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Nel 2013 l’Italia ha prodotto 429 milioni di bottiglie con giacenze ridotte al minimo da anni. La prima stima dei consumi mondiali indica in 285-295 milioni di bottiglie di provenienza italiana stappate nel 2013. Meno dell’1% il metodo tradizionale principalmente Trento doc e Franciacorta, oltre il 99% gli spumanti ottenuti con il metodo italiano (ex Charmat) divisi in tre brand Asti docg (21,7%), Prosecco Dop (docg+doc) per il 62%, altri Spumanti generici per il 15,3%. I dati di consumo per macro-aree geografiche forniscono un quadro di sviluppo e di prospettiva futura: l’Europa si conferma leader dei consumi di bollicine italiane con 170-175 milioni di tappi volati fra consumi domestici e fuori-casa, l’Asia fra l’oceano Pacifico e quello Indiano ha stappato 56 milioni di bottiglie, 45 milioni in nord-centro America, 20 milioni in sud-America e circa 10 milioni il continente sud-mediterraneo e medio Oriente. Dal punto di vista dei valori, l’export franco cantina vale € 820 mni. Da un prezzo medio/dogana di € 3,42/bott ad un costo al consumo di €8,08/bott pari a un giro d’affari di € 2,4 mld.

In dettaglio: in Europa, con volumi stabili di bollicine made in Italy, il valore cresce del 4%. Performance eccezionali in UK e nord Europa, crescite più contenute ma utili in Austria, Polonia, Benelux; meno bene in Germania (forte calo dei volumi e leggera crescita valori), Francia, Spagna. In Asia, il Giappone ci aveva abituato a una buona ripresa nel 2012 che si è bloccata, idem i paesi sull’Oceano Indiano, mentre Cina, Russia, Indocina e Corea proseguono la crescita, meglio per il giro d’affari, fra il 4 e il 16%, molto variabile da Paese e Paese. Oltre Oceano, gli Usa sono il primo mercato per le bollicine italiane, meglio il Messico che il Canada, Cile e Brasile crescono ancora a ritmo sostenuto, soprattutto nei valori, fra il 9 e il 18%, cali in Venezuela e Uruguay.

 Il consumo nazionale interno regredisce per il terzo anno consecutivo portandosi ad un numero di bottiglie stappate nell’arco dell’anno di 146 milioni di cui 5,6 milioni straniere (Champagne, Cava, Altri), 20 mil di metodo tradizionale e 120 di metodo italiano. Una perdita significativa di consumi si registra per lo Champagne (-16%), per il metodo tradizionale italiano (-9%) e per gli spumanti generici (-7%), non di vitigni aromatici. Il calo generale dei consumi è del 3,7% (4,9% nell’horeca), mentre i valori al consumo segnano un +1,1% per GDA. Il successo all’estero è dovuto a diversificazione dei consumi, ricerca novità, comunicazione interattiva, presenza etichetta al consumo domestico, oltre al brand Italia, prezzo, valore aggiunto, abbinamenti e modernità di gusto Rinuncia al superfluo, meno occasioni di consumo fuori casa, ritorno alle ritualità e stagionalità dei consumi, ricerca prezzo basso sono, invece, le come cause principali del calo consumi interni, con motivazioni aggiuntive relative a infedeltà, discontinuità, esternalità, salubrità (che già si erano registrate nel 2011 e 2012)

 A cura di Giampietro Comolli Economista Distretti Produttivi Wine&Food – Fondatore Presidente O.V.S.E. – C.E.V.E.S. ®©

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 Authory&Sources&Parties: Insee, Oemv, Justdrinks, Winesas, Allt-Om-Vin, Inao, Uniao, WSA, Aawe, Vinoespumoso.es, Schaumwine, Pezsgo, FranceAgrimer, Echos, Istat, Ice, Eurostat, AcNielsen, DataBank, Iwsr/GDR, UbiFrance, Vinsphère, BullesMonde, RaboBank, Uffici Dogane, ShankeDN, Oeno, Snooth, Crunchbase, Vintank, Tns Hofmeyr-UK, Dwi-DE

 

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