da tutti i pomeriggi. Ma Italicus lo merita e ne va fiero, anche alla luce di un percorso strepitoso che lo ha visto trionfare ovunque: “Nell’ultimo anno mi sono più volte trovato a sorprendermi. Non avrei creduto in un successo così netto e travolgente. Italicus è diventato un fenomeno nel suo piccolo, un brand indipendente arrivato su 31 mercati in giro per il mondo. Abbiamo vinto qualsiasi tipo di competizione, siamo l’unico brand al mondo che nel primo anno di vita ha vinto il titolo come “Miglior Prodotto Innovazione” di Bargiornale, “Miglior Prodotto Europa” al BarConvent di Berlino e “Miglior Nuovo Prodotto” al Tales of the Cocktail. Già allora si capì che avremmo fatto strada, ma era difficile immaginare saremmo arrivati fin qui”.

OBIETTIVO USA – Adesso c’è da fare un enorme, quanto cruciale salto di qualità, per arrampicarsi nell’Olimpo e accomodarsi. In soldoni, c’è da affermarsi oltreoceano. “Il nostro fatturato lo scorso anno ha sfiorato i 3 milioni. Abbiamo chiuso appena sotto le 200mila bottiglie vendute; con il sostegno di Pernod Ricard puntiamo ai tre milioni di bottiglie entro i prossimi cinque anni. È un obiettivo impegnativo ma alla portata, per il quale serve necessariamente una forte presenza negli Stati Uniti: abbiamo in piedi una strategia che ci porterà ad avere in USA il 50% del nostro business totale. È tutto già discusso, un piano che copre i prossimi 5-7 anni. Inutile dire che al momento è tutto in stand-by per l’emergenza COVID-19”.

 

ALLARME COVID – Emergenza destinata a impattare con fragore il settore dell’ospitalità, specialmente nel mondo anglosassone: “Sarà un anno rallentato, subiremo tutti le conseguenze, chi più chi meno: dai produttori, ai rivenditori, agli osti. Credo si tornerà alla normalità per settembre, spero sinceramente in un rallentamento nelle prossime dieci settimane; già oggi si cominciano a vedere i primi pesanti effetti sull’industria. Chi lavora nell’hospitality, almeno qui nel Regno Unito, viene pagato a ore: è una tragedia, non poter lavorare vuol dire non poter pagare l’affitto né permettersi le cure. È una situazione ben più grave del Proibizonismo, come invece sento dire da chi bazzica il nostro settore. Non dovremo farci prendere dalla fretta, ci vorrà tempo. Credo bisogna essere realistici e non negativi, supportandoci a vicenda invece di fare sciacallaggio. E speriamo i governi aiutino tutti con facilitazioni, rateizzazioni e interventi mirati”.

MAMMA ITALIA – Gallo, che da una vita ormai vive fuori dai confini italiani, ha una prospettiva nuova e più fresca del suo Belpaese, ed è questa la chiave che ha portato Italicus sulle bottigliere di mezzo pianeta: “Sono vent’anni che vivo all’estero. La vera Italia si apprezza ancora di più quando non si ha tutti i giorni. Italicus vuol dire italiano in latino, il nostro obiettivo era una comunicazione che parlasse di Italia moderna, giovane, bella, che vince. Quando si parla di territorio molto spesso si parla di nicchia, una determinata regione quando non addirittura una determinata provincia: noi ne abbiamo voluto fare un discorso totale”.

PEZZO DI CUORE – A tutti gli effetti, un prodotto dell’anima, da cui Giuseppe non si separerebbe mai. Pernod Ricard lo ha intuito, accettando di essere co-protagonista e non invadendo una sfera personale complessa e fondamentale. “Io resto Amministratore Delegato e Presidente del Consiglio di Amministrazione. Sono contento soprattutto perché Pernod ha dimostrato di comprendere il valore totale di Italicus. Mi era capitato in passato di ricevere proposte che implicassero la cessione completa o progetti che mi lasciassero più ai margini. Pernod ha invece capito che Italicus è un emotional brand, che oltre alla qualità altissima del prodotto ha anche una storia da raccontare. Una storia legata alla mia figura, sarebbe impossibile scindere il mio nome da quello della bottiglia: sul tappo è riprodotta la mia seconda bambina, è parte di me”. I figli, d’altronde, sono pezzi di cuore.

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